mercoledì 20 luglio 2022

Ex Ilva, lo stop all'altoforno di Taranto minaccia anche Novi

Prosegue la cassa integrazione per 150 dipendenti. Incertezza sui numeri della produzione: vertice a Roma per fare il punto 

 

NOVI LIGURE — La fermata dell’altoforno 2 di Taranto rischia di creare grossi problemi anche allo stabilimento Acciaierie d’Italia di Novi Ligure. Fonti sindacali fanno sapere che la quantità di semilavorati per far funzionare la fabbrica è ormai ridotta al lumicino: «Forse arriverà qualche coils per lavorare ancora un po'». Dopodiché si ricorrerà alla cassa integrazione.

Il che peraltro non è una novità, anzi: all’ex Ilva di Novi sono 150 i dipendenti in cassa straordinaria a rotazione, concessa dal governo nonostante il mancato accordo con i sindacati di categoria. L’impatto sugli stipendi è pesante: c’è chi non arriva a 900 euro al mese «e tra affitto o mutuo, rincari delle bollette e spese quotidiane in tasca non rimane più nulla».

Già con l’arrivo di Arcelor Mittal le cose per i lavoratori non si erano messe benissimo: «I premi di produzione sono stati quasi tutti annullati». Le due settimane canoniche di ferie saranno garantite a tutti, ma c’è chi ha un monte ore di ferie da smaltire molto alto.

Anche lo stabilimento ex Ilva di Novi Ligure coinvolto dall'ennesima richiesta di ammortizzatori sociali avanzata dall'azienda. La contrarietà dei sindacati

A preoccupare però è soprattutto l’andamento della produzione, sempre più a rilento, anche a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e del carbon coke necessario per far funzionare gli altoforni. «Tenere l’altoforno 2 fermo fino a fine agosto significa rischiare che a Novi i primi materiali da lavorare arrivino solo a metà settembre».

il 26 luglio a Roma si terrà un incontro tra Fiom, Fim e Uilm, l’azienda e i ministri dello Sviluppo economico e del Lavoro. Nel frattempo, a Novi Ligure sono arrivati in visita l’a.d. di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli e il presidente Franco Bernabé.

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