(Da Welcome Taranto)
OLTRE LA RETORICA "UMANITARIA" DEL PD
Neanche un parola è stata spesa dai deputati Pd in visita all’hospot di Taranto in riferimento alle gravi violazioni dei diritti dei migranti. E nulla sapevano dei ‘respingimenti differiti’ avvenuti in città.
Le parole utilizzate dai deputati del Pd per commentare la visita all’interno dell’hotspot ripercorrono uno schema narrativo ormai consolidato. I deputati, infatti, durante la conferenza stampa all’esterno della struttura, hanno richiamato una serie di immagini dal deciso sapore umanitario: salvataggi in mare, accoglienza dei bambini, drammi e dovere di ospitalità. Si tratta, evidentemente, di immagini forti, capaci di provocare empatia e commozione. Ci sembra, però, che l’utilizzo di questa retorica umanitaria e dell’accoglienza di fronte alla porta d’ingresso dell’hotspot di Taranto sia per lo meno fuori contesto.
L’hotspot, infatti, non è un luogo di accoglienza incondizionata. È, al contrario, un meccanismo di selezione e differenziazione arbitraria tra richiedenti asilo e cosiddetti migranti economici. Ai primi viene concessa la possibilità di richiedere protezione internazionale. Ai secondi, che pure hanno il diritto anch’essi di manifestare la volontà di chiedere protezione internazionale, questa possibilità è preclusa. Si tratta di una grave violazione del diritto d’asilo. È bene ricordarlo: tutti i migranti possono avvalersi della volontà di richiedere protezione internazionale. Nessuna selezione in ragione della nazionalità di provenienza è compatibile con la normativa vigente.
Non parliamo di un’astratta violazione dei diritti. Siamo di fronte, al contrario, ad una violazione che espone centinaia di persone a tutte le conseguenze giuridiche e sociali legate alla conduzione giuridica di illegalità. Ci riferiamo, ad esempio, alle diverse centinaia di migranti marocchini che, in base ad una presunta autodichiarazione di essere “migrante economico”, nell’hotspot di Taranto hanno ricevuto un provvedimento di respingimento differito. Questo provvedimento espone i migranti ad una serie di difficoltà, lasciandoli sul territorio senza documenti, in condizione giuridica di vulnerabilità, senza possibilità di lavorare regolarmente, di accedere alle misure di accoglienza.
Per molti migranti provenienti dall’Egitto, invece, l’hotspot ha aperto le porta al rimpatrio forzato e diretto via aereo. Anche da questo punto di vista, l’hotspot è tutt’altro che un luogo di accoglienza. In ragione degli accordi bilaterali tra Italia ed alcuni paesi di partenza, tramite l’hotspot i migranti provenienti da specifici Paesi vengono rimandati al punto di partenza, appena dopo la traversata in mare e tragici viaggi nel deserto.
Le riflessioni sull’hotspot non possono limitarsi ad indagare la qualità della struttura e la pulizia della stessa, senza che una parola venga spesa sul suo meccanismo di funzionamento. L’hotspot è e rimane un grave dispositivo di limitazione arbitraria e selettiva dei diritti dei migranti.
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