Da "Il fatto quotidiano"
La battaglia di Dunkerque per non diventare la nuova Taranto: Arcelor-Mittal annuncia licenziamenti, operai in piazza
È stato il primo maggio di Dunkerque. Su appello dei sindacati, i lavoratori del settore siderurgico sono scesi ieri nelle strade della città del nord per protestare contro il massiccio taglio di posti lavoro annunciato in settimana dal gigante dell’acciaio ArcelorMittal. I tagli riguardano i sette stabilimenti ArcelorMittal di Florange, Basse-Indre, Mardyck, Mouzon, Desvres, Montataire e appunto Dunkerque, tra tutti il sito più colpito: qui sono minacciati 295 posti (su 3.200).
Nelle ultime ore, la pressione è cresciuta sul governo francese, accusato dai sindacati di non essersi mobilitato subito per evitare i licenziamenti.
Dunkerque dopo Taranto? Ma un’“altra Ilva” in Francia c’era già stata. Il 2012 a Florange, in Mosella, regione simbolo della deindustrializzazione della Francia: all’epoca sempre ArcelorMittal decise di fermare i due altiforni che producevano acciaio grezzo, scatenando uno dei più lunghi conflitti sociali in Francia degli ultimi decenni per salvare centinaia di posti di lavoro.
Per giustificare la sua decisione, il gruppo siderurgico, numero uno in Europa e numero due nel mondo, ha puntato il dito contro la “crisi dell’acciaio in Europa”, su cui pesa la concorrenza dell’acciaio cinese. ArcelorMittal ha indicato un “calo del 20% della domanda in cinque anni e il forte aumento delle importazioni, che ora rappresentano il 30% del mercato”. Da parte loro, i sindacati accusano ArcelorMittal di aver investito sempre meno nei suoi siti francesi, malgrado l’ottima salute finanziaria del gruppo, che nel 2024 ha realizzato un fatturato di 62,4 miliardi di dollari (55 miliardi di euro), con un utile netto di 1,34 miliardi. In settimana, il gruppo ha anche annunciato un utile netto di 805 milioni di dollari per il primo trimestre 2025. Nel 2023, ArcelorMittal aveva annunciato un vasto programma di decarbonizzazione del sito di Dunkerque (che genera il 3% circa delle emissioni di CO2 della Francia), con un investimento di 1,8 miliardi di euro entro il 2023 e un sostegno dello Stato pari a 850 milioni. Ma poi, alla fine del 2024, il programma è stato sospeso perché giudicato dall’azienda “economicamente non redditizio”.
Per gli abitanti di Dunkerque, lo stabilimento ArcelorMittal rappresenta il “polmone” dell’economia locale. “Se ArcelorMittal cade, è tutta la regione che sarà minacciata. Si creerà un effetto domino per l’economia e i nostri servizi”, ha detto ieri Gaëtan Lecocq, segretario CGT ArcelorMittal Dunkerque. In un comunicato comune, socialisti e ecologisti hanno chiesto un “intervento immediato” del governo, proponendo di mettere ArcelorMittal “sotto la tutela dello Stato”. Boris Vallaud, presidente del gruppo Ps in Assemblea, presenterà un progetto di legge che obblighi l’azienda “a continuare la sua attività e a mantenere l’occupazione, anche in perdita, per un determinato periodo”, al fine di “trovare un acquirente”, “investitori’ o per “attuare una nazionalizzazione parziale”. Il partito della sinistra radicale La France Insoumise, così come la CGT, ha chiesto senza mezzi termini al governo di “nazionalizzare” ArcelorMittal. Ma il ministro dell’Industria, Marc Ferracci, ha già risposto picche: la nazionalizzazione. Intanto, il capo della CGT di Dunkerque, Gaëtan Lecocq, ha lanciato un appello a continuare la mobilitazione, invitando tutto il settore della siderurgia in Francia a raggiungere Parigi il 13 maggio: “Questa non è una battaglia, ma una guerra. E sappiamo che durerà mesi e mesi”.
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