A seguito dell'articolo pubblicato su questo blog il 16 giungo e ripreso da altri blog, "SERVE UN'ASSEMBLEA GENERALE ALL'ILVA" - che ripubblichiamo di seguito, è apparsa sul sito inchiostro verde questa dichiarazione del segretario generale della Fim-Cisl di Taranto e Brindisi, che fa una pietosa difesa dell'operato dei sindacati confederali, dicendo anche bugie (tipo sulla questione della chiusura della fabbrica che noi non vogliamo).
E' SOLTANTO PIETOSO...
(da inchiostro verde)
dichiarazione del segretario
generale della Fim-Cisl di Taranto e Brindisi Valerio D’Alò.
"Respingiamo con ogni forma di strumentalizzazione sulla questione
Ilva. Salvaguardare salute, ambiente e lavoro è fondamentale
per il rilancio del territorio tarantino. Ora che la fase
finale della vendita inizia a concretizzarsi, si intensificano i
messaggi, i pareri, i favorevoli, i contrari e una serie di
pseudo esperti che sembrano (a parole) avere a cuore le sorti
dei lavoratori dello stabilimento Ilva di Taranto.
Siamo ad un livello di ipocrisia, di una voglia di mettersi i
mostra, che va oltre ogni limite di accettabilità: sarebbe il
caso di chiedersi dov’erano, tutti questi signori, durante tutta
questa lunga difficile fase? Durante questi otto anni di crisi e
di salari decurtati. Ci accusano di non incontrare i lavoratori:
niente di più falso, visto che le ultime assemblee sono partite
già dalla scorsa settimana e – sembrerà strano a qualcuno – c’è
il rischio di trovarsi un’ora non retribuita, perché il
limite delle ore di assemblea le stabilisce il contratto,
non l’entusiasmo facile.
Adesso, anche chi quella fabbrica non sa nemmeno dove stia, si
lascia andare a ricette, previsioni date per certe su chi
compra. E tutto, naturalmente, a scapito dei lavoratori. Come
Fim Cisl continuiamo a testa alta a difendere Ambiente e Lavoro e se,
in questa difficile “partita” – da molti giocata sulla
pelle dei lavoratori – avranno la meglio i profeti di sventura,
vorrà dire che avremo perso quella “scommessa” in cui crediamo
da anni.
In merito ai paventati “4000 esuberi”, inoltre, ci sembra
strano scoprire la preoccupazione da chi quella fabbrica la
vuole chiusa e quindi con più di 11000 esuberi. Quelli non
siamo e non saremo noi. E i lavoratori sanno bene chi chiamano quando
sono in difficoltà. A noi è questo che interessa, al di là
dei facili luoghi comuni fondati sulle critiche a prescindere,
che gli stessi lavoratori possano avere sul sindacato.
Non escludiamo la mobilitazione nella maniera più assoluta, lo
stiamo già facendo per il contratto, ma questa deve avere
obiettivi e bersagli certi. Non faremo come chi vuole sfruttare
la delusione dei lavoratori per le prossime amministrative o per
andare a favore o contro un governo. Il decreto ha lati oscuri
palesi, lo abbiamo detto, ma non è creando divisioni che
risaneremo la città e rilanceranno l’occupazione".
Ora i sindacati confederali all'Ilva si ricordano che forse qualche informazione agli operai di quello che sta avvenendo sulla svendita della fabbrica, nuovo gravissimo decreto,e loro effetti pesantissimi su salute, sicurezza, garanzia dei salari, ambiente, la devono dare. E stanno programmando per i prossimi giorni delle assemblee per reparto o aree.
MA NON E' QUELLO CHE SERVE.
NOSTRO ARTICOLO: "SERVE UN'ASSEMBLEA GENERALE ALL'ILVA"
Occorre, e gli operai più coscienti lo vogliono, un'ASSEMBLEA GENERALE, perchè gli operai possano, non solo stare a sentire, ma imporre la loro visione della situazione e decidere loro cosa bisogna fare.
I sindacati confederali non vogliono chiaramente questa assemblea generale che inevitabilmente si trasformerebbe in una loro forte contestazione da parte degli operai.
Vogliono assemblee ristrette in cui poter tenere sotto controllo e divisi gli operai, far pesare i legami e conoscenze tra delegati/funzionari sindacali e operai, e quindi lasciar tutto in attesa...; mentre governo, commissari e cordate padronali stanno svendendo il futuro degli operai e della popolazione di Taranto.
La situazione in fabbrica va sempre più peggiorando. Gli operai dicono che "siamo alle pezze", "pezzi di ricambio zero", e da un momento all'altro l'infortunio o l'incidente può succedere.
Anche sul fronte salari siamo a rischio. I 300 milioni dati dal governo coprivano fino a fine giugno. Nè il governo, a parte alchimie dell'ultimo momento, può dare altri soldi per l'andamento della fabbrica, e non per le bonifiche, senza incorrere nelle sanzioni della Comunità europea.
Il 10° decreto è, se fosse possibile, il peggiore e più illegale fatto finora: concede l'immunità e quindi il via libera a violazioni sulla sicurezza, sull'ambiente, ai nuovi padroni, dopo averla già data ai commissari; rinvia nuovamente, e questa volta fino addirittura al 2019 le prescrizioni Aia (tra cui la copertura dei micidiali parchi minerali) - di fatto vuol dire non farle mai; permette, infatti, ai nuovi padroni di modificare il piano ambientale (cioè di peggiorarlo); toglie ai nuovi acquirenti l'obbligo di restituire i 300 milioni e altri debiti (che quindi pagherà lo Stato, cioè i cittadini); ripresenta la strada della newco - in cui sarà salvata solo una parte della fabbrica e gli operai passeranno con una novazione di contratto all'insegna del jobs act - e della badcompany - in cui saranno messi debiti, risarcimenti, spese ambientali "improduttive" e migliaia di esuberi operai.
Senza la mobilitazione degli operai, gli ulteriori passaggi non possono che essere sempre più di attacco alle condizioni di lavoro, di salario, alla salute dentro e fuori la fabbrica.
Gli operai devono "liberarsi" dall'annebbiamento mentale e di coscienza che i sindacati confederali hanno attuato.
Nessun lavoratore può sentirsi al riparo. Anche sul fronte dell'attacco alla salute, per esempio, i dati emersi dal registro tumori stanno a dimostrare che tutti gli operai e masse popolari possono essere colpiti, sia quelli residenti a Taranto che in provincia (anzi, paradossalmente (?) i dati dei tumori nella provincia risultano essere più alti di quelli in città).
Poi in fabbrica tutti, dal più lontano paese della provincia o della regione, si sta comunque 8 ore e tutti i giorni, e gli operai continuano a respirare emissioni nocive sempre e di più.
Anche ieri vi è stato uno slopping in acciaieria 1.
Per questo, ora per uscire in fabbrica da questo empasse, serve un'assemblea generale in cui gli operai possano trovare la forza dei loro numeri, dell'unità per ribellarsi e imporre una mobilitazione autorganizzata, fuori dai binari dei sindacati confederali.
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