La fase attuale di conflittualità con il governo e la
nuova proprietà ha fatto entrare l’Ilva in un contesto
nazionale, anche nei mass media. Sull’Ilva il governo sta mettendo
in scena un film grottesco, con Calenda che ultimamente sta facendo
la parte del bambino offeso…
Purtroppo, oltre
la buona iniziativa del 9 ottobre, a
livello di mobilitazione operaia non c’è stato molto. Perciò il
nostro lavoro, come Slai cobas per il sindacato di classe, è essenzialmente di lotta di linea per affermare che
l’unica via per difendere gli operai e la città, lavoro e salute,
è quella che indichiamo noi.
Quello che tanti stanno scoprendo ora, noi lo avevo previsto
da tempo, sia sul fronte sindacale, sia della difesa di classe complessiva. In
questi mesi abbiamo portato all'Ilva non solo volantini di agitazione, per
lanciare proposte, ma in una situazione che non permetteva una
ripresa di lotta, abbiamo fatto più spesso volantini di
approfondimento della situazione,
quasi documenti. È stata la forma
giusta, perché quello sui cui ci stiamo battendo è l’aggregazione
di un gruppo coeso di operai che ci segua, si disciplini sulla linea e le indicazioni. Nella grande
realtà dell’Ilva questo farebbe cambiare la situazione. I nostri
discorsi, comunque camminano in alcuni settori di operai. C’è un
gruppo di operai che ci segue costantemente, chiede indicazioni, ma il
salto ad essere riconosciuti in fabbrica come nucleo ancora non c’è. Stiamo
avendo importanti vittorie tattiche, Le nostre parole d'ordini che vengono riprese, la linea precisa che si sta
delineando per il processo, ma ancora non c’è quella rottura verticale tra gli operai che faccia
emergere lo slai cobas sc.
Nello stesso tempo i fatti spingono a considerare la
vertenza non solo sindacale ma un fatto politico, e questo permette una maggior comprensione, apertura ad un'analisi classe e di denuncia politica
marxista come fatto normale, non come sovrapposizione.
Abbiamo
anche detto che se il ricorso del sindaco deve essere ritirato,
questo deve essere deciso da un'assemblea popolare. Per questo
abbiamo scritto una lettera aperta al sindaco, radicalizzando
l’attacco contro i confederali che premono per il ritiro del
ricorso.
Altra
questione è il problema dell’unità operai/cittadini dei quartieri
inquinati. Qui stiamo insistendo sul ruolo che gli operai devono
giocare in questa unità, facendosene protagonisti. È una parola
d’ordine che ancora non ha gambe ma che è necessaria, Nei mesi
scorsi abbiamo assistito a incursioni di cittadini, associazioni,
tifosi alla fabbrica. Cosa negativa perché si è portato ai cancelli
il ricatto morale verso gli operai.
Noi abbiamo partecipato, intervenuti ad assemblee di quartiere.
A fronte della legittima rabbia degli abitanti dei Tamburi che
pretendevano azioni subito, la risposta del cartello di associazioni
è stato: facciamo un convegno nella primavera 2018...
Riprenderemo ad intervenire nei quartieri per distinguere
chi vuole organizzare la lotta e chi organizza convegni con gli
esperti.
Sul processo Ilva, abbiano tenuto due assemblee. Soprattutto nella seconda hanno partecipato tutte le parti necessarie. Operai Ilva, familiari di operai assassinati, altri lavoratori parti civili, avvocati, rappresentanti delle associazioni ambientaliste più importanti. È stata un’assemblea seria, non per fare parole, ma per dare voce e unire tutti. Da questa assemblea è scaturita un’altra iniziativa di presenza al processo, non di protesta, ma con conferenza stampa, con la partecipazione soprattutto di operai Ilva; nel nuovo anno ce ne saranno altre.
La
situazione è, quindi, importante e interessante, le nostre
indicazioni si confermano le uniche giuste che possono cambiare la
situazione.
Dall’altra parte c’è l’Usb, che, a voler essere
generosi, non è seria. Da una parte hanno firmato e condiviso tutto
quello che hanno fatto i confederali, poi si sono messi a convocare
scioperi di bandiera, insultando gli operai che non li seguivano, poi
ancora, dato che gli operai “non meritano fiducia”, chiamano a
sostenere Emiliano. Anche operai loro iscritti vedono che non seri, e
ci ripetono: ah. se ci foste voi…!
Noi rispondiamo: noi abbiano già detto tutto, ora tocca a voi. Ma ovviamente
per noi non è una situazione statica, ma dinamica, in
evoluzione.
La
nostra parola d’ordine principale in questa battaglia Ilva è: "No agli esuberi" e su questo
li prendiamo in castagna tutti. Ma insistiamo anche sul fatto che gli
operai devono chiedere subito la copertura dei parchi, per spuntare
le armi delle associazioni ambientaliste contro gli operai. La loro
operazione è fallita, quelli che attaccavano gli operai sono spariti
e con alcune associazioni c’è la convergenza che i parchi vanno
coperti subito.
Insistiamo
che esuberi, parchi minerali e bonifiche sono la stessa questione. E
su questo si deve spuntare; lo stesso governo ha fatto più volte marcia
indietro.
Abbiamo
dei nemici interni: una parte di sindacati filo padronali, un'altra
filogovernativa, allineata intorno a Calenda. In
questo senso è una battaglia politica. Gli operai devono insistere
che nessuno deve essere esubero, che i parchi devono essere coperti,
e gli operai devono avere chiaro che se non vincono l’esito sarà
una fabbrica bonificata alla Marchionne, tipo Pomigliano/Nola.
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