mercoledì 31 gennaio 2018

Ilva: Mittal illustra di nuovo i suoi piani e i sindacati fanno da spettatori

Mentre il governo ha risposto picche alle controproposte, innanzitutto sul piano ambientale, di Comune e Regione, è ripartita la trattativa diretta tra Mittal e sindacati, coordinata per il governo dalla Bellanova, già in campagna elettorale.

All’incontro di Roma non hanno partecipato i segretari nazionali. La Mittal ha proseguito lungo la strada delle slide, in cui illustra e magnifica chi è e chi non è senza dibattito né interlocuzione e senza che si entri nel merito dei problemi, probabilmente perché la Mittal non ha realmente intenzione di trattare il suo piano industriale e soprattutto i numeri di esso.
I sindacati, rappresentati soprattutto dal livello locale, ieri hanno fatto da spettatori. Ma invece che protestare per questa situazione si sono messi anch’essi a magnificare e giustificare.
In sostanza la Mittal ha comunicato che l’Ilva farà parte di un grande gruppo e quindi la sua produzione sarà vincolata all’interesse generale del grande gruppo. E questo soprattutto per quanto riguarda i laminati e tubi, dove lavorano a pieno regime a Taranto 960 operai.
Da quanto si è capito e si può leggere tra le righe, questi operai integrati nel grande gruppo di lavorare in 960 se lo devono scordare.
Dopo di che Mittal si è dilungato nel parallelismo tra l’impianto di Gent in Belgio e l’impianto di Taranto. Già nel “viaggio premio” fatto dai sindacalisti a Gent era venuto chiaro che l’organizzazione del lavoro di Gent è fondata sul TMC – sistema di ipersfruttamento già in vigore nel gruppo Fiat/Fca. Ora in questa nuova illustrazione la cosa che è stata detta è che, a differenza di Taranto dove si fa tutto dentro lo stabilimento, a Gent si lavora molto con “esternalizzazione e unificazione dei processi”.
Quindi, è del tutto evidente che con l’Ilva in mano a Mittal ci dobbiamo aspettare intensificazione dello sfruttamento, massima flessibilità e esternalizzazione; è evidente che si intende produrre più acciaio con meno operai, al di là delle quantità globali dell’acciaio da produrre, e di conseguenza gli esuberi sono inevitabili e strutturali, mentre con la massima flessibilità gli operai saranno “usa e getta” a seconda delle esigenze del mercato e delle esigenze complessive del gruppo ArcelorMittal in cui Taranto è integrata.
I sindacalisti a Roma si guardano bene da informare gli operai e, di conseguenza, si tratta di una trattativa, in queste condizioni, a perdere.

Lo Slai cobas per il sindacato di classe continua a proporre su questa base l’unica risposta possibile e necessaria, la lotta preventiva, perché la “lotta successiva” non potrà che avvenire in condizioni di ricatto sugli esuberi e di “prendere o lasciare”.

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