domenica 3 aprile 2022

Trattativa Acciaierie d'Italia - un articolo informativo utile di Gianmario Leone - La posizione dello Slai cobas espressa in un volantinaggio ben accolto giovedi 31 marzo

La trattativa a Roma registra il mancato accordo – ma nessuna iniziativa di lotta viene promossa dai sindacati ‘maggioritari’ in fabbrica (UILM/USB/FIOM/FIM).

In queste condizioni questa cassintegrazione straordinaria, che è anticamera di esuberi e licenziamenti, non si può accettare e nessun accordo si può firmare.

Da Gianmario Leone - Corriere di Taranto

Dal verbale di mancato accordo al termine della riunione dello scorso lunedì, si comprendono ancora meglio quali siano le motivazioni che ancora oggi tengono lontani Acciaierie d’Italia e le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici.

Sono attualmente circa 1.700-1.800 i dipendenti di Acciaierie d’Italia, ex Ilva, che sono attualmente in cassa integrazione straordinaria. La nuova cassa è cominciata lunedì scorso, dopo che sabato 26 marzo si era esaurita quella con causale Covid.

(LA POSIZIONE AZIENDALE) - “L’unità produttiva di Taranto, a far data dal 2012, è stata interessata da una complessa vicenda amministrativa, legislativa e giudiziaria che ha determinato l’obbligo di adeguamento degli impianti – con investimenti soprattutto in tema ambientale – alle migliori tecniche disponibili (MTD o B.A.T. – Best Available Techniques), in ossequio alla vigente normativa comunitaria, nazionale e regionale, così come peraltro previsto dai provvedimenti normativi intervenuti nel corso degli anni. In tale contesto, a seguito del contratto di affitto d’azienda intervenuto con ILVA in A.S., proprietaria del sito ionico e delle ulteriori unità produttive oggetto della comunicazione, le Società che hanno nel tempo esercito lo stabilimento, hanno avviato il piano di adeguamento alle prescrizioni AIA. Dal mese di marzo 2015 è cessata l’attività dell’altoforno n. 5, impianto che rappresenta circa il 40% della capacità produttiva dello stabilimento di Taranto. Ciò ha comportato una sensibile riduzione di produzione della ghisa, solo in parte compensata dalla marcia dei restanti altoforni 1, 2 e 4, comunque già soggetti a fermate per le necessarie manutenzioni e/o revamping, anche su ordine del Tribunale di Taranto. Acciaierie d’Italia Spa intende riavviare l’altoforno 5, per incrementare la produzione degli impianti che insistono nell’area c.d. a caldo e, al contempo, promuovere investimenti volti a ridisegnare in chiave di futura sostenibilità ambientale, produttiva e finanziaria il complesso delle unità produttive esercite. Pertanto, Acciaierie d’Italia Spa, con particolare riferimento al sito di Taranto, è impegnata nella ricostruzione e nell’avvio dell’altoforno 5 con l’adozione delle migliori tecnologie ad oggi disponibili ed intende operare per la predisposizione all’avvio anche di impianti utili a consentire l’utilizzo di tecnologie complementari al ciclo integrale, quali quelle rappresentate da forni elettrici“.

Nelle more del completamento della riorganizzazione in atto, l’andamento produttivo del sito jonico si ripercuoterà in maniera determinante anche sui siti a valle dello stabilimento, anch’essi destinati ad essere oggetto di investimenti impiantistici. Lo stato di attuazione degli investimenti in essere e programmati incide sulla produzione dello stabilimento di Taranto e sulle lavorazioni e commercializzazione a valle, oltreché direttamente sulla produzione delle singole unità interessate. Le attività di completamento degli investimenti ed i vincoli connessi alla realizzazione del Piano ambientale condizionano i livelli produttivi, che si attesteranno e permarranno nel periodo di costruzione e messa in esercizio dei nuovi impianti e della ristrutturazione di quelli in essere, su volumi di circa 6.000.000 di tonnellate, non sufficienti a garantire l’equilibrio e la sostenibilità finanziaria degli oneri derivanti dall’attuale struttura dei costi. Tale assetto produttivo ed organizzativo determina un significativo squilibrio dei fattori produttivi, per evitare il quale e ricorrendo le condizioni di legge, l’Azienda si è determinata ad avviare l’esame congiunto per il ricorso alla CIGS per riorganizzazione ai sensi dell’articolo 21, comma 1, lett. a) del d.lgs. n. 148/2015 per le unità produttive di Milano, Taranto, Racconigi,  Legnaro, Novi Ligure, Marghera, Genova e Paderno Dugnano. Il ricorso al contratto di solidarietà (previsto dall’articolo 21 del d.lgs. n. 148/2015) si presenta come non utilmente praticabile, sia per l’assenza del presupposto dell’intesa con le OO.SS. circa l’ipotizzabilità di esuberi strutturali, sia per la sussistenza di un limite medio di riduzione complessiva dell’orario di lavoro (80%) nell’arco temporale di efficacia del contratto, nonché di percentuale di riduzione massima dell’orario di lavoro per singolo lavoratore (90%) che non appaiono compatibili con l’assetto di marcia dello stabilimento di Taranto e delle restanti unità produttive in rapporto all’organico aziendale ed all’andamento produttivo atteso. La procedura costituisce pertanto, nelle intenzioni dell’Azienda, uno strumento di sostegno al programma di riorganizzazione, essenziale in chiave competitiva per la permanenza sul mercato della compagine sociale. In generale, infatti, la siderurgia è settore d’impresa che necessita, anche per l’ordinaria gestione, di ingenti investimenti per l’acquisizione delle materie prime, la logistica e la manutenzione degli impianti. A tanto deve aggiungersi, nello specifico, la necessità di una gestione degli asset industriali funzionale non solo a garantire un sostenibile equilibrio, ma anche a rispettare le cogenti ed onerose prescrizioni necessarie all’ambientalizzazione ed alle modifiche del processo produttivo. Il programma di riorganizzazione avviato dalla Società necessita di intervento fino al 2024/2025 in tutte le unità produttive. Tuttavia, la richiesta oggetto del presente confronto riguarda il periodo 28.3.2022 – 27.3.2023“.

(LA POSIZIONE DEI SINDACATI) - A fronte di quanto rappresentato dai rappresentanti di Acciaierie d’Italia Spa, le organizzazioni sindacali hanno, di contro, illustrato le ragioni per cui non ritengono di poter condividere la richiesta di CIGS per riorganizzazione aziendale presentata dalla società. In primo luogo, contestano quanto prospettato dall’azienda nella nota del 1° marzo 2022, in merito al completamento della riorganizzazione aziendale che viene previsto presumibilmente nell’anno 2025, con il raggiungimento di volumi produttivi pari a circa 8.000.000 di tonnellate per anno e in grado di consentire il totale impiego delle risorse umane. Ciò, ad avviso dei rappresentanti sindacali, priva di fatto lo strumento della CIGS del suo naturale carattere transitorio, legandolo invece ad una prospettiva di “piano industriale” che non può essere oggetto di discussione in questa sede. Peraltro, ad avviso delle OO.SS., tale prospettiva contrasta con gli impegni di tutela occupazionale sanciti nell’accordo sottoscritto da tutte le Parti in sede governativa nel settembre del 2018.

Inoltre, le OO.SS. hanno evidenziato l’importanza che il personale coinvolto dalle sospensioni non sia considerato un esubero strutturale dalla società ma, al contrario, sia interamente riassorbito in azienda al termine del periodo di cassa integrazione. Riguardo al totale dei lavoratori potenzialmente interessati dalla CIGS, le OO.SS. hanno contestato il numero massimo richiesto da Acciaierie d’Italia Spa di complessivi 3.000 dipendenti, ritenendolo di molto superiore alle reali necessità di riduzione.

In particolare, per quanto attiene al sito produttivo di Taranto, è stato anche evidenziato l’eccessivo numero di lavoratori che si prevede di sospendere nella cd. “area a caldo” (Area Fusione). Infine, le OO.SS. hanno sostenuto l’importanza che le sospensioni siano attuate secondo il più ampio criterio della rotazione, sulla base della fungibilità delle mansioni svolte presso i singoli reparti interessati.

(LA POSIZIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO) - I rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nel prendere atto delle posizioni espresse dai rappresentanti della Società e dalle OO.SS. nel corso del confronto, hanno precisato che l’obiettivo del Ministero è di aiutare le Parti a raggiungere un accordo che sia quanto più possibile vantaggioso e sostenibile per azienda e lavoratori, pur nella consapevolezza della complessità e delle difficoltà dell’attuale contesto. Ciò, ad avviso dei rappresentanti del Ministero, è ancora più importante per Acciaierie d’Italia Spa, la cui dimensione e rilevanza strategica a livello nazionale richiederebbe di ristabilire un più efficace modello di relazioni sindacali e di confronto costruttivo tra le Parti, in grado di accompagnare efficacemente il profondo processo di ristrutturazione e riconversione che interessa l’Azienda.

In tal senso, il Ministero durante la trattativa ha preso atto della disponibilità dei vertici aziendali – in caso di accordo – a ridurre a 2.750 il numero complessivo massimo dei lavoratori interessati dalla richiesta di CIGS, ferme restando le ragioni e la tempistica del processo complessivo di riorganizzazione indicate nella comunicazione del 1° marzo 2022. In ogni caso tali esuberi non sono considerati strutturali, ma transitoriamente gestiti con gli ammortizzatori sociali previsti a legislazione vigente. Al personale interessato dalle sospensioni sarebbe, inoltre, riconosciuta la maturazione dei ratei della 13^ mensilità. Infine, verrebbero garantite modalità di informazione periodica alle OO.SS. sull’andamento della cassa integrazione e incontri periodici di monitoraggio al Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

All’esito di un ampio e articolato confronto tra le parti sui temi sopra esposti e nonostante la mediazione del Ministero del lavoro, volta a consentire ai presenti di approfondire in modo esauriente tutte le questioni sollevate nel corso dell’esame congiunto, si è dovuto prendete atto che non è stato possibile raggiungere alcuna intesa sull’attivazione della CIGS per riorganizzazione aziendale richiesta da Acciaierie d’Italia Spa con la comunicazione del 1° marzo 2022 Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, preso atto dell’impossibilità di addivenire ad un’intesa tra le Parti, dichiara concluso, con mancato accordo, l’esame congiunto di cui all’articolo 24 del d.lgs. n. 148/2015.

Volantino Slai cobas sc

 

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