Tra una parte, comunque minoritaria, dei lavoratori è presente il timore verso i vaccini, alimentato dalla disinformazione che passa dai media ai social dando corda a teorie fortemente antiscientifiche e complottiste.
Tra
gli operai abbiamo sentito affermazioni tipo: "Hanno preparato i
vaccini in un mese...", "non hanno sperimentato niente, è
ci usano come cavie...", "informatevi bene a livello
sanitario sugli effetti che fanno i vaccini, delle malattie che si
stanno riscontrando in molti casi... i milioni che potrebbero morire
per un vaccino non così efficiente o che potrebbero avere
conseguenze per il resto della vita...", "le varianti sono
alimentate dagli stessi vaccini...", "ci iniettano i
microchip..."
E via di questo passo.
Alcune di queste preoccupazioni non solo non hanno alcuna base scientifica, ma non hanno alcuna base nella realtà. I vaccini non stanno affatto provocando "milioni di morti", ma è vero il contrario la stragrande maggioranza dei malati e morti attuali sono gente non vaccinata; per i pochissimi decessi avvenuti in Italia, e non solo, la causa non è stata il vaccino in sè ma una mancata analisi preventiva che doveva portare ad escludere quelle persone dalla vaccinazione. Anche altre vaccinazioni, anche dei farmaci possono avere degli effetti letali, ma nessuno pensa di eliminare del tutto per es. un antibiotico che può salvare la vita di migliaia di persone, e, per questa vaccinazione anti covid, di milioni di persone nel mondo; altre preoccupazioni (microchip, varianti provocate dai vaccini...) sono vere e proprie fobie alimentate da sciacalli che perdono il loro tempo sui social.
Più seria è l'esigenza di informazione, la richiesta di analisi preventive nei casi dubbi, e questo è giusto pretenderlo - se si organizzassero le vaccinazioni sui posti di lavoro, se ci fossero nelle fabbriche, nei quartieri presidi medici, e se i sindacati confederali avessero assunto questa battaglia - questo problema si poteva e si può risolvere.
Ma è necessario che per prima i lavoratori riacquistino uno spirito collettivo, di classe, un pensiero, posizione e azione autonoma e di lotta, respingendo propagandisti di destra, reazionari, che seminano le favole nere - ideologie che vogliono tenere subordinata, dipendente la coscienza di parte, di classe dei proletari.
Occorre eccome, sempre di più sviluppare una critica e lotta contro il sistema del capitale e le sue conseguenze disastrose sulla sanità, sulla scienza, sulla medicina, ma chi usa questa denuncia per tornare ad una sorta di "medioevo" anti scienza, è da attaccare e respingere.
Il regime capitalista frena, distrugge forze produttive, in particolare nelle fasi di crisi. Quindi per liberare, sviluppare le Forze produttive occorre rovesciare il capitalismo.
Ma occorre comprendere che comunque in regime capitalista lo sviluppo delle forze produttive della scienza, medicina, tecnica... c'è. Non è che siccome la medicina è condizionata/deviata dal capitale non fa cose buone (vedi appunto questione vaccini).
Quindi
occorre essere seri nell'analizzare dove sta il contrasto, non alla
fine negarlo, e quindi vedere tutto frutto del capitale. Perchè se
si nega il contrasto, si nega anche la inevitabilità della sua
rottura.
Nel regime capitalista nascono e maturano le forze
oggettive (e soggettive) della nuova società; le forze di sviluppo
sono incubate, benchè frenate e deviate, ma ci sono. Questo
contrasto tra sviluppo delle forze produttive e rapporti di
produzione ad un certo punto determina rotture e la necessità della
lotta rivoluzionaria del proletariato per rovesciare il potere della
borghesia.
Tornando ai timori tra i lavoratori e lavoratrici sui vaccini, riprendiamo stralci di un'assemblea organizzata a maggio dallo Slai cobas sc con il ricercatore del CNR Fabrizio Chiodo, impegnato anche nella produzione, ricerca dei vaccini anti covid.
“...tutte le scoperte dietro a questi vaccini, sono fatte nelle università da colleghi come il sottoscritto; tutte scoperte che hanno finanziato i governi con soldi pubblici, con le tasse dei cittadini e i sacrifici dei lavoratori, tutti. Che succede poi? “Questo modello economico fa sì che questa scommessa nel fare ricerca non la faccia il privato che non si prende questo rischio, ma la fa il pubblico, la fanno le università, e quando le poche università hanno un’idea e un prodotto importante tra le mani, grazie al capitalismo, questa proprietà intellettuale che era pubblica viene trasferita e nei cinque anni successivi diventa totalmente privata… e non finisce lì, perché tutta la successiva fase di sviluppo e ricerca anche della compagnia privata viene finanziata con i soldi pubblici, con le tasse e i sacrifici dei lavoratori, e quando poi questo prodotto arriva negli ospedali nelle fasi cliniche anche quella ricerca lì viene finanziata con i soldi pubblici.
Nello stesso tempo, però, non c'era mai stata una così alta concentrazione di energie scientifiche, tecnologiche e finanziarie, che ci permettessero di andare alla realizzazione di vaccini in tempi così brevi. Questo vuol dire che lo sviluppo scientifico e sociale generale è arrivato a livelli molto alti, per cui oggi nel mondo, oltre che in tutti i paesi avanzati, ci sono le potenzialità per fronteggiare in forme assai più efficaci le malattie e anche le pandemie.
“Il progresso scientifico – dice Chiodo - che abbiamo raggiunto ha capitalizzato i segreti della genetica, le biotecnologie, che hanno permesso di dare una risposta molto più rapida che in ogni altra epoca precedente, al problema...".
"...ci sono le ingiustizie e le diseguaglianze che “sono figlie e frutto di questo modello economico”, come per esempio il fatto che “su scala mondiale … in questo momento (era fine maggio '21) l’86% dei vaccini sono stati distribuiti ai paesi ricchi, mentre lo 0,1 per cento ai paesi in via di sviluppo”, ma è chiaro che “se non vacciniamo la maggior parte della popolazione più o meno allo stesso ritmo non andiamo da nessuna parte… perché vaccinare tutto il mondo in questo sistema globalizzato, è l’unica garanzia che abbiamo per uscire gradualmente da questa pandemia…”
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