Siamo molto contenti che voi lavoratori del Collettivo Gkn siete qui a Taranto. Vi ringraziamo non solo perché state facendo questo giro in tante realtà di lavoro e di lotta, dal nord al sud, ma vi dobbiamo ringraziare per due lezioni che con la vostra lotta ci avete trasmesso; e questo è un valore che va a tutte le realtà di lavoro in particolare, ma non solo, anche a tutte le realtà di lotta.
Da un lato il problema della lotta. Quando c’è un attacco, come quello che sta avvenendo in tante fabbriche – qui a Taranto ne vediamo un aspetto in almeno due/tre e più situazioni – quando c’è questo attacco è una sorta di guerra che stanno facendo i padroni con il loro fronte compreso il governo; non è che il governo può salvare o fare qualcosa per i lavoratori, lo stiamo vedendo anche in questi mesi, in questi giorni – vedi l’indecente, scandalosa norma sulla delocalizzazione che fa solo il solletico alle grandi multinazionali che anche con il doppio delle sanzioni delocalizzano lo stesso. Ma se loro fanno questa guerra, dall’altra parte è una guerra che bisogna fare e a cui bisogna attrezzarsi. Allora dalla Gkn viene chiaro che, quando gli operai vengono buttati fuori dal posto di lavoro dopo tanti anni di sfruttamento, la fabbrica si deve occupare, si devono mettere in campo iniziative di lotta dura, continua, chiaramente faticosa; però lo si deve fare, non ci può essere rassegnazione. ci deve essere ribellione, ci deve essere la parola d’ordine “insorgiamo”: di che ti lamenti, diceva una vecchia canzone, prendi lu bastone e tira fora li denti. Questo messaggio viene dalla Gkn, in una situazione purtroppo non scontata, in cui fino a pochi mesi fa si parlava di lotta solo di altri settori, per esempio la logistica, ma le fabbriche sembrava non avessero voce e forza. Dalla Gkn e anche in altre lotte dove i lavoratori e le lavoratrici vengono licenziate, penso alla lotta alla Mugello, alla Caterpillar, ecc., ora invece gli operai si fanno sentire; e quando gli operai vengono in primo piano, che padroni e governo comincino a preoccuparsi!
Oggi sulla stampa Visco dichiara, molto preoccupato, che a fronte dell’aumento dei prezzi gli operai e i lavoratori ora possano cominciare a lottare per aumenti salariali, pure per quella miseria di scala mobile; e solo per questo i padroni e tutta la loro corte tremano. E’ bene che lo facciano, danno linfa alla lotta!
L’altra lezione dalla Gkn è la questione dell’unità, della costruzione della solidarietà che è altrettanto importante. Una lotta non può per tanto tempo reggersi da sola, questo è possibile se si costruisce l’unità intorno alla classe che ci farà passare dalla preistoria alla storia dell’umanità. E questo non riguarda solo gli appelli ad altre realtà, studenti, movimenti sociali, ecc. a sostenere la lotta degli operai – purtroppo questo negli anni in cui ci sono stati momenti duri di lotta degli operai dell’Ilva è successo scarsamente -; in questo tour che voi della Gkn state facendo state anche restituendo questa solidarietà, non solo alle altre realtà di lavoratori e lavoratrici ma anche a settori sociali in lotta, ora gli studenti che ora lottano, finalmente lottano contro la scuola dei padroni che anche uccide un nostro giovane studente-lavoratore; ma anche l’otto marzo c’è la lotta delle donne che doppiamente subiscono non una ma tante catene. Noi vogliamo che i lavoratori sostengano queste mobilitazioni, capiscano la ricchezza delle lotte e dello stare insieme, perché qui, ripeto, è una guerra che dobbiamo fare, per cui ci dobbiamo attrezzare.
In una assemblea telematica autoconvocata che abbiamo fatto a gennaio e dove ha partecipato uno dei vostri operai della Gkn, questi a un certo punto chiese: che cosa ne pensate dell’accordo, facciamo bene ad accettarlo? Noi dicemmo allora che non sputiamo sui risultati parziali quando sono frutto della lotta; anche i risultati parziali, come questo dell’accordo che avete fatto, danno fiducia nella lotta agli operai, perché se si perde sempre viene solo la sfiducia; danno forza non per fermare la lotta – e sicuramente anche quest’accordo, voi lo avete detto, non vi farà ancora dormire sonni tranquilli – ma per continuare a lottare, perché il problema non è solo le delocalizzazioni ma è tutto il sistema di sfruttamento capitalista che noi vogliamo che finisca, vogliamo abolire e rovesciare; e ci vuole ben più di una lotta anche grossa di una singola realtà.
Quindi il problema è che quando un risultato è il frutto della lotta – e senza la lotta non ci sarebbe stato neanche quell’accordo – è importante perché permette di elevare la coscienza della necessità di non fermarsi ma di avanzare. Permettetemi di ricordare una frase di Marx – che credo sia “amico” di tutti noi – che dice: se gli operai per viltà rinunciano alla lotta quotidiana rinunciano in realtà a fare una lotta più generale, che metta fine a questo sistema di lavoro salariato di sfruttamento, che si ponga il problema che altro che governo politici ecc., ci vuole il potere operaio, ci vuole un governo operaio…, che chiaramente non ce lo danno con le elezioni.
Questi due aspetti sono delle lezioni che dalla Gkn dobbiamo trarre e chiaramente vedendo gli aspetti di forza e gli aspetti di debolezza, vedendo gli aspetti che devono essere generalizzati e quelli specifici.
Anche rispetto ai sindacati confederali. Noi siamo dello Slai cobas da tempo e riteniamo che i sindacati confederali cogestiscono i piani dei padroni esono un danno per i lavoratori; però il problema è l’unità dei lavoratori. Anche alla Tessitura di Mottola noi ci stiamo battendo perché al di là delle tessere e delle iscrizioni sindacali gli operai devono pensare al loro interesse e per questo si devono unire; e diciamo che ci stiamo riuscendo, nelle assemblee che fanno i lavoratori Slai cobas, nelle riunioni vengono anche altri operai. Per questo occorre che uniamo la lotta più dura e anche intelligente verso i vertici sindacali, le segreterie con l’unità dei lavoratori, l’unità nella lotta. In questo senso anche questa esperienza di “collettivo della Gkn” è un'altra lezione e va generalizzata - liberandoci dall'illusione di poter determinare la linea del sindacato confederale, della Fiom quando oggi sempre più la battaglia è per la costruzione del sindacato di classe che unisca tutte le esperienze classiste e combattive della classe.
Gli operai anche a Taranto devono farsi una ragione che bisogna rimboccarsi le maniche e lottare decisamente.
Mi rivolgo agli altri presenti, dobbiamo portare la realtà di Taranto alla manifestazione del 26 marzo e quindi arrivederci al 26 marzo!
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