Amianto in Ilva, l’appello dei Liberi e Pensanti: “I cittadini ed i lavoratori di questo territorio non sono al sicuro”

Il comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” torna a porre l’attenzione sulla presenza di amianto negli impianti produttivi dell’Ilva, con particolare riguardo per l’Altoforno n. 3, dal 1994 dismesso senza che vi siano stati i conseguenti e dovuti interventi di bonifica del sito. 
«Facciamo un appello alla cittadinanza – ha dichiarato Massimo Battista, vicepresidente del comitato dei “Liberi e Pensanti” – per informare che i cittadini ed i lavoratori di questo territorio non sono al sicuro. Ci risulta che ci siano impianti in marcia e dismessi che non sono stati messi in sicurezza».
Nella foto, da sinistra. Massimo Battista, Nicola Sammali, Cataldo Ranieri.
A tal proposito Massimo Battista ha ricordato i tre esposti presentati in Procura; dal primo, datato ottobre del 2014, passando per l’esposto di novembre del medesimo anno e, per finire, dell’ottobre del 2015. A distanza di circa due anni e mezzo dal primo esposto il comitato chiede, a nome di
Battista, se la Magistratura tarantina, a fronte dei rilievi e delle informazioni depositate dal comitato, ha aperto una procedura o se ha ritenuto opportuno archiviare la documentazione. Nei suddetti esposti il comitato chiedeva l’accertamento da parte degli organismi giudiziari in riferimento alla presenza di amianto negli impianti produttivo dell’Ilva, come peraltro accertata dalla relazione del Ministero dell’Ambiente, a fronte dell’avvenuta “Mappatura dei rifiuti pericolosi o radioattivi e del materiale contenente amianto aggiornata al 30 giugno 2016”, ufficializzata nel dicembre del 2016.
In conseguenza dei risultati emersi dalla suddetta mappatura, il ministero ha redatto un Piano anti-amianto  per la rimozione e la bonifica dello stesso che, per quanto attiene l’Ilva di Taranto, prevede 18 interventi prioritari e un costo previsto di 36 milioni di euro.
Battista si è mostrato critico in riferimento ai suindicati interventi di bonifica, visto che la legge nazionale che ha vietato la presenza di amianto risale al 1992 (legge n. 257 del 27 marzo 1992, “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto”). In riferimento alla decennale inottemperanza delle misure e degli interventi relativi alla cessazione dell’impiego di amianto in Ilva, Battista ha specificato dell’esistenza di una sentenza di primo grado del Tribunale di Taranto (risalente al maggio 2014) con la quale sono stati condannati 27 tra ex dirigenti della gestione pubblica dello stabilimento (tra i quali gli ex direttori Sergio Noce, Luigi Spallanzani e Giovanni Gambardella) e dirigenti della gestione privata, quali Luigi Caporosso ed Ettore Salvatore nonché l’ex presidente dell’Ilva, Fabio Riva.
Battista ha poi specificando che, negli esposti presentati dal comitato, si fa riferimento al censimento degli impianti produttivi dell’Ilva, effettuato dalla stessa azienda in amministrazione straordinaria nel 2015. Secondo tale report, dichiara Battista, “è stata accertata la presenza di amianto in tutti e 5 gli altiforni dell’Ilva di Taranto”. SI è poi soffermato sulla condizione in cui versa Afo 3. Quest’ultimo, dismesso nel 1994, un anno prima della privatizzazione dello stabilimento siderurgico, “è rimasto abbandonato senza che si procedesse con le bonifiche. Le fibre di amianto che lo compongono – ha proseguito – si stanno progressivamente sfaldando e, favorendo la volatilità di questa sostanza killer che si riversa sul vicino quartiere Tamburi”.
In riferimento agli interventi di bonifica in corso, ha poi aggiunto che, per quanto concerne l’acciaieria n.1, “si sta procedendo con la rimozione del convertitore n. 1” e, essendo l’acciaieria un impianto a ciclo integrale nel quale non si può fermare la produzione, Battista aggiunge che “si sta procedendo con tali operazioni in presenza degli operai. A tal proposito ci domandiamo se gli operai sono stati informati o meno di questi interventi di bonifica ma ci risulta che molti di loro non ne sono al corrente”.
Sulla questione amianto in Ilva è intervenuto anche il presidente del comitato, Cataldo Ranieri. “Ultimamente sono diventati tutti paladini dell’amianto e delle bonifiche – ha affermato –quando invece per decenni sindacati e partiti politici hanno fatto solo clientelismo sull’amianto, favorendo solo i prepensionamenti dei lavoratori e sostituendoli con nuovi lavoratori, in cambio di voti e tessere sindacali”.