giovedì 16 giugno 2016

All'Ilva serve un'assemblea generale!

Ora i sindacati confederali all'Ilva si ricordano che forse qualche informazione agli operai di quello che sta avvenendo sulla svendita della fabbrica, nuovo gravissimo decreto,e loro effetti pesantissimi su salute, sicurezza, garanzia dei salari, ambiente, la devono dare. E stanno programmando per i prossimi giorni delle assemblee per reparto o aree.
MA NON E' QUELLO CHE SERVE.

Occorre, e gli operai più coscienti lo vogliono, un'ASSEMBLEA GENERALE, perchè gli operai possano, non solo stare a sentire, ma imporre la loro visione della situazione e decidere loro cosa bisogna fare.

I sindacati confederali non vogliono chiaramente questa assemblea generale che inevitabilmente si trasformerebbe in una loro forte contestazione da parte degli operai.
Vogliono assemblee ristrette in cui poter tenere sotto controllo e divisi gli operai, far pesare i legami e conoscenze tra delegati/funzionari sindacali e operai, e quindi lasciar tutto in attesa...; mentre governo, commissari e cordate padronali stanno svendendo il futuro degli operai e della popolazione di Taranto.

La situazione in fabbrica va sempre più peggiorando. Gli operai dicono che "siamo alle pezze", "pezzi di ricambio zero", e da un momento all'altro l'infortunio o l'incidente può succedere.
Anche sul fronte salari siamo a rischio. I 300 milioni dati dal governo coprivano fino a fine giugno. Nè il governo, a parte alchimie dell'ultimo momento, può dare altri soldi per l'andamento della fabbrica, e non per le bonifiche, senza incorrere nelle sanzioni della Comunità europea.
Il 10° decreto è, se fosse possibile, il peggiore e più illegale fatto finora: concede l'immunità e quindi il via libera a violazioni sulla sicurezza, sull'ambiente, ai nuovi padroni, dopo averla già data ai commissari; rinvia nuovamente, e questa volta fino addirittura al 2019 le prescrizioni Aia (tra cui la copertura dei micidiali parchi minerali) - di fatto vuol dire non farle mai; permette, infatti, ai nuovi padroni di modificare il piano ambientale (cioè di peggiorarlo); toglie ai nuovi acquirenti l'obbligo di restituire i 300 milioni e altri debiti (che quindi pagherà lo Stato, cioè i cittadini); ripresenta la strada della newco - in cui sarà salvata solo una parte della fabbrica e gli operai passeranno con una novazione di contratto all'insegna del jobs act - e della badcompany - in cui saranno messi debiti, risarcimenti, spese ambientali "improduttive" e migliaia di esuberi operai.

Senza la mobilitazione degli operai, gli ulteriori passaggi non possono che essere sempre più di attacco alle condizioni di lavoro, di salario, alla salute dentro e fuori la fabbrica.
Gli operai devono "liberarsi" dall'annebbiamento mentale e di coscienza che i sindacati confederali hanno attuato. 
Nessun lavoratore può sentirsi al riparo. Anche sul fronte dell'attacco alla salute, per esempio, i dati emersi dal registro tumori stanno a dimostrare che tutti gli operai e masse popolari possono essere colpiti, sia quelli residenti a Taranto che in provincia (anzi, paradossalmente (?) i dati dei tumori nella provincia risultano essere più alti di quelli in città).
Poi in fabbrica tutti, dal più lontano paese della provincia o della regione, si sta comunque 8 ore e tutti i giorni, e gli operai continuano a respirare emissioni nocive sempre e di più.
Anche ieri vi è stato uno slopping in acciaieria 1.

Per questo, ora per uscire in fabbrica da questo empasse, serve un'assemblea generale in cui gli operai possano trovare la forza dei loro numeri, dell'unità per ribellarsi e imporre una mobilitazione autorganizzata, fuori dai binari dei sindacati confederali.

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