Ohana OdV e Babele APS, attraverso rispettivamente Daniela Lafratta ed Enzo Pilò, chiedono la convocazione del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione.
Siamo costretti a ricorrere allo strumento del comunicato stampa per provare ad ottenere la convocazione del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, organismo diretto dalla Prefettura e che vede la partecipazione del Sindaco del Comune capoluogo di provincia, ASSL, Sindacati, organizzazioni datoriali, terzo settore.
Da troppo tempo le istituzioni latitano sul territorio e sul tema immigrazione. Da oltre due anni chiediamo insistentemente che il Consiglio venga convocato, come previsto dalla legge, per pianificare e costruire indispensabili interventi e politiche condivise.
A maggior ragione nel grave momento che stiamo attraversando è urgente che ognuno si faccia carico, nell’ambito delle proprie competenze, del monitoraggio del territorio e si assuma le proprie responsabilità per arginare e prevenire la diffusione del contagio, attraverso l’applicazione di ciò che la normativa impone e con la partecipazione di tutti i soggetti a cui sono attribuiti poteri di intervento.
Durante tutta la prima fase del lock down, il terzo settore è stato costretto, in autonomia e quasi in solitudine, a ricercare soluzioni di supporto alloggiativo e alimentare in favore di quanti non riuscivano ad accedere ai servizi e alla tutela della salute. Assolutamente assente, per tutto il tempo, il ruolo di coordinamento che avrebbe dovuto assumere la Prefettura. Infruttuosamente abbiamo confidato che, almeno in questa nuova fase, ci sarebbe stato un impegno a colmare le lacune e, invece, dobbiamo amaramente osservare la perdurante inerzia degli organi preposti, tanto nell’inadempimento dei propri doveri istituzionali quanto nella continua omissione delle azioni dettate dalla legge a tutela dei richiedenti asilo. Da diverse settimane, infatti, un certo numero di richiedenti protezione internazionale è costretto a vivere e dormire per strada a causa del silenzio della Prefettura che, ad oggi, non ha ancora provveduto all’obbligo d’inserimento nel sistema di accoglienza, non ottemperando a quanto previsto dalla L. 142/2015 e ad esclusivo danno e discapito dei richiedenti asilo. Al fine di salvaguardare la salute pubblica e quella dei singoli costretti a vivere per strada, è stata predisposta e inviata una diffida ad adempiere alla Prefettura e, per conoscenza, anche al Dipartimento di prevenzione della Asl. A tale richiesta l’unica risposta delle istituzioni, tutte, è stato ancora una volta il silenzio. È evidente che questi uomini corrano, in questo momento e in queste condizioni, un grave rischio per la salute propria e collettiva.
Ci domandiamo, ancora, quali siano i servizi pubblici a bassa soglia previsti dal Comune, quali siano i regolamenti per accedervi e quali siano le misure previste per le emergenze in favore dei soggetti fragili.
Siamo convinti che, se messi in condizione di poter dialogare fra loro, tutti i soggetti istituzionali e del terzo settore siano capaci di costruire prassi e percorsi utili alla collettività, motivo per il quale chiediamo con forza che chi è investito del ruolo di coordinamento agisca nell’adempimento dei propri doveri”.
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