sabato 19 dicembre 2015

Ilva, non passa l'emendamento, agitazione delle imprese dell'indotto - basta lottare per conto della confindustria, con sindacalisti agli ordini di Cesareo. Gli operai devono lottare per sè, fuori e contro padroni, istituzioni locali, i vari Chiarelli, Vico e Pelillo, ecc., governo e sindacati confederali, per imporre un decreto operaio a tutela di salario, lavoro, salute

TARANTO - Torna lo stato di agitazione fra le imprese dell'indotto Ilva di Taranto dopo la notizia della bocciatura dell'emendamento che avrebbe dovuto consentire un piu' agevole accesso delle stesse al Fondo di Garanzia.
Lo annuncia Confindustria Taranto precisando che "le aziende appaltatrici hanno di fatto visto tramontare la possibilita' di ottenere un po' di ossigeno per le loro casse gia' asfittiche, eventualita' che  sarebbe stata resa possibile se il provvedimento presentato dall'on. Michele Pelillo, capogruppo Pd alla Commissione Finanze della Camera, e da altri deputati, fra i quali l'on. Ludovico Vico, non fosse stato respinto". Confindustria aveva caldeggiato la modifica delle modalita' di accesso al Fondo, proprio "per consentire - spiega l'associazione - alle imprese, ancora creditrici di 150 milioni di euro (maturati, come si ricordera', durante la gestione commissariale Ilva) di poter contare su risorse utili a proseguire nelle loro attivita' e in molti casi a evitare il fallimento".
Le aziende "ora potrebbero tornare, alla luce delle recenti vicende, sul piede di guerra, assumendo - conclude Confindustria - soluzioni anche drastiche al loro interno (con la messa in liberta' del personale) e col blocco delle forniture all'Ilva. Torniamo a ribadirlo: c'e' un intero sistema che va recuperato e di questo sistema le nostre aziende sono parte integrante e fondamentale".


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