domenica 6 dicembre 2020

Noi siamo contro il tavolo di Melucci - noi siamo contro la posizione filoaziendalista e filogovernativa dei sindacati confederali - Noi siamo per la piattaforma operaia - Il 15 novembre ore 17 in una riunione diretta e telematica aperta a tutti spiegheremo perchè e cosa intendiamo fare in fabbrica e in città

  

 

Tavolo su ex Ilva, Melucci: “Nessuno diserti”

"Diciamo no al piano del Governo". Lo scenario noto attuale secondo uno schema
“Proviamo a fare chiarezza sui termini contestati e a mostrare alle parti che noi vogliamo insieme a loro ricercare delle soluzioni veramente sostenibili. Ricostruiamo, perciò, in un agile schema gli scenari a noi noti. E sulla valutazione coinvolgiamo i cittadini tarantini”. Sono giorni di confronti serrati sulla vicenda ex Ilva, alla vigilia dell’accordo che lo Stato andrà a firmare con la multinazionale ArcelorMittal. Le parole del sindaco Melucci, promotore di una serie di incontri con le parti sociali della città, tendono a far chiarezza su alcuni punti discussi e che potranno discutersi a breve.

“L’ex Ilva è un paradigma per tutta l’Italia. Non ci sarà futuro roseo per il sistema Paese senza una soluzione sostenibile e rispettosa dei diritti umani e costituzionali per Taranto. Il tempo dei rinvii e dei trucchi è scaduto – aggiunge Melucci -. E non possono più le ragioni della produzione nazionale soverchiare le ragioni della salute e dell’ambiente a Taranto”.
“Il prossimo 9 dicembre è lo spartiacque della storia moderna di Taranto – ricordando il giorno in cui è stato convocato un vertice in videoconferenza in cui sono stati invitati gli attori dell’intera vicenda -. Mercoledì deve aprirsi finalmente un dialogo serio tra tutti, senza preconcetti, ove deve entrare la scienza e devono valere i numeri, quelli dell’occupazione come quelli dei soldi che il Governo è disposto a impiegare per la salvezza di Taranto, e soprattutto i numeri di una strage che deve finire. Chi diserta quel tavolo non ha scusanti, si assume un’incancellabile responsabilità davanti alla città intera e ai suoi figli”.
“Ai no muscolari e inspiegabili, nelle dichiarazioni di alcuni vertici sindacali di queste ore, risponderemo con un atteggiamento collaborativo e pacato, razionale e responsabile – evidenzia il primo cittadino, riferendosi all’opinione espressa dai sindacati -. Ma le ipocrisie adesso devono cadere. Il Governo deve dirci se crede alla transizione giusta per Taranto e il Paese, se ha nelle corde questa forza e questo coraggio. Probabilmente il Governo firmerà quell’intesa così scadente per la salute e l’ambiente con ArcelorMittal, ma questo non impedirà alla città di andare avanti sulla strada della riconversione e dell’arretramento dello stabilimento. Io voglio ancora sperare – conclude Melucci – che tutte le forze politiche e di Governo sappiano cogliere questa opportunità di dialogo con la comunità e vogliano sforzarsi di intraprendere strade più impegnative ed onerose, ma sicuramente più morali”
Ex Ilva, sindacati: “No a stop area a caldo e accordo di programma”
 

Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil critici sulle posizioni di Melucci e Emiliano, ma non lesinano riserve sulla trattativa tra Governo e ArcelorMittal

Nei giorni scorsi, com’è noto, le organizzazioni sindacali confederali CGIL CISL UIL, congiuntamente alle federazioni di categoria dei lavoratori metalmeccanici FIOM FIM UILM, hanno partecipato all’incontro convocato dal sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, a cui ha preso parte il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, finalizzato alla valutazione dell’accordo in via di perfezionamento tra il Governo e Arcelor Mittal per la definizione della vertenza siderurgica ionica. L’incontro si è svolto in modalità da remoto.
Preliminarmente, come recita una nota congiunta delle siglie, le organizzazioni sindacali hanno evidenziato “come il basso livello relazionale intrattenuto con le parti contraenti costituisca un limite insuperabile in quanto frustra ogni serio tentativo di analisi che sia suscettibile di conferire apporti costruttivi all’intera vicenda”. Pur nella limitatezza delle informazioni, le stesse sigle hanno espresso valutazioni positive per le parti dell’accordo che riprendono la filosofia di quello del 2018 (ingresso dello Stato nella compagine societaria, mantenimento dell’integralità dei livelli occupazionali, ricomprendendo i lavoratori attualmente in Amministrazione Straordinaria, livelli produttivi prospettici, Ibridazione delle modalità produttive del ciclo integrale con l’introduzione dei forni elettrici).
A giudizio dei sindacati, vanno ulteriormente approfonditi gli aspetti relativi ai Piani ambientale e industriale, che richiedono una trattazione di merito specifica molto diversa da quella sin qui condotta, senza la quale mancherebbero i presupposti per avviare la trattativa sindacale.

Sulla scorta di tali valutazioni, CGIL CISL UIL, FIOM FIM UILM, ribadiscono “la centralità della siderurgia nell’ambito dei piani strategici di sviluppo del Paese che, come tale, deve essere rivisitata in un’ottica di piena e totale sostenibilità ambientale accedendo alle risorse messe a disposizione dall’UE attraverso misure specifiche (Recovery Fund), che prevedono proprio per l’area ionica importanti piani di investimento dedicati”.

Inoltre, “respingono convintamente ogni proposizione che miri alla chiusura dell’area a caldo dello stabilimento che, in considerazione della conformazione tecnologica dello stesso, significherebbe determinare la chiusura definitiva degli impianti. Rilevano, inoltre, come lo stato di crisi del Paese, aggravato dalla pandemia in atto, abbia determinato pesanti effetti depressivi sul mondo del lavoro, i cui livelli occupazionali sono stati ulteriormente intaccati. Situazione che si presenta ancora più complessa per la realtà ionica che vede nel ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali lo strumento per evitare il collasso finale. Tanto considerando come, a tutt’oggi, le misure messe in atto dai diversi Governi succedutesi nel corso delle crisi non hanno conferito apporti significativi”.

Valutano, i sindacati, “negativamente il richiamo ad un generico, quanto intempestivo, accordo di programma che, a dire dei più suoi convinti fautori (Sindaco e Presidente di Regione) dovrebbe garantire la tenuta dei livelli occupazionali. Lo stesso appare sfornito di alcun fondamento tecnico – giuridico e finanziario. Per quanto sopra, formulano l’invito al Presidente del Consiglio per avviare un tavolo di trattativa che chiarisca in maniera definitiva i termini dell’accordo in via di formalizzazione. Ritengono, infine, necessario stabilire opportune interlocuzioni tra il livello territoriale e quello decisionale al fine di recepire le richieste di miglioramento, sempre nell’ottica del miglioramento della qualità delle intese in fieri”.

 

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