Come avevamo annunciato, parte la nuova serie della Formazione Operaia (che con la prossima settimana riprenderà ad uscire on line di giovedì), centrata sul ruolo della classe operaia in tutti i campi nella lotta per rovesciare la dittatura della borghesia (il potere dei padroni) con la rivoluzione, e costruire la dittatura del proletariato (potere della classe operaia), potere da difendere da ogni restaurazione capitalista e da ogni ritorno al potere della borghesia, vecchia e nuova, continuando la rivoluzione verso una società di liberi e uguali che è giusto chiamare comunismo.
Ripartiamo, quindi, da quella che è stata fino ad oggi la punta più alta di questa lotta, dell'assalto al cielo da parte della classe operaia: la Rivoluzione culturale proletaria in Cina.
Noi pensiamo che la Rcp in Cina sia stata la terza grande rivoluzione che ha attraversato il secolo, le tre tappe della via rivoluzionaria del movimento operaio, del movimento comunista: la Comune di Parigi, la Rivoluzione d'Ottobre e la Grande rivoluzione culturale proletaria.
La ribellione delle masse giovanili e poi proletarie a Shanghai e infine i dei contadini che ha attraversato la Cina in quel decennio è un grandissimo fenomeno di massa come l'umanità raramente ha vissuto.
La Comune di Shanghai lancia lo slogan, che poi dilagherà negli anni '70 ma la cui validità è difficile
negare anche oggi, “la classe operaia deve dirigere tutto”. E' la classe operaia che nel cuore delle fabbriche mette in discussione tutti gli aspetti sia della condizione operaia, sia del rapporto tra operai e potere socialista. La dialettica che sviluppa la Rivoluzione culturale proletaria (Rcp) a Shanghai, la forma che essa assume, quella della Comune di Shanghai, le forme in cui si sviluppa la lotta nelle fabbriche, in quegli anni, mise in discussione la natura socialista dei seguaci della via capitalista che monopolizzavano in quel momento il potere socialista in Cina. Le figure di Questi seguaci, Liu shao Chin, Deng Shiao Ping incarnavano le classi sociali che permangono nel socialismo, che rappresentano le diverse fazioni che si andavano ridefinendo al servizio dei propri interessi, e che coprivano sotto le bandiere rosse il nero disegno di ristabilire regole e leggi che sotto il manto socialista sono in realtà le forme del capitalismo che ritornano.
E' la classe operaia che mette in discussione tutto questo nel partito, nelle fabbriche, nella società, nel campo culturale.
La guerra di bassa intensità e di ribellione che si sviluppa a Shanghai tra il comitato di partito ufficiale e la Comune di Shanghai è qualcosa che difficilmente la storia ha visto, soprattutto perchè tutti temi sono stati messi in discussione.
La Comune di Shanghai mette in discussione il problema che il socialismo sia alti salari e potere centralizzato, la Comune di Shanghai mette in discussione che anche nelle fabbrica le leve di comando debbano essere tenute dalla produzione e se a base dell'azione della classe nella produzione vi debba essere il solo interesse dello sviluppo economico e non il rimodellamento dello sviluppo economico secondo l'idea del potere operaio e dei nuovi valori che il socialismo in marcia verso il comunismo vuole affermare.
Nel concetto de “la classe operaia deve dirigere tutto” che sarà l'anello di collegamento e anche di contraddizione tra operai e studenti in Cina nella Rcp ci sono problemi difficilissimi da risolvere anche nelle società che hanno attraversato una rivoluzione, e che tutte le società che attraversassero una rivoluzione si troverebbero a doversi misurare, compreso nel nostro paese:
Chi comanda nel socialismo, che succede nelle università, se l'universo degli intellettuali, della cultura, dell'arte debbano rimanere quelli di prima, gestiti da artisti di sinistra che si dicono comunisti o debbano essere attraversati da un rovesciamento che rovescia la piramide e ristabilisce un nuovo rapporto tra classe operaia, proletariato concreto e sovrastruttura della società?
“La classe operaia deve dirigere tutto” della Rcp è la classe operaia che attraversa tutto l'universo della sovrastruttura, dall'Università all'arte, agli apparati del consenso, ai giornali, perchè il punto di vista della classe operaia, del proletariato complessivo, delle masse popolari domini e orienti l'attività che vi si svolge e non sia un'attività separata che riproduce la divisione del lavoro e la dicotomia tra intellettuali e popolo, tra intellettuali e classe che fa poi dell'università il luogo dei baroni o dei nuovi mandarini.
La Rcp pone al centro il problema: cos'è il potere socialista, come è fatto, che significano elezioni in un sistema socialista, quali organi di potere?
La rivoluzione d'ottobre aveva già risolto questo problema col sistema dei Soviet, però l'iter della rivoluzione socialista in Urss ha dimostrato che questo potere non si conservò in quelle forme.
Ma non bastava affermare che le masse avevano il potere, bisognava incarnarlo in forme organizzative che ne permettessero l'esercizio reale e la Rcp questo cerca di fare. Lo fa a volte in forme ingenue, difficile da governare effettivamente in un grandissimo paese così pieno di contraddizioni e di diversità come era la Cina; ma in qualche maniera indicano il segno che il potere dal basso, il socialismo poteva realizzare.
Ma tutto ciò non viene fatto come problema del potere, problema puro della rappresentanza, ma una rappresentanza legata alla trasformazione. E qui che la Rcp sviluppa in particolare le esperienze più complesse e meno conosciute.
Nelle fabbriche come si attacca la divisione del lavoro? Non basta dire: gli operai comandano, non basta costruire un organismo operaio che comanda di più, occorreva mettere in discussione la vita quotidiana di fabbrica. Come evitare che il sistema di fabbrica rimanga quello di tecnici e operai, di capi e subordinati? In una situazione di necessità della produzione urgentissime, dato che si trattava di un paese che usciva da un ampio sottosviluppo? Come non accettare che la produzione fosse modellata secondo i criteri che impone il sistema produttivo nel suo insieme e il mercato mondiale?
In Cina durante la Rcp vengono aggrediti problemi di come delle grandi fabbriche possono non essere fattore di distruzione ambientale e di vite umane. E durante la Rcp si affrontano esperienze concrete. C'è l'esempio del petrolchimico di Tachai, un enorme petrolchimico che inquinava, distruggeva l'agricoltura. La sfida della Rcp affrontò questo problema, cercò delle soluzione, e la zona di questa fabbrica fu trasformata in un luogo in cui si coltivavano i fiori, oltre che produrre chimica.
Il messaggio che si voleva dare, era che il socialismo non può essere una soluzione statalizzata ma del sistema capitalista, caso mai in mano ai comunisti. Ma doveva cambiare il modo di produrre per rendere possibile che i disastri prodotti dal sistema capitalista potessero essere rimossi, non nel cielo delle idee ma nella pratica di una realtà effettiva di fabbriche e territori.
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