L'iniziativa è nel quadro delle due giornate di mobilitazione indette dal Patto d'azione anticapitalista per il 18 e 19 dicembre.
Una info apparsa sul Corriere di taranto
Moscati di Taranto
E’ oramai sotto gli occhi di tutti come la pandemia da Covid-19 abbia evidenziato le croniche criticità che molti settori si trascinavano da anni. In primis, inevitabilmente, la Sanità che negli ultimi anni ha subito tagli su tagli ad ogni latitudine del Paese, seppur in forme diverse, figli di precise scelte politiche. Che pesano maggiormente sui cittadini lì dove il livello delle strutture sanitarie, per dimensioni, carenza di personale e presenza fisica sul territorio non é in grado di reggerne la pressione e la richiesta.
Sanità che è stata letteralmente travolta e stravolta dalla pandemia, ma che sin dal primo giorno continua a resistere soltanto grazie al sacrificio (non solo metaforico) di tutto il personale medico e
sanitario italiano. In particolar modo al Sud, dove la Puglia non è da meno, i risvolti sono stati e sono tutt’ora drammatici. Del resto, pochi giorni fa il Ministero della Salute ha confermato per la nostra regione la permanenza nella classificazione in zona Arancione, per la pressione sugli ospedali e le terapie intensive e il ritardo con cui vengono effettuate le diagnosi sui tamponi.Basti pensare, giusto per citare un altro dato, che in tutta la provincia di Taranto attualmente è presente una sola Usca (Unità Speciali di Continuità assistenziale), con appena cinque medici ed un infermiere: il loro scopo è quello di assistere a domicilio i pazienti affetti da Covid-19 che non hanno bisogno di un ricovero, alleggerendo così il carico sugli ospedali.
Strutture sanitarie dove, non da oggi ma ancora in questi giorni, medici, infermieri ed operatori sono costretti a lavorare giornalmente in condizioni inaccettabili. Ed è proprio da una struttura della nostra provincia, l’ospedale ‘San Giuseppe Moscati‘, che ricaviamo da fonte certa una testimonianza di quella che è una realtà che molti conoscono ma ignorano volutamente.
La nostra fonte, che per ovvie ragioni non possiamo citare, ci segnala che “al Moscati, non ci sono percorsi separati tra personale ed utenza. Che è sempre molta perchè, pur essendo ridotte o sospese le visite ambulatoriali in genere, perché gli ambulatori di Oncologia ed Ematologia sono aperti per i controlli e le somministrazioni delle chemioterapie. Entrano pazienti e spesso accompagnatori ai quali viene controllata solo la temperatura e credo, fatta compilare una scheda di triage. Poi i pazienti si ritrovano a stare tutti insieme in attesa del proprio turno, spesso in spazi inadeguati per il distanziamento sociale”.
Inoltre, prosegue la nostra fonte, “per il personale c’è un solo ascensore, piccolo e con la chiave, che quasi tutti i neo assunti non hanno. Nei reparti di psichiatria ed ematologia, ci sarebbero diversi casi di positività tra gli operatori e non si stanno effettuando i tamponi di controllo al personale asintomatico in servizio. Se cosi fosse, la cosa sarebbe ancor più grave in quanto, soprattutto in ematologia i pazienti ricoverati, molto spesso, sono immunodepressi e quindi altamente a rischio“.
A conferma di ciò e per dovere di cronaca, precisiamo che proprio da questa mattina sono iniziati i primi tamponi a tutto il personale. Con un ritardo davvero inspiegabile.
Con la pubblicazione di questa denuncia speriamo di fornire una spinta in più in particolare nei confronti della Regione Puglia, per lavorare il più celermente possibile al miglioramento delle condizioni del personale medico e sanitario, oltre ad implementare la pianta organica e i posti letto, e soprattutto a programmare una rivisitazione generale delle scelte operate negli ultimi anni.
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