Tutta l'estate è stata caratterizzata da un vivace dibattito e scontro sul progetto 'Tempa rossa' che in sostanza consiste nell'adeguamento delle strutture della Raffineria ENI di Taranto per lo stoccaggio e la movimentazione del greggio, proveniente dal giacimento lucano, denominato appunto 'Tempa rossa'.
Le questioni principali che in questo momento solleviamo sono di due ordini: il problema dell'impatto ambientale e il problema della democrazia sul territorio.
Sull'impatto ambientale, Taranto è una città che effettivamente non può permettersi di aumentare i carichi inquinanti neanche di un grammo; ha già davanti a sè il problema importante e decisivo per il suo futuro di riuscire ad ambientalizzare l'Ilva per permettere la continuità produttiva di una fabbrica che non uccida nè i suoi operai nè le masse popolari tarantine, in particolare quelle dei quartieri inquinati; il secondo problema che ha la città è quello del gigantesco piano di bonifica del territorio.
Noi pensiamo che questi siano i problemi principali della città e vogliamo l'unità di operai e masse popolari per imporre con la lotta la difesa del lavoro e della salute e sicurezza.
Noi riteniamo che oltre all'Ilva, l'Eni, la Cementir, per quanto riguarda le industrie, la Marina Militare abbiano prodotto e continuano a produrre altrettanti danni alla città. Per cui siamo perchè la lotta operaia e proletaria si allarghi anche a tutte queste realtà, con gli stessi obiettivi per quanto riguarda le industrie, con, invece, un radicale cambiamento per quanto riguarda la Marina.
In questo quadro il progetto 'Tempa rossa' non è accettabile, così come è presentato. Esso vuole sviluppare la città nel senso attuale, senza mettere in discussione non tanto l'industria quanto il primato del profitto sulla vita degli operai e delle masse popolari.
La posizione attuale della Confindustria su questo e l'agitazione della Confindustria nel raccogliere gli operai al suo seguito e contrapporla al movimento necessario di lotta per il lavoro e la salute, è sbagliata e va contrastata.
Ma il dibattito su tutto questo è avvelenato dalla questione della democrazia e dei diritti violati della città, che proprio il progetto 'Tempa rossa' mette ancora una volta drammaticamente alla luce.
Il primo Ok al progetto 'Tempa rossa' porta la firma esemplare della Prestigiacomo e di Galan, due ministri corrotti, sotto inchiesta e uno dei quali arrestato proprio perchè al servizio delle lobby industriali, affaristiche il cui raggio si è esteso in tutto il territorio nazionale; la Prestigiacomo è anche dentro l'inchiesta "ambiente svenduto". Quindi, il "via libera" deciso da questi ministri deve essere revocato e annullato.
A questo si è aggiunta tutta l'azione dei governi seguenti che è andata nella stessa direzione e anche qui viene sollevato la definizione di "opera strategica" che è lo strumento che i governi e i padroni hanno scelto per imporre comunque i loro progetti finalizzati a speculazione e profitto. Quando questi governi parlano di "interesse strategico" non vanno creduti per principio perchè fanno coincidere l'"interesse strategico" con quello dei padroni. Questa è una seconda ragione per respingere 'Tempa rossa'.
Con la parola "strategica" gli operai, lavoratori, le masse popolari di Taranto vengono cancellati come soggetti che devono decidere su ciò che accade nel loro territorio, vengono espropriati sulla possibilità di discutere e far sentire la loro voce.
Nel caso concreto, per di più lo stesso consiglio comunale, sia pur in maniera confusa e ipocrita, come tutto quello che fa la giunta Stefano su questi temi, ha detto al momento il suo NO al progetto. Quindi, non esiste che il governo, i padroni e l'Eni affermano di farlo comunque e fanno andare avanti il progetto come se niente fosse.
Per questo lo slai cobas dice NO all'attuale progetto 'Tempa rossa' e lo considera parte della battaglia generale che dobbiamo fare.
Certo chi grida assassini non contro i padroni ma contro gli operai è gentaglia imbecille, piccolo borghese o sottoproletaria, che dice che nociva è l'industria e non il capitale, che ci vuole portare a tempi immaginari di una Taranto che non è mai stata come dicono loro se non nelle fotografia delle mostre d'epoca.
Comunque siano le sigle e le forme con cui questi discorsi vengono sostenuti, vanno combattuti nelle fabbriche e in città, perchè il movimento operaio e popolare deve unirsi e vincere questa battaglia, liberandosi degli agenti dei padroni.
Nessun commento:
Posta un commento