mercoledì 27 luglio 2022

Ex Cementir/Cemitaly - Inevitabili altri 12 mesi di cigs - ma su tutto il resto lo Slai cobas ha detto un netto NO!


L'incontro tenutosi ieri in Regione per la prima volta è stato convocato unitariamente, per cui insieme ai sindacati confederali sono stati presenti Slai cobas per il sindacato di classe e Usb. 
Questo è stato il frutto della protesta esplicita dello Slai cobas contro gli incontri separati fatta nel precedente incontro regionale, e, quindi, per la prima volta si è rotto questo assurdo andazzo che cancellava la volontà dei laviratori di decidere liberamente il sindacato in cui organizzarsi. 
E' rimasto, su volontà dell'azienda e dei sindacati confederali, la firma solo di queste parti dell'accordo formale di consultazione per la nuova cassintegrazione. 

Ma onestamente a noi interessa che sulle decioni sostanziali per l'occupazione futura non ci siano Tavoli in cui si decide e Tavoli in cui semplicemente si informa a cose fatte. 

Per questo ieri sono stati importanti gli interventi della rappresentante dello Slai cobas che, contro "l'aria fritta" delle cosiddette "politiche attive del lavoro" che in realtà sono "politiche passive", di accompagnamento ai licenziamnti, ha posto altri obiettivi e altra strada e la necessità a settembre che si convochi un reale Tavolo di discussione nel merito delle prospettive occupazionali.  

Questa proposta ha trovato il consenso della Regione e la non opposizione (esplicita da parte della Uil) dei sindacati confederali. 

Lo Slai cobas sc ha detto:

1) che, dato che per responsabilità di azienda e Istituzioni nei precedenti periodi di cig nulla si è fatto per passare da cassintegrazione a lavoro effettivo, perchè questa situazione non ricadesse sui lavoratori togliendo loro il reddito, la ulteriore cassintegrazione di 12 mesi a partire da settembre prossimo è inevitabile;

2) ma perchè non sia un altro anno inutile (poi il governo e la maggiorparte dei partiti parlamentari dicono che sarebbero i lavoratori che vogliono essere "assistiti", prendere soldi e non lavorare, quando è chiaro invece che è il governo, per difendere gli interessi dei padroni che aprono e chiudono fabbriche, che vuole lavoratori che stiano per anni con l'elemosina della cassintegrazione e con davanti solo la prospettiva di licenziamenti o miseri incentivi alle dimissioni), respingiamo nettamente le ipotesi di "politiche attive" presentate nell'incontro; perchè, uno, hanno già dimostrato negli anni passati che non creano nessun posto di lavoro; due, si poggiano tutte sulla azione/ricerca individuale del lavoratori e non su soluzioni collettive;

3) per questo le proposte portate dalla Slai cobas sono: occupare i lavoratori nei necessari (anche per la cittadinanza) lavori di bonifica dell'area industriale (presenti in piani e progetti da circa 10 anni e mai effettivamente realizzati o portati a compimento); finalizzare a questi lavori di bonifica i corsi di formazione. 

4) A settembre discutiamo nel merito, in maniera concreta; senza questo passaggio diventano parole che accompagnano una "lenta morte" degli operai le ipotesi futuribili - da qui a 10 anni - di riconversione industriale per la produzione di idrogeno verde.

Riportiamo alcuni stralci dell'articolo fatto dal Corriere di Taranto sul Tavolo regionale 

Ex Cementir, altri 12 mesi di cassa
 
Sino al prossimo 16 settembre: siglato l'accordo presso la task force regionale per l’occupazione

GIANMARIO LEONE
PUBBLICATO IL 27 LUGLIO

E’stato raggiunto l’obiettivo primario di mettere in sicurezza il futuro prossimo degli ultimi 45 lavoratori ex Cementir (all’inizio della vertenza erano oltre 70, negli ultimi mesi in 3 hanno optato per il trasferimento nei siti Italcementi del nord, altri invece si sono licenziati provando altre strade, senza dimenticare la possibilità per i lavoratori di accettare l’incentivo all’esodo che però potrebbe venir meno qualora dovesse andare in porto un progetto di riconversione industriale)...
La proroga è stata possibile grazie allo strumento previsto dall’articolo 62 della Manovra finanziaria 2022, che aggiunge il nuovo articolo 22-ter al D.Lgs. n. 148 del 2015, rubricato “Accordo di transizione occupazionale”...
Nell’ultima riunione della task force regionale, Italcementi non aveva ancora sciolto positivamente la riserva per accedere a questo strumento, visto che il ricorso al meccanismo di transizione comunque comporta un onere per l’azienda, il versamento del 9 per cento dei contributi previdenziali all’Inps. Ciò detto, anche ieri i rappresentanti dell’azienda hanno chiarito ancora una volta la loro posizione sul futuro dell’ex cementificio, a prescindere dall’ottenimento degli ulteriori 12 mesi di ammortizzatori sociali: la Cemitaly non tornerà a produrre cemento e il sito produttivo di Taranto resta in vendita.
Questi ulteriori dodici mesi di tempo, come riportato tempo addietro, dovrà servire o almeno questo si spera, nel provare a portare a compimento, almeno da un punto di vista burocratico-amministrativo, la proposta lanciata a metà marzo dalla Fillea Cgil di Taranto e dal suo segretario Francesco Bardinella, ovvero quella di riconvertire l’ex Cementir di Taranto (oggi denominata Cemitaly) in un impianto di produzione di idrogeno verde.
L’idea della Fillea Cgil è quella di di candidare il sito ex Cementir di Taranto al bando per la riqualificazione aree industriali dismesse per la produzione di idrogeno verde. Il bando è nazionale, l’ha promosso il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, rientra nel PNRR e l’adesione al bando dovrà essere portata avanti dalla Regione Puglia, che proprio nelle scorse settimane si è candidata come territorio per ospitare la localizzazione del “Centro Nazionale di Alta Tecnologia per l’Idrogeno” (Hydrogen Valley), come previsto dal Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR). Indicando Taranto tra le province che potranno ospitare impianti per la produzione di idrogeno...
Al massimo entro la fine dell’estate sarebbe dovuta arrivare la valutazione del ministero della Transizione ecologica (MiTE) sulle proposte presentate per l’idrogeno. Soltanto dopo la Regione Puglia potrà lanciare il bando rivolto alle aziende e alle pubbliche amministrazioni proprietarie delle aree che ricadono nel perimetro del Sito di interesse nazionale di Taranto (SIN), affinché quest’ultime indichino i luoghi possibili per fare l’investimento. Ma con la caduta del governo Draghi, nonostante quest’ultimo continuerà ad occuparsi dell’attuazione del PNRR, il rispetto dei tempi è ancora più incerto..."

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