A questo incontro del 12 aprile, però, è seguito nella stessa mattinata un altro, tra la stessa Task Force regionale e i rappresentanti dello Slai cobas. In questo incontro lo Slai cobas e i lavoratori presenti - che si stanno mobilitando in questi giorni con l'RSA Slai cobas, pur se alcuni iscritti ad altri sindacati - hanno mostrato come in realtà se si va unicamente dietro alla proposta tutta futuribile della Fillea "saremo tutti morti". A settembre scade la cassintegrazione e forse (ma l'azienda deve essere d'accordo e tuttora si è riservata di riflettere) vi potrebbe essere, sulla base della nuova legge di bilancio, una Cig di altri 12 mesi per "patto di transizione occupazionale".
Ma sicuramente, anche considerando questa proroga, non vi può essere alcuna assicurazione per i lavoratori rimasti sul fronte dell'occupazione, dato che - ammesso e non concesso - per una riconversione della ex Cementir in impianto di produzione di idrogeno ci vorranno anni e anni e ora siamo veramente a mere ipotesi. E lo stesso presidente della Task force nell'incontro con lo Slai cobas ha detto che la proposta è complicata, va studiata... e che ora la prima priorità è mettere in sicurezza i lavoratori.
(pensiamo solo che la Morselli per la riconversione ad idrogeno di un altoforno di Acciaierie d'Italia ha parlato di 10 anni...!)
Nello stesso tempo la delegazione Slai cobas ha evidenziato che comunque la proposta della Fillea non è scaturita da un confronto con i lavoratori, non è stata mai rappresentata ai lavoratori. Questo metodo non è accettabile.
Per questo sono necessari ora dei piani concreti per salvaguardare occupazion e reddito:
Prima di tutto occorre mettere in sicurezza i lavoratori tramite una proroga della cassa integrazione; secondo, servono progetti concreti a attuabili che consentano una effettiva rioccupazione, e, come è stato già detto in altri incontri, questi devono essere individuabili nella bonifica del sito; a questi piani di bonifica (necessari anche per la città) vanno legati corsi formazione dei lavoratori, altrimenti sono soldi e tempo persi, a cui i lavoratori non ci stanno.
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"Ex Cementir, il futuro sarà all’idrogeno?
Task force regionale e azienda appoggiano proposta della Fillea CGIL Taranto
Corriere di Taranto Gianmario Leone pubblicato il 13 Aprile 2022
L’obiettivo è ancora lontano, lo studio ancora nella fase embrionale: ma la proposta lanciata a metà marzo dalla Fillea Cgil di Taranto e dal suo segretario Francesco Bardinella, quella di riconvertire l’ex Cementir di Taranto (oggi denominata Cemitaly) in un impianto di produzione di idrogeno verde, inizia ad ottenere sempre più consenso.
L’argomento sull’annosa vertenza riguardante il cementificio tarantino, che seguiamo nell’indifferenza generale sin dal suo principio nel 2013, è stata ieri al centro di una riunione della task force regionale per l’occupazione. Alla quale hanno partecipato anche l’azienda proprietaria del sito, la Italcementi e i sindacati di categoria FILCA Cisl, FILLEA Cgil e FENEAL Uil.
L’idea della Fillea Cgil è quella di di candidare il sito ex Cementir di Taranto al bando per la riqualificazione aree industriali dismesse per la produzione di idrogeno verde. Il bando è nazionale, l’ha promosso il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, rientra nel PNRR e l’adesione al bando dovrà essere portata avanti dalla Regione Puglia, che proprio nelle scorse settimane si è candidata come territorio per ospitare la localizzazione del “Centro Nazionale di Alta Tecnologia per l’Idrogeno” (Hydrogen Valley), come previsto dal Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR). Indicando Taranto tra le province che potranno ospitare impianti per la produzione di idrogeno.
L’azienda Italcementi (società italiana che dal 2016 è stata acquisita dai tedeschi HeidelbergCement Group e che nel gennaio del 2018 acquisì il cementificio dalla Cementir del gruppo Caltagirone), che nel giugno dello scorso anno comunicò di aver collocato sul mercato il sito tarantino per una sua vendita e che nel luglio scorso avviò la procedura di licenziamento collettivo, quest’oggi ha manifestato la sua disponibilità a collaborare a questa iniziativa se ci sarà il sostegno della Regione Puglia. Lo farebbe mettendo a disposizione il sito (o affittandolo o cedendolo ad una nuova società o magari attraverso una compartecipazione minoritaria) visto che nella sua mission non rientra la produzione di idrogeno e quindi l’investimento verrebbe effettuato attraverso i fondi del PNRR (con l’integrazione di altri fondi pubblici qualora ce ne fosse bisogno).
Il presidente della task force regionale per l’occupazione, Leo Caroli, ha accolto positivamente la posizione aziendale e la proposta del sindacato Fillea, e si è impegnato ad approfondire la questione a vari livelli istituzionali: con il presidente Michele Emiliano, l’assessore allo Sviluppo economico, Alessandro Delli Noci, ma anche attraverso il ministero per la Transizione Ecologica (MiTE). Senza dimenticare che nei giorni scorsi è stata presentata una mozione, firmata da sei consiglieri regionali del Pd, per discutere della proposta del sindacato tarantino in Consiglio regionale.
Il prossimo incontro tra le parti si terrà a fine maggio, per capire la reale fattibilità del progetto. Anche perché, è bene ricordarlo, a settembre scadranno i 12 mesi di cassa integrazione straordinaria che riguardano gli ultimi 45 lavoratori rimasti (all’inizio della vertenza erano oltre 70, negli ultimi mesi in 3 hanno optato per il trasferimento nei siti Italcementi del nord, altri invece si sono licenziati provando altre strade, senza dimenticare la possibilità per i lavoratori di accettare l’incentivo all’esodo che però potrebbe venir meno qualora dovesse andare in porto il nuovo progetto). Quella che scade a settembre sarà l’ultima tornata possibile di interventi di sostegno al reddito per i lavoratori della ex Cementir: dal prossimo settembre si ritroveranno senza lavoro e senza reddito. Andando a rimpolpare un bacino di crisi dell’area indistruale di Taranto, che da anni vede protagonisti loro malgrado, diverse centinaia di lavoratori del capoluogo e della provincia, a causa di vertenze infinite e a tutt’oggi irrisolte..."
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