Sulla situazione di Acciaierie d'Italia nulla si muove. Per gli operai la situazione resta a rischio e incerta, sul fronte cassintegrazione, futuri esuberi, sicurezza/salute, salario, bonifiche. L'unica e ultima cosa chiara è l’incredibile spostamento dei fondi previsti per le bonifiche nella disponibilità dei padroni reali dell’Acciaieria.
A fronte di questo, servono a pochissimo le lamentele di dirigenti sindacali, la richiesta permanente di incontri che non danno alcun risultato, e
intanto proseguire sui posto di lavoro in un tran tran collaborazionista
che permette tutto ai padroni e toglie tutto ai lavoratori; così come non servono a niente le inutili proteste di qualche politico jonico.
Bisogna andare alla lotta prolungata, allo sciopero generale prolungato che permetta a tutti i lavoratori e alle masse popolari di far sentire la loro protesta, ribellione e richieste urgenti per fronteggiare le emergenze generali.
Ci sono tante realtà lavorative a Taranto e in Puglia molto gravi: dalla Tessitura di Mottola, alla Cemitaly, alla Leonardo, alla Bosch di Bari, ecc. ecc. Occorre unirsi, non restare isolati, posto di lavoro per posto di lavoro, unirsi in un fronte unico di classe contro il fronte unico di padroni, governo e istituzioni.
Ma serve un sindacalismo classista e combattivo, come quello espresso, là dove è presente, dallo Slai cobas sc, ma che riguarda e interessa tutti i lavoratori e delegati che stanno lottando realmente, qualunque sia la sigla sindacale.
Bisogna arrivare ad unire lavoratori, organizzazioni sindacali e masse popolari in una battaglia reale per cambiare le cose, difendere seriamente i nostri interessi collettivi, aprire la strada ad un futuro che domanda un cambio di governo, un cambiamento dello Stato e della società a favore e delle mani dei lavoratori e delle masse popolari.
Una rivoluzione nella sostanza. Dato che nessuna fiducia possiamo avere, sulla base della verifica e dell’esperienza che abbiamo fatto anche a Taranto, nell’ammucchiata dei partiti parlamentari sempre al servizio dei padroni, della finanza, dei ricchi nel nostro paese e in Europa.
Serve una piattaforma operaia e popolare che assicura il minimo - l’integrazione del salario al 100% per i cassintegrati; il rifiuto di ogni licenziamento e chiusura dei posti di lavoro, No alle delocalizzazioni, il salario minimo garantito per i precari e i disoccupati; la fine degli appalti al massimo ribasso; il lavoro ai disoccupati per fronteggiare l’emergenza salute, sicurezza, scuole, sanità, bonifiche.
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