Riportiamo di seguito la Mozione finale dell'assemblea nazionale del 19 settembre a Bologna per lo sciopero generale dell'11/10.
Dopo la lettura in assemblea della bozza di mozione, vi è stato un intervento dello Slai cobas sc per modificare alcuni punti della mozione - di queste modifiche è stata accolta nel testo finale solo quella relativa alla "riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario" che nel primo testo era assente.
Riportiamo qui altri appunti - di cui soprattutto 2 trattano di questioni discriminanti:
Sul salario. Lo Slai cobas ha detto che, oltre che di salario garantito ai disoccupati e disoccupate, a chi ha perso il lavoro, si deve porre la questione degli aumenti salariali per chi lavora, perchè, in questi mesi/anni e nella pandemia con migliaia di operai in cassintegrazione-covid, il salario è stato nettamente ridotto, di quasi il 40%.
Qui non basta parlare di "difesa dei contratti collettivi nazionali di lavoro e aumento generalizzato dei salari più bassi", sia perchè tutti i salari sono peggiorati, sia perchè, se è pur vero che in alcuni posti di lavoro non vengono rispettati neanche i CCNL, alcuni di questi contratti (Cooperative sociali, multiservizi, ecc.) stabiliscono retribuzioni inferiori anche a quel "salario minimo" di cui in questi giorni è ripresa la discussione tra partiti di governo; d'altra parte lo stesso recente rinnovo di alcuni Ccnl (vedi metalmeccanici) ha stabilito una miseria di aumento, contestato da gran parte di operai;
Ma, come ha detto lo Slai cobas nell'assemblea, soprattutto due sono i punti discriminanti:
Sull'utilizzo strumentale e antiproletario della campagna vaccinale e il greenpass. Non possiamo - ha detto lo Slai cobas sc - in una mozione verso i lavoratori porre la denuncia della questione del green pass – sulla cui critica possiamo essere d'accordo anche se sui contenuti delle critiche bisogna capirsi (noi denunciamo l'uso ipocrita del green pass, al servizio della “normalizzazione” per garantire la produzione e l'aumento dei profitti ai padroni; nella mozione si mette l'accento sull'aspetto divisivo, ecc.),– e non dire chiaramente che noi siamo per la vaccinazione di tutti obbligatoria, chè è questo che non vuole fare il governo, scaricando ancora una volta la responsabilità sulle singole persone. Noi dobbiamo portare tra i lavoratori il discorso della coscienza collettiva, della coscienza di classe; in una pandemia i proletari d'avanguardia, che guardano oltre la propria condizione, devono essere per la vaccinazione di tutti obbligatoria e devono contrastare ogni discorso individualista che non tiene conto dell'interesse collettivo. Quindi o mettiamo sul punto del green passa la nostra richiesta di vaccinazione obbligatoria per tutti, o non siamo d'accordo assolutamente.
Questa questione è importante anche perchè ha risvolti ideologici negativi nella classe.
Le concezioni sulla "libertà individuale", "libertà di scelta" sono concezioni borghesi che vanno contrastate tra i lavoratori e lavoratrici. E' la concezione dell'imperialismo Usa, in primis, che dietro la "libertà di scelta", che poi diventa "farsi da sè", "tutti possono avere spazio nella vita se lo vogliono", ecc., istituzionalizza l'arricchimento per una ristrettissima minoranza sull'impoverimento, la cancellazione dei diritti fondamentali, il razzismo, ecc. per la stragrande maggioranza.
Nella pandemia, lo abbiamo detto varie volte, non ci può essere la difesa della scelta individuale che si basi sul rischio collettivo. Tra i lavoratori in particolare non possiamo far passare che la scelta è individuale e la difesa debba essere collettiva; fino ad arrivare ad usare anche in questa situazione la parola d'ordine "toccano uno toccano tutti" (che chiaramente riguarda la repressione delle lotte e delle loro avanguardie). Così non si può avallare tra i lavoratori la posizione sindacale: "tamponi gratuiti" (che aggira il problema per il governo della vaccinazione obbligatoria e costituirebbe un grande favore ai no vax); questo nel campo dei lavoratori sarebbe una sorta di traduzione - lasciatecelo passare - della legge capitalista: socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti, che qui diventerebbe: socializzazione dei costi e utile per una ristretta minoranza.
Ma, intanto un chiarimento. Nell'assemblea del 19 a Bologna, solo un intervento, di un compagno del Si.cobas di Milano ha posto che nella piattaforma venisse inserito il punto sul green pass; nessun altro, nè l'assemblea su questo si è espressa - d'altra parte all'atto della lettura della bozza di mozione molta parte dei partecipanti era dovuta andare via, quindi, perchè viene inserito nella mozione finale, come espressione dell'intera assemblea?
Il 30 ottobre si deve porre lo scontro tra reazione/fascismo a livello mondiale e rivoluzione proletaria. Il 30 ottobre si pone il problema che i proletari, i lavoratori manifestino per dire: rovesciamo questo sistema, il potere deve essere operaio.
Mozione finale dell'assemblea nazionale di Bologna verso lo sciopero dell'11 ottobre.
L’assemblea nazionale svoltasi il 19 settembre alla sala Dumbo di Bologna rilancia le ragioni dello sciopero generale unitario del sindacalismo di base del prossimo 11 ottobre e pone con forza la necessità di un percorso realmente ricompositivo, che a partire dal protagonismo delle lotte e dei lavoratori dia vita ad un ampio movimento di opposizione di classe al governo Draghi e alle sue politiche di macelleria sociale. (Qui lo Slai cobas ha proposto di mettere "...opposizione di classe ai padroni e al governo Draghi...). Per questi motivi, riteniamo di fondamentale importanza rafforzare quei percorsi che all’indomani dell’esplosione della crisi pandemica hanno saputo porre all’ordine del giorno la costruzione dell’unità delle lotte al di là dalle sigle sindacali di appartenenza: su tutte l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi.
Se l’11 ottobre saremo capaci di bloccare davvero alcuni gangli vitali dell’economia capitalistica, questa data potrà oggettivamente costituire uno spartiacque nella storia recente del sindacalismo di classe e combattivo.
Lo sblocco dei licenziamenti, che in due mesi ha già lasciato sul campo migliaia di posti di lavoro (che sono andati ad aggiungersi alle centinaia di migliaia di precari finiti per strada nei mesi passati) ci impone una risposta non solo organizzata, ma anche e soprattutto coordinata su scala quantomeno nazionale e in prospettiva, europea. La costruzione di una rete di collegamento delle realtà in lotta contro i licenziamenti è una necessità non più rinviabile: l’ottima riuscita della manifestazione di sabato scorso a sostegno dei licenziati GKN può costituire un punto di reale ripartenza, a condizione che i lavoratori sappiano individuare chiaramente qual’è la loro controparte: non solo i padroni ed il governo ma anche quei vertici sindacali confederali che firmando lo sblocco dei licenziamenti sono pienamente corresponsabili di quanto sta accadendo. Per questo riteniamo necessaria, qui ed ora, la costruzione di una manifestazione nazionale a Roma che veda insieme in piazza tutte quelle vertenze che resistono e lottano contro i licenziamenti.
Al contempo diviene sempre più urgente avviare un confronto sull’escalation repressiva in atto contro i lavoratori in lotta (Fedex, Textprint, Unes …) e contro i movimenti (disoccupati, No-Tav …): un’offensiva a colpi di fogli di via, denunce, arresti e teoremi accusatori di ogni tipo, che ha creato un clima fertile per il barbaro omicidio del nostro compagno Adil lo scorso 18 giugno, e che può essere adeguatamente fronteggiata solo con l’arma della solidarietà di classe, a partire dalla costituzione una cassa di resistenza unitaria a sostegno di tutte quelle lotte colpite dalla repressione.
L’11 ottobre deve diventare il punto di partenza per una vera controffensiva di classe; lo sciopero generale deve essere uno sciopero politico (Qui lo Slai cobas ha proposto di parlare di "sciopero con valenza politica") contro il governo Draghi e contro l’utilizzo capitalistico dell'emergenza pandemica; contro il caro vita e l’aumento delle tariffe; per il rilancio della sanità e la piena tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici; contro l'utilizzo strumentale e antiproletario della campagna vaccinale: no al greenpass, inutile a fronteggiare la pandemia ma utile da un lato a dividere e reprimere i lavoratori, dall'altro a garantire ai padroni la disapplicazione delle misure di prevenzione dal contagio e di tutela della salute sui luoghi di lavoro; per un lavoro di pubblica utilità oppure il salario medio garantito a tutti i disoccupati e le disoccupate; contro il proliferare di contratti precari; per la riduzione generalizzata dell'orario di lavoro, per lavorare tutti e lavorare meno; per la difesa dei contratti collettivi nazionali di lavoro e un aumento generalizzato dei salari più bassi; per il rilancio dell’edilizia popolare e il blocco a tempo indeterminato degli sfratti; contro le politiche di rapina e devastazione dell’ambiente; per far sì che siano i padroni a pagare i costi della crisi con una drastica progressività delle imposte - 10% sul 10% più ricco -; per garantire ai lavoratori immigrati pieno diritto di cittadinanza e cancellare il decreto Salvini; per la piena tutela delle donne lavoratrici, contro ogni forma di discriminazione salariale, di violenza maschile e di sessismo; contro le guerre imperialistiche e per una drastica riduzione delle spese militari a favore della spesa sociale; per costruire una vera rete di collegamento delle lotte in chiave internazionale.
Costruiamo ovunque comitati territoriali di sciopero verso l’11 ottobre; Organizziamo ovunque picchetti e blocchi della produzione, della distribuzione, dei trasporti e dei servizi pubblici e privati.
Il 30 ottobre tutti in piazza a Roma contro il G20 dei padroni.
Toccano uno-toccano tutti.
(Assunto dall'assemblea con la sola dichiarazione contraria sul punto dell'opposizione al green pass da parte dello Slai Cobas sc).
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