mercoledì 14 marzo 2018

Processo Ilva - L'interrogatorio dei periti - 1

L'interrogatorio dei periti che hanno fatto le perizie a base dell'inchiesta Todisco, interrogatori tuttora in corso, e in particolare dalla testimonianza del teste Ing. Forastiere, emergono alcuni dati indubitabili: il legame malattie, decessi con l'inquinamento dell'Ilva, e non di altre fonti (viene sbaragliata anche la oscena teoria dei decessi per eccesso di fumo di sigarette...); il legame con le condizioni socio economiche; il dato alto, finora non conosciuto, delle malattie nel quartiere Paolo VI (per alcune anche più alto di quello dei Tamburi; e, finalmente, i pesanti effetti sulla salute degli operai - finora quasi volutamente dimenticati, da parte di alcune associazioni ambientaliste, per calcare la mano sulla divisione tra condizione della popolazione di Taranto e quella degli operai. 
Ma su questo è soprattutto l'ultima parte dell'interrogatorio del Pubblico Ministero e le risposte di Forastiere che sono significative. Come è stata emblematica la immediata opposizione degli avvocati di Riva e company.
le ultime domande, infatti, mettono in luce il legame diretto tra aumento della produttività in fabbrica e aumento delle malattie; cioè: aumento dello sfruttamento per gli operai e aumento dell'inquinamento. 
Questo, non solo pone la ragione oggettiva dell'unità operai/popolazione, ma pone soprattutto chiaro che nocivo è il capitale non la fabbrica in sè. Che l'aumento della produttività è una legge del capitale per estorcere agli operai più plusvalore e quindi per aumentare i profitti padronali, non è un condizione legata all'industria. 
La fabbrica - lo ripetiamo tante volte - in mano agli operai, il cui fine non sarebbe il profitto, metterebbe fine a questo micidiale legame.
*****

Appunti dalla testimonianza del teste Forastiere.

I contaminanti di interesse sanitario erano le polveri, ovvero le particelle sospese che a loro volta diverse componenti come gli idrocarburi aromatici policiclici, tra cui il benzopirene e alcuni metalli che sono particolarmente tossici come il rame, il piombo, il cadmio e lo zinco. Altri inquinanti rilevanti: l’anidride solforosa, il monossido di carbonio, l’ossido di azoto, i composti organici volatili, le diossine e, per quanto riguarda l’ambiente di lavoro, ovviamente l’amianto.
Noi ci siamo soffermati su un inquinante particolare il particolato atmosferico. Da un punto di vista sostanziale, si distingue il particolato atmosferico a seconda della dimensione: avremo un particolato inferiore a un diametro di 10 micron - il cosiddetto “PM10” - avremo le particelle più fini che sono
quelle inferiori a 2 micron e mezzo; quell’intermezzo che va tra 2 e mezzo e 10 - che è il cosiddetto “particolato grossolano” - e le particelle ultrafini che invece sono di dimensione inferiore a 0,1 micron.
Gli effetti sanitari delle polveri sono stati ben documentati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2005. Ovviamente molto variabili a seconda della fonte emissiva. Una buona parte del PM - della particella - è fatta di carbonio elementare. I cosiddetti “fumi neri”: è il carbonio alimentare. Però insieme al carbonio alimentare ci possono essere altri inquinanti perché è un coacervo, è una miscela di inquinanti. Questi inquinanti dipendono dalla fonte emissiva.
Una parte di queste polveri molto piccole è in grado di entrare in circolo. Ma un’altra componente è quella di stimolare, a livello del polmone, dell’apparato respiratorio, la secrezione di alcuni mediatori chimici che sono mediatori chimici dell’infiammazione e, quindi, produrre una infiammazione sistemica che è sostanzialmente alla base degli eventi coronarici acuti. Oggi si assume che gli eventi coronarici acuti non sono altro che l’espressione di una infiammazione sistemica.
Per ragioni legate alla crisi produttiva, questo impianto fu chiuso per un periodo di sei, otto mesi. Alla fine della crisi economica e della crisi produttiva l’impianto fu riaperto, quindi ebbe un periodo di interruzione e poi una riapertura. Per i ricercatori dell’aria questa fu un’occasione unica per valutare se, con la chiusura dell’impianto, ci fosse stata una diminuzione delle concentrazioni degli inquinanti ma, soprattutto, se ci fosse stato un miglioramento dello stato di salute.
Fu molto chiaro che, durante il periodo di interruzione, ovviamente ci fu un calo delle concentrazioni degli inquinanti a cui si associava una minore frequenza delle infezioni respiratorie acute soprattutto nei bambini, una minore frequenza della mortalità naturale e fu anche vista una minore frequenza dei parti prematuri e del basso peso alla nascita. Quando poi l’azienda ha ricominciato a funzionare, questi effetti sulla salute si sono rivisti un’altra volta.
Nel 2013 l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro, la IARC di Lione, ha valutato gli effetti cancerogeni delle polveri e dell’inquinamento atmosferico - in particolare delle polveri - e ha detto che c’è sufficiente evidenza di cancerogenicità delle polveri sospese... dell’inquinamento atmosferico e in particolare delle polveri sospese e questa evidenza di cancerogenicità si fonda soprattutto sul tumore polmonare.
Queste sostanze non solo possono avere un effetto sull’apparato respiratorio ma anche sull’apparato digestivo, in particolare tumore allo stomaco.
Da un punto di vista di relazione cause-effetto, non c’è nessun dubbio in questo momento nel mondo scientifico - è stato riconosciuto dagli organismi internazionali e anche dagli organismi medici - di una relazione tra aumento della concentrazione di polveri e aumento della mortalità naturale, cardiovascolare e respiratoria.
Le emissioni industriali di Ilva hanno picchi di concentrazioni al di sopra dell’impianto, però si disperdono nel territorio.
All’aumentare del PM10 aumenta la mortalità per malattie cardiache.
Lo stato socio-economico è un fattore importante che abbiamo considerato nell’analisi, e nel nostro caso c’è una chiara relazione.
Abbiamo presentato la mortalità sui quartieri. l’inquinamento atmosferico da polveri sospese induce un aumento della frequenza delle infezioni respiratorie nei bambini. Sulla base di questi dati nel periodo dei 13 anni considerati il valore complessivo di morti premature attribuibili all’inquinamento industriale di Ilva è “356”. Nei bambini 0/14 anni abbiamo osservato un rischio relativo di 1.25, quindi un 25% in più dei ricoveri per tumori maligni.
Incertezza non c’è sull’effetto delle emissioni industriali per quanto riguardi i ricoveri per malattie dell’apparato respiratorio nei bambini - vedete un 9% in più - e soprattutto per le infezioni respiratorie acute.
Abbiamo trovato un eccesso per malattie neurologiche e anche per malattie cardiovascolari.
Per rispondere all’interrogativo “Qual è l’incidenza di malattia lavorativa nei lavoratori dell’Ilva?” - Purtroppo, nei vari incontri per l’incidente probatorio, la disponibilità dei dati dei lavoratori prima della vendita... dell’acquisto dell’impianto del 1995, non erano disponibili. Quindi noi avevamo le informazioni sui lavoratori dal 1995 in poi.
Quello che è chiaro è che abbiamo visto un forte eccesso di tumori dello stomaco. Abbiamo trovato un eccesso debole, modesto per il tumore polmonare che invece avevamo ipotizzato come i lavoratori Ilva sono esposti ad idrocarburi aromatici policiclici in alcune lavorazioni
Ma questa non è un’analisi per lavorazione: questa è un’analisi di tutti i lavoratori, quindi non abbiamo potuto scorporare le mansioni.
Nel marzo 2012 abbiamo segnalato che, tra i lavoratori con la qualifica di operaio ma anche tra i lavoratori con la qualifica di impiegato, abbiamo trovato un eccesso di tumori del sistema connettivo, il tumore dei tessuti molli. i tumori dei tessuti molli, nella letteratura scientifica, sono associati a esposizione a diossine. Questo dato è rilevante perché la contaminazione da diossine era un fatto certo nell’ambito delle esposizioni lavorative.
La domanda che molti ci hanno fatto è: “Avete considerato il fattore socio-economico ma non avete considerato i fattori individuali. Non sapete niente sul fumo di sigaretta, non sapete niente sull’abitudine all’alcol, non sapete niente sull’eventuale obesità. Che cosa rispondete su questo?”. La risposta è che ci sono due elementi che ci fanno stare tranquilli. Il primo elemento - ed è molto importante - è che, se una relazione esiste tra esposizione ad emissioni industriali di Ilva e fumo di sigaretta, questa relazione passa solamente attraverso un fattore che è il fattore socio-economico, il fumo di sigaretta è più frequente nelle classi sociali più basse. Quindi la nostra risposta: controllando lo stato socio-economico abbiamo controllato l’unica via per cui ci può essere una relazione tra emissioni industriali e fumo di sigaretta. Il secondo elemento è questo. Sappiamo che avevamo come ipotesi a priori il tumore polmonare, che ci fosse una relazione tra emissioni industriali e tumore polmonare. Nei fatti, nello studio sulla mortalità, la relazione col tumore polmonare non l’abbiamo trovata, e il tumore polmonare è la malattia che ha la maggiore relazione col fumo di sigaretta. Il rischio relativo tra fumo di sigarette e tumore polmonare è di 20/30. Allora, se il fumo di sigaretta fosse stato un confondente, la prima malattia che avremmo avuto sarebbe stato il tumore polmonare. Il fatto che il tumore polmonare non sia emerso ci dice chiaramente che il fumo di sigaretta non è un fattore confondente in questa analisi.
386 decessi dovuti alle emissioni industriale dal 1998 al 2010, 30 per anno. Di questi, abbiamo fatto un esame analitico e ci dice: 45 per le malattie neurologiche; 199 per le malattie cardiache, di cui 75 per evento coronarico; 50 per le malattie renali, la gran parte per cause cardiache”. Poi 237 casi di tumore maligno con diagnosi da ricovero ospedaliero, e poi 247 eventi coronarici con ricorso a ricovero, 937 casi di ricovero per malattie respiratorie, gran parte nell’età pediatrica”, come ha detto.
La differenza tra l’incidenza di queste emissioni sulla popolazione tra i quartieri Tamburi, Borgo e Paolo VI, più vicini all’impianto siderurgico e invece i quartieri più lontani tipo San Vito oppure Taranto parte sud, nei quartieri con stato socio-economico più basso è normale trovare un eccesso di alcune forme di mortalità o di ricovero ospedaliero - una parte dell’eccesso di mortalità o dei ricoveri ospedalieri nei quartieri più impattati dalle emissioni può essere attribuibile alle emissioni industriali.
Il differenziale più grande - vado giù - nei maschi si osserva a Paolo VI, con eccessi importanti per tumori maligni, più 42%, tra cui il pancreas, il polmone, malattie cardiovascolari, respiratorie e sistema digestivo. Anche nel quartiere Tamburi si ha un accesso dei tumori maligni nei maschi, specie alla prostata”. Questo eccesso è stato quindi riscontrato tra i quartieri vicini al siderurgico e le altre zone di Taranto.

P.M. - avete verificato un rapporto tra la produttività di Ilva e gli effetti sanitari sulla popolazione? Ad un aumento della produttività avete accertato un aumento degli effetti sanitari negativi sulla popolazione...
AVVOCATO degli imputati - C’è opposizione... non c’entra assolutamente niente...
TESTE - Nel corso dell’incidente probatorio, avendo i dati disponibili fino al 2009, questa valutazione non è stata fatta... La Regione Puglia, nel settembre 2016, ha reso pubblico un rapporto con analisi degli effetti sanitari delle emissioni industriali di Ilva e con un’analisi degli andamenti della produttività in rapporto con gli esiti sanitari.
AVVOCATO degli imputati - C’è opposizione.

Nessun commento:

Posta un commento