mercoledì 11 novembre 2020
Vedi video della lotta a Genova su Repubblica
La manifestazione è arrivata davanti alla Prefettura dove c'è stato qualche momento di tensione con la polizia, poi gli agenti si sono tolti i caschi ed è scattato l'applauso dei siderurgici, nel pomeriggio un licenziamento è stato ritirato e la protesta è rientrata
Con il solito tripudio di petardi e fumogeni, il corteo dei lavoratori Arcelormittal di Genova è arrivato a destinazione, sotto la prefettura. Dopo qualche istante di faccia a faccia tra manifestanti e forze dell'ordine, la polizia ha accolto la richiesta dei lavoratori, facendo un simbolico passo indietro e togliendosi i caschi. Una delegazione guidata dal segretario genovese della Fiom, Bruno Manganaro, e da quello della Camera metropolitana del lavoro, Igor Magni, è poi entrata nel palazzo del governo per incontrare il prefetto, Carmen Perrotta. "Dopo il fascismo, metodi come la serrata non si sono praticamente più visti. Un metodo barbaro, che non è previsto da nessun ordinamento: l'azienda ti mette in libertà, vai a casa senza stipendio, senza niente, a tempo indeterminato", attacca Manganaro.
Tanta la solidarietà delle tute blu delle altre fabbriche genovesi, che si sono unite alla protesta. Un lungo corteo che, nel momento di massima partecipazione, ha sfiorato le mille persone. "La classe operaia genovese sa cosa vuol dire subire processi di ristrutturazione, anche se fatti così non si vedevano da decenni- prosegue Manganaro- i lavoratori di Mittal sono ben voluti dagli altri lavoratori, che sanno che una cosa di questo tipo non è accettabile e mandano un messaggio al governo, che è responsabile di questa vicenda". Il sindacalista ricorda che i metalmeccanici di Arcelormittal "sono i lavoratori della fabbrica in cui c'era Guido Rossa, barbaramente ucciso dalle brigate rosse. Non hanno avuto paura allora, figuriamoci se hanno paura della signora morselli. Oggi noi continuiamo a difendere la fabbrica e i lavoratori". Resta sullo sfondo (e in numerosi cori) la frattura sindacale con Fim Cisl e Uilm, che non hanno aderito alla mobilitazione. "In questo momento, penso ai lavoratori che sono qui in sciopero, al loro futuro e alla città di Genova- taglia corto Manganaro- se c'era chi non aveva altro da fare che polemizzare con la Fiom, è un problema suo. Quando è giusto bisogna lottare, non si può lottare solo quando conviene o quando hai l'illusione della certezza di vincere. Non è questo il nostro modo". Intanto, l'azienda ha già inviato circa 250 lettere di sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, in attesa della cassa integrazione, a causa del blocco dei varchi merci della fabbrica, in corso da lunedì. "Mittal ha cercato di mascherare la serrata con la formula della consegna delle lettere individuali: è chiaro che è un pretesto- commenta Magni- ci aspettiamo il peggio, ma credo che adesso sia l'ora di dire basta. Penso che il governo abbia perso fin troppo tempo in questi mesi, non ha più scuse: deve intervenire, deve riportare una situazione di normalità e risolvere quello che sta accadendo in questa città e nelle altre città in cui ArcelorMittal è insediata".
Genova, tensione al corteo Arcelor Mittal: gli agenti si tolgono il casco e gli operai applaudono
L'incontro in prefettura si è concluso poi con il ritiro da parte dell'azienda di tutte le 250 lettere di sospensione dall'attività lavorativa inviate ieri e la fine di scioperi e blocchi a varchi avviati dai lavoratori per protestare contro i licenziamenti comunicati dalla società. Inoltre è stato reintegrato Luigi Guadagno, l'operaio che aveva ricevuto la comunicazione di licenziamento per aver denigrato il direttore in un messaggio vocale su whatsapp: per lui scattano tre giorni di sospensione. "Pensiamo di aver portato a casa con questo sciopero e con questa mobilitazione un risultato - ha detto il segretario Fiom Genova, Bruno Manganaro - Ora, dopo questa mediazione, si tratta di tornare a discutere del futuro di questo stabilimento".
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