domenica 12 settembre 2021

I prezzi dell'acciaio salgono, le imprese temono, ma il capitale sa come recuperare

Andamento prezzi acciaio nel 2021

Da un lato i padroni dell'acciaio, e gli utilizzatori delle produzioni di acciaio, vogliono produrre e che si produca ancora di più; il consumo dell'acciaio ha ripreso alla grande e ha fatto fare quest'anno un balzo alla produzione italiana del 26% - di cui una quota rilevante e fatta nello stabilimento di Taranto; quindi sono ripresi i profitti e tutti riconoscono il "buon recupero del bilancio del 2021". 
A questo rialzo ha contribuito il taglio dei costi, in primis della forza-lavoro, con la continuità illegale della cassa integrazione-covid che ha toccato mediamente 3500 operai, pagata tutta dallo Stato, e con un taglio di più del 40% dei salari degli operai, a cui si è ora agganciata la cassaintegrazione ordinaria che prevedibilmente verrà prorogata di 3 mesi in 3 mesi; ma hanno contribuito anche i mancati costi per la realizzazioni o fermate degli interventi strutturali del piano ambientale, insieme alla continuità della situazione di mancate manutenzioni, per non parlare dei tempi lunghissimi per la ristrutturazione dei forni e realizzazione del forno elettrico.

Se tanto ci dà tanto, ad aumento della produzione e riduzione degli operai, chi resta deve lavorare di più.

Dall'altro lato, però, - come descrive Sole 24 Ore - ora il rincaro dei costi di energia elettrica ha fatto alzare i prezzi dell'acciaio. Ma non è solo questa la causa, per le leggi del capitale: la forte domanda di acciaio ha come conseguenza un aumento del prezzo dell'acciaio; questo fa parlare di "...momento di forti tensioni sul mercato dell’acciaio, per la vivacissima domanda legata alla ripresa mondiale e per la lievitazione dei prezzi".

Quindi, aumenta la concorrenza tra i capitali produttori di acciaio. Come i padroni e i governi pensano di affrontare questa situazione? Come sempre: ridurre la forza-lavoro e aumentare lo sfruttamento degli operai sul lavoro; ridurre i "costi indiretti" (CO2) o scaricarli sullo Stato, chiedendo ai governi soldi e soldi ancora.

In conclusione. Sia quando il capitale è in crisi, non produce quanto vorrebbe perchè i mercati sono ridotti e la domanda non tira, sia quando aumenta la produzione e mercato e domanda tirano, per gli operai, i reali produttori, è sempre una "iattura", mentre per i capitalisti c'è sempre la strada per salvaguardare o aumentare i propri profitti.

Questa è la base che spiega che tra classe operaia e classe capitalista e il loro sistema è lotta di classe.

DA ARTICOLI SU SOLE 24 ORE

"Per ora la forza d'urto del mercato dell'acciaio sembra ancora sufficiente a proteggere le imprese. Ma non c'è dubbio che il rincaro dei costi dell'energia impattere sui margini... ma - dice il presidente della Fdederacciai, Banzato - questo non comprometterà il "buon recupero del bilancio del 2021... gli strumenti per contenere il problema esistoono già, come interconnector (mercato unico dell'energia elettrica attraverso l'interconnessione con l'estero), e interrompibilità (pratica volta a prevenire malfunzionamenti nella distribuzione e black out generalizzati, governando la domanda di energia elettrica in base all'offerta disponibile), che ci aiutano a restare competitivi a livello europeo... un sostegno in più potrebbe essere rappresentato dai sistemi di compensazione sui costi indiretti (CO2)..." e suggerisce che si faccia come in Germania in cui il governo ha deliberato una prima compensazione di 90 milioni per il 2020.

  "La produzione italiana di acciaio del primi sette mesi del 2021 è salita a 14,9 milioni di tonnellate, con un rialzo del 26%"

L’ex Ilva è un asset decisivo per le ambizioni dell’Italia manifatturiera, senza l’acciaio che viene dal secondo impianto siderurgico d’Europa la nostra industria meccanica di trasformazione non avrebbe gli approvvigionamenti necessari, in quantità e qualità, per lavorare con la necessaria programmazione. Già oggi mancano i coils a Cornigliano e la stagione della raccolta del pomodoro rischia di andare sprecata perché manca alle aziende alimentari la banda stagnata destinata alle lattine. Sono stati messi sul piatto 2,5 miliardi di euro per il rilancio dell’ex Ilva e ci sono quindi le condizioni per ridurre le emissioni inquinanti, per tenere aperta l’area a caldo e per far partire i nuovi forni elettrici... ora si tratta, come chiedono anche i sindacati e come reclamano gli imprenditori dell’indotto, di accelerare i tempi per riportare l’impianto a produrre acciaio e richiamare così i lavoratori dalla cassa integrazione. Del resto con i prezzi dell’acciaio di oggi nessun capo-azienda che si rispetti manterrebbe l’impianto a scartamento ridotto. E l’obiettivo di produrre almeno 5 milioni di tonnellate nel 2021 è plausibile...".

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