venerdì 2 dicembre 2016

Ilva/patteggiamento 1 - L'ACCORDO DI SCAMBIO

(Dalla stampa)
Gli accordi firmati sono due ma presto diventeranno quattro. Le parti sono l’Ilva in amministrazione straordinaria, le società Riva Fire e Riva Forni, la Procura di Milano e quella di Taranto. Il caso è seguito personalmente dal nuovo Procuratore di Taranto, Carlo Maria Capristo.

Vi è un' accordo di patteggiamento con l'Ilva spa commissariata, e una trattativa analoga è in corso tra Procura e Riva Fire e Riva Forni elettrici, le altre due società imputate.

La premessa è quella di chiudere tutti i contenziosi civili, amministrativi e penali che vedono contrapposti vecchi e nuovi gestori dell’acciaieria più grande d’Europa e imputati a Taranto (Fabio e Nicola Riva) i figli del defunto patron Emilio. Il fine è invece quello di far confluire nella pancia dell’Ilva quasi un miliardo e mezzo di euro per la decontaminazione e l’ambientalizzazione dello stabilimento di Taranto, senza che le somme sottoposte a confisca a seguito di patteggiamento finiscano in maniera indistinta nel Fondo unico di giustizia e dunque possano essere, se dirottate all’acciaieria, considerate aiuti di Stato dall’Unione Europea.

La prima intesa è stata raggiunta tra la Procura di Taranto, sotto l’accorta regia del procuratore capo Carlo Maria Capristo, e l’Ilva in amministrazione straordinaria, e prevede il patteggiamento di Ilva nel processo Ambiente Svenduto con 3 milioni di euro a titolo di sanzione pecuniaria, 8 mesi di commissariamento giudiziale e 241 milioni di euro di confisca quale profitto del reato, confisca da destinare - grazie ad un emendamento presentato al governo nella legge di bilancio appena varata dalla Camera - proprio alla bonifica del siderurgico.

La proposta di applicazione della pena, sottoscritta oltre che da Capristo anche dal procuratore aggiunto Pietro Argentino e dai pubblici ministeri Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Raffaele Graziano e Remo Epifani, riceverà in queste ore l’indispensabile e preventivo via libera del comitato di sorveglianza e sarà proposto alla corte d’assise già nella prossima udienza del processo «Ambiente svenduto», fissata per il 6 dicembre.

Il secondo accordo è stato firmato tra i commissari dell’Ilva e le società del gruppo Riva e prevede il ritiro di una lunghissima teoria di ricorsi a Tar e Consiglio di Stato e cause civili che vedevano contrapposte le due parti, con richieste di risarcimento danni miliardarie e procedure che potevano potenzialmente procurare molti guai.

Gli altri due accordi saranno firmati dalle società dei Riva con la Procura di Milano e quella di Taranto. Con il pool di magistrati guidato da Francesco Greco, che indaga sulla messa in liquidazione di Riva Fire tanto da averne chiesto il fallimento, l’intesa è stata raggiunta e prevede che la società versi poco più di 230 milioni di euro per chiudere il procedimento penale e consentire a Riva Fire entro la fine dell’anno di andare in amministrazione straordinaria. Con la Procura di Taranto, invece, il confronto - tra il procuratore capo Carlo Maria Capristo e l’avvocato Pasquale Annicchiarico, team leader della difesa della famiglia Riva - è serrato, vista l’imminente udienza, e prevede, sullo sfondo, la richiesta di applicazione della pena per Riva Fire e Riva Forni elettrici con la confisca, nei confronti della prima, di un miliardo e 100 milioni di euro bloccati in Svizzera a seguito di una inchiesta per riciclaggio della Procura di Milano e svincolabili, previa ovviamente intesa tra le parti, già a partire dall’udienza fissata alla corte del Jersey per il prossimo 2 febbraio. A poco più di un paio di milioni di euro ammonterebbe invece la sanzione pecuniaria per Riva Forni Elettrici.

Non patteggiabili sono le posizioni degli imputati Fabio e Nicola Riva, accusati di gravi reati - come l’avvelenamento di sostanze alimentari - che portano fuori soglia la pena base. Ma è evidente che in caso di accordo, l’atteggiamento processuale nei loro confronti non potrà non tenere conto dei soldi destinati alla decontaminazione e all’ambientalizzazione della fabbrica di Taranto.

Nelle 44 pagine di accordo siglato tra Procura di Taranto e i commissari dell’Ilva c’è un dato che balza agli occhi: il miliardo e 327 milioni di euro che i Riva avrebbero risparmiato tra il 2009 e il 2013 non facendo i lavori necessari per mettere a norma lo stabilimento".

"I Riva rinunciano ai soldi sequestrati in Svizzera (che non potevano mai tornare a loro, appunto perchè sequestrati) e ad ogni ipotesi di rivarlsa legale ai procedimenti in corso... Ma mettono al riparo la loro attività nei forni elettrici che rischiava di essere inghiottita dai mille rivoli della vicenda Ilva

DA QUESTO QUADRO RISULTA CHIARO CHE CHI SI AVVANTAGGIA DI QUESTO ACCORDO E' LA FAMIGLIA RIVA E BASTA! 

Anche perchè questo miliardo e 400 milioni che dovrebbe andare alle bonifiche dello stabilimento di Taranto, in realtà già risultano impegnati:

"Secondo fonti del siderurgico, questi fondi potrebbero coprire le garanzie che lo Stato ha dato nei confronti delle banche . Dunque, nel caso arrivasse davvero a Taranto il tesoro dei Riva servirà prima di tutto a coprire i prestiti. Nelle mani dell'azienda resteranno circa 500 milioni di euro. Difficle capire al momento in quale tipo di bonifica investirli"

IL PRESIDENTE EMILIANO ATTACCA. MA LA SUA POLEMICA E' TROPPO SEGNATA DA UNO SCONTRO INTERNO, DI POTERE CON RENZI, e di fatto copre le Procure, che invece sono eccome responsabili di questo gioco di scambio sulla pelle dei lavoratori e masse popolari di Taranto.


"Fatte queste premesse, la polemica è ovviamente immediatamente scattata perché l’annuncio a effetto del premier si prestava a diverse letture pre-referendarie. Il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano non si è tirato indietro. «Devo proprio commentarlo? Si tratta di un patteggiamento sulla responsabilità penale dell’impresa Riva Fire. Quindi una cosa che dovrebbe riguardare la procura della Repubblica e Riva. Siccome escludo che la procura della Repubblica possa aver dato informazioni riservate al presidente del Consiglio, mi chiedo da chi abbia saputo di un accordo che peraltro non mi risulta essere stato ancora stipulato». «Voglio precisare - ha aggiunto Emiliano - ovviamente che quelle risorse non sono disponibili né per la sanità né per altri usi. Sono semplicemente un inevitabile risarcimento da parte della holding dei Riva per il processo in corso. «Quindi - ha concluso - il governo non ha nessun ruolo in quella vicenda».

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