Dall'assemblea del 15 dicembre organizzata dallo Slai cobas sc Taranto - Intervento di proletari comunisti
In un modo o in un altro, gli operai dell'ArcelorMittal/ex Ilva sono senza voce e organizzazione, tra il sindacalismo aziendalista di Uilm e Fim, e la Fiom, che è tiepida ed è alla fine al carro degli altri sindacati. Non ha aiutato nemmeno l'Usb, che si è posta al carro del governo.
Per l'ambientalismo antioperaio che usa la “Tv del dolore”, gli operai vengono considerati complici. Questo di fatto favorisce l’azione di padroni e governo che non trovano opposizione in fabbrica e lotta unitaria di operai e cittadini. Senza ricostruire un tessuto organizzato sindacale per
gli interessi immediati e generali gli operai sono messi sulla diensiva.
ArcelorMittal ha dimostrato dove vuole andare a parare: smantellare i diritti operai, senza migliore la situazione ambientale. L’accordo è l'ultima tappa di questa lunga vicenda su cui si combatte uno scontro che può vivere sulle gambe di una lotta, o la partita è per il momento persa.
Si seminano illusioni che dire riformiste sarebbe poco.A Bagnoli la bonifica non è ancora cominciata, dopo 30 anni dalla chiusura e non vi è stato nulla che abbia permesso la ripresa della lotta dei lavoratori; anche a Cornigliano non vi è stato nulla, nessuna bonifica dell'area intorno alla fabbrica dopo la chiusura dell'area a caldo.
Noi siamo contro l’ambientalismo piccolo borghese e antioperaio. Noi siamo radicalmente contro la chiusura della fabbrica, se non decisa da un’assemblea operaia che prende in mano l’altra produzione.
Questo accordo non deve passare così, va contrastato in fabbrica con una piattaforma operaia,
che fino ad oggi hanno firmato in 350, e altri 600 hanno firmato la richiesta, partita da un gruppo di operai, della cig al 100%, Qualcosa si muove.
Ma la situazione di Taranto deve essere vista e interessare a livello nazionale.
I lavoratori d'avanguardia, combattivi e le realtà politiche di classe devono comprendere la partita che si gioca a Taranto perché se ne occupino e diano un contributo.
Ci sarà una ripresa della conflittualità operaia. La classe operaia ora è schiacciata, ma è una “pentola” che esploderà.
Sull’immediato il passaggio rappresentato da questo accordo è articolato, è un passaggio pilota, si tratta di questioni che possono aprire diversi fronti in cui innestare la lotta operaia e un’altra prospettiva.
Noi chiediamo che su tutto questo ci si esprima, non basta la mobilitazione a Taranto che chiaramente resta centrale, ma occorre un impegno nazionale, come fu per la Fiat.
La conoscenza della situazione effettiva in questa fabbrica, a Taranto è importante. Stiamo parlando della fabbrica più grande a livello europeo, attraversata da molte contraddizioni, la principale tra lavoro e salute; nello stesso tempo nella storia passata e recente dell'Ilva si sono messe in campo tutte le soluzioni proprietarie: dal 1962/65 proprietà statale, dal '95 privatizzazione con Riva, nel 2013 sotto il controllo pubblico attraverso i vari commissari governativi, e ora con l’accordo ritorna lo Stato con il capitale pubblico. È una fabbrica, quindi, che in un certo senso sintetizza l'azione del sistema capitalista. Per questo la lotta che c’è stata in alcune fasi e quella che ancora ci deve essere non può interessare solo Taranto, ma il livello nazionale.
L’accordo governo/ArcelorMittal deve portare comunque un cambiamento nella fabbrica. Vi è ora una situazione più dinamica, ma c'è ancora stanchezza e sfiducia sulle possibilità di incidere.
E' importante che a livello nazionale si comprenda da parte delle varie realtà l’importanza della situazione ArcelorMittal, a livello sindacale, politico, diversamente vorrebbe dire non riconoscere ciò che è centrale per la lotta di classe.
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