giovedì 5 aprile 2018

Ilva, ‘Ambiente Svenduto’: le motivazioni della Corte di Cassazione per il no ai patteggiamenti delle due società

Di Giamnmario Leone - Corriere di Taranto

L’ordinanza impugnata, pur viziata da errori di interpretazione dei presupposti per accedere alla applicazione della sanzione su richiesta per l’ente, si iscrive tuttavia nel perimetro del modello legale e non può ritenersi abnorme né in senso strutturale, giacché è espressamente prevista dall’ordinamento come esercizio di un potere specifico conferito dall’art. 63 decreto legislativo n. 231 del 2001 al giudice, né in senso funzionale, giacché essa non determina alcuna stasi processuale“. È quanto si legge nelle motivazioni della VI Sezione Penale della Corte di Cassazione (presidente Vincenzo Rotundo, relatore Frabrizio D’Arcangelo), depositate nei giorni scorsi, della sentenza con cui il 20 dicembre scorso ha dichiarato inammissibili i ricorsi di Ilva Spa e Riva Forni Elettrici (a giudizio, con la società Partecipazioni industriali e 44 persone fisiche, nel processo per il presunto disastro ambientale causato dal Siderurgico) contro l’ordinanza della Corte d’Assise di Taranto che respingeva le richieste di patteggiamento, come riporta l’ANSA. La proposta di patteggiamento per Ilva, lo ricordiamo, prevedeva otto mesi di commissariamento giudiziale, 241 milioni di euro a titolo di confisca (quale profitto del reato commesso fra il 2009 ed il 2013) e altri 2 milioni come sanzione; per Riva Forni Elettrici il pagamento di 2 milioni di euro.

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