Mentre il governo ha risposto picche
alle controproposte, innanzitutto sul piano ambientale, di Comune e
Regione, è ripartita la trattativa diretta tra Mittal e sindacati,
coordinata per il governo dalla Bellanova, già in campagna
elettorale.
All’incontro di Roma non hanno
partecipato i segretari nazionali. La Mittal ha proseguito lungo la
strada delle slide, in cui illustra e magnifica chi è e chi non è
senza dibattito né interlocuzione e senza che si entri nel merito
dei problemi, probabilmente perché la Mittal non ha realmente
intenzione di trattare il suo piano industriale e soprattutto i
numeri di esso.
I sindacati, rappresentati soprattutto
dal livello locale, ieri hanno fatto da spettatori. Ma invece che
protestare per questa situazione si sono messi anch’essi a
magnificare e giustificare.
In sostanza la Mittal ha comunicato che
l’Ilva farà parte di un grande gruppo e quindi la sua produzione
sarà vincolata all’interesse generale del grande gruppo. E questo
soprattutto per quanto riguarda i laminati e tubi, dove lavorano a
pieno regime a Taranto 960 operai.
Da quanto si è capito e si può
leggere tra le righe, questi operai integrati nel grande gruppo di
lavorare in 960 se lo devono scordare.
Dopo di che Mittal si è dilungato nel
parallelismo tra l’impianto di Gent in Belgio e l’impianto di
Taranto. Già nel “viaggio premio” fatto dai sindacalisti a Gent
era venuto chiaro che l’organizzazione del lavoro di Gent è
fondata sul TMC – sistema di ipersfruttamento già in vigore nel
gruppo Fiat/Fca. Ora in questa nuova illustrazione la cosa che è
stata detta è che, a differenza di Taranto dove si fa tutto dentro
lo stabilimento, a Gent si lavora molto con “esternalizzazione e
unificazione dei processi”.
Quindi, è del tutto evidente che con
l’Ilva in mano a Mittal ci dobbiamo aspettare intensificazione
dello sfruttamento, massima flessibilità e esternalizzazione; è
evidente che si intende produrre più acciaio con meno operai, al di
là delle quantità globali dell’acciaio da produrre, e di
conseguenza gli esuberi sono inevitabili e strutturali, mentre con la
massima flessibilità gli operai saranno “usa e getta” a seconda
delle esigenze del mercato e delle esigenze complessive del gruppo
ArcelorMittal in cui Taranto è integrata.
I sindacalisti a Roma si guardano bene
da informare gli operai e, di conseguenza, si tratta di una
trattativa, in queste condizioni, a perdere.
Lo Slai cobas per il sindacato di
classe continua a proporre su questa base l’unica risposta
possibile e necessaria, la lotta preventiva, perché la
“lotta successiva” non potrà che avvenire in condizioni di
ricatto sugli esuberi e di “prendere o lasciare”.
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