giovedì 22 maggio 2025

La situazione all’ex Ilva in questi giorni sta cambiando... Noi l'avevamo detto e siamo fiduciosi - Leggi le conclusioni della telematica nazionale sull'Ilva del 20 maggio


"...La situazione all’ex Ilva in questi giorni sta cambiando.
I padroni delle siderurgie che sono stati abbastanza compatti dietro l'ipotesi Urso; sia nelle recenti dichiarazioni del Presidente della Federazione Acciai, Gozzi, uno dei pezzi forti della Confindustria, sia il Sole 24 Ore, dicono che la via che il Governo sta intraprendendo in queste ore di riconferma dell'impegno verso gli azeri sarebbe una via discutibile e controproducente rispetto alla soluzione effettiva del problema dell'acciaio, dell’Ilva.
Questo è un piano decisivo per il 40% dell'industria nazionale. Quindi, da un lato non si vuole che venga meno, dall'altro non si vogliono investire così tanti soldi nella vicenda azera perché è pur sempre una soluzione che non risolve i problemi dei produttori dell'acciaio nel nostro Paese. 
 
Quindi in realtà sono mature le condizioni perché gli operai facciano sentire la loro voce, entrino in campo in questo momento. La situazione è effettivamente favorevole per i lavoratori che vedono da un lato che tutte le promesse si stanno trasformando in carta straccia, sia sul futuro lavorativo sia sul problema dell'ambientalizzazione della fabbrica ricollocata in tempi lunghi e in un quadro di ridimensionamento produttivo e di conseguenza del numero dei lavoratori che vi lavorano. Dall'altro torna forte il problema degli operai dell’appalto che finora hanno lavorato, ed è abbastanza curioso che l'attività che hanno svolto i lavoratori dell'appalto in tutti questi mesi in cui hanno ripreso a lavorare era orientata proprio verso la manutenzione, per rimettere in sesto lo stabilimento in vista dei nuovi padroni, invece proprio sul fronte della manutenzione trova origine l'incendio devastante dei giorni scorsi, almeno come prima ipotesi che fanno i giudici relative alle cause di questo incendio.
Ogni ridimensionamento dello stabilimento produce nel campo dei lavoratori dell'appalto un'accentuazione della situazione di precarietà. Giustamente nei giorni scorsi i lavoratori dell'appalto, anche in forma abbastanza soft attraverso i loro delegati di riferimento, hanno fatto sentire la loro voce riconfermando che così si torna indietro, che si potrebbe ripresentare il problema della fuoriuscita delle ditte dell'appalto con effetti che per i lavoratori dell'appalto sono chiaramente licenziamenti, perché se la valvola di sfogo della cassa integrazione finora ha tenuto comunque i lavoratori diretti in Acciaieria, nell'appalto si traduce in chiusura e licenziamenti per i lavoratori.

Si stanno accentuando tutte le caratteristiche che richiedono la mobilitazione dei lavoratori.

Il fatto che i sindacati rispondano con uno sciopero di quattro ore, da un lato chiaramente non potevano non farlo a fronte di un massiccio aumento della cassa integrazione e delle nuove notizie che pongono ulteriormente in crisi la soluzione del governo; dall’altro perché si rendono conto che in questa situazione o i lavoratori tornano in campo oppure sono fottuti.

Noi pensiamo che si apra una stagione di scioperi all'interno dell'Acciaieria e di acutizzazione dello sconto di classe. Per questo lavoreremo, e occuperemo tutti gli spirali necessari di queste possibilità di lotte per rovesciare i “tavoli”.

E su questo siamo più ottimisti, adesso più di prima, a fronte della situazione che si va aggravando.

All'Ilva oseremmo dire che il “tanto peggio, tanto meglio” è una politica giusta, perché senza che i lavoratori tornino a muoversi diventa difficile qualsiasi soluzione, sia su fronte delle rivendicazioni di lavoro, sia su fronte della salute e sicurezza.

Sul fronte salute e sicurezza, dell’ambiente gli operai sono il soggetto fondamentale per la lotta, visto che in realtà la situazione è tranquilla in questo momento.
Non ci sono particolari movimenti da parte degli ambientalisti, che appaiono e scompaiono come un'araba fenice, secondo logiche che non sono legate all'effettiva dinamica che si sviluppa nella crisi dell'Ilva, ma secondo vicende che riguardano personaggi, gruppi.

Ora c'è bisogno, necessità della lotta e su questa lotta si gioca la partita e non su altri tavoli che non siano quelli della lotta.

Su questo evidentemente pensiamo che l'aggravamento della crisi, il venire allo scoperto delle proposte del governo come aria fritta, che non danno soluzioni neanche sull'effettiva ripresa dello stabilimento; l'aggravamento della condizione ambientale con la consegna agli azeri per la nave per il gas che porterà più inquinamento, che in realtà i “signori” del governo stanno lavorando per noi.

Noi pensiamo che le cose a breve cambieranno radicalmente nella percezione, qui a Taranto, della vicenda Ilva. Chiaramente è necessario che il cambio di percezione si traduca in iniziative di lotta perché è solo la lotta che può richiamare l'attenzione, che attualmente non c'è, anche dell'universo del sindacalismo di base che non esiste in questa fabbrica, se non nella versione deformata dell'USB, e non esiste neanche a livello nazionale sulla questione Ilva. E questo non va affatto bene a fronte della più grande fabbrica in Italia, con il più alto numero di operai.

Siamo in una situazione per cui sull'immediato occorrono risposte, ma la prospettiva è di medio e lungo periodo.

Noi siamo impegnati anche a svolgere un'informazione nazionale, e lavoriamo per un appuntamento nazionale a Taranto per l’ampliamento di questa centrale battaglia. Ma in questo momento non ci sono ancora le condizioni perché a Taranto facciamo una riunione con invito agli altri lavoratori di altre realtà nazionali, perché occorrono che si accumulino una serie di fatti, soprattutto dal punto di vista delle lotte all'interno dello stabilimento.

Ora bisogna lavorare all'interno dei lavoratori nella fase che è interessante, molto interessante..."

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