Il corteo organizzato dalla Confindustria è per difendere gli interessi delle aziende.
I padroni vogliono per questo anche usare i lavoratori - "il capitale umano", come li chiama il presidente della Confindustria - per salvarsi dalla crisi di Taranto.
Ma questi padroni sono gli stessi che anche quando non c'erano i problemi di oggi di riduzione dell'attività lavorativa e di liquidità, per tagliare i costi del lavoro e i salari degli operai, mandavano comunque in cassintegrazione, in mobilità i lavoratori; questi sono gli stessi che scaricano gli appalti al massimo ribasso tagliando ore, salari, diritti dei lavoratori; sono gli stessi che tagliano i "costi superflui" della sicurezza sui posti di lavoro.
Sono gli stessi che pur di avere i lavori e mantenerli senza intaccare i loro utili, se ne fregano di tutelare la salute e l'ambiente (vedi le ditte appalto ilva che su sicurezza e salute sono corresponsabili con la stessa Ilva).
Su questo oggi non bastano le promesse di rispetto dell'ambiente e della sicurezza; questo lo avrebbero dovuto già fare e dovrebbero attuare oggi piani ambientali e di difesa della sicurezza lì dove operano; altrimenti perchè dovrebbero essere credibili?
Oggi chiamano gli operai a lottare al loro fianco, a mettersi le magliette con la scritta "No alla città dei no" (che inevitabilmente ricorda la manifestazione aziendalista organizzata da Riva con striscioni e kit portati dagli operai ma fatti in azienda), dicendo che la difesa delle aziende è garanzia del lavoro degli operai; ma sono gli stessi che sempre per difendere le loro aziende fanno accordi con i loro servi cgil, cisl, uil per ridurre i posti di lavoro e aumentare la produttività di chi resta.
Confindustria denuncia l'assenza, l'ignavia, il fallimento delle Istituzioni locali, ma è pronta a prendere carta e penna in solidarietà con il Comune (come è successo il giorno dopo il 22 maggio) appena i disoccupati che lottano per il lavoro occupano il consiglio comunale per rivendicare assunzioni nella raccolta differenziata, nelle bonifiche, clausola sociale negli appalti pubblici.
I padroni chiamano i lavoratori a sostenerli ma non assumono alcun impegno nei loro confronti nella difesa dei posti di lavoro, nel pagamento degli stipendi, nel dire basta con licenziamenti, cassintegrazione; così come nel programma della Confindustria non c'è l'impegno per una clausola sociale negli appalti per assumere disoccupati di Taranto, nei lavori di bonifica e risanamento dei quartieri.
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