Pensiamo che ci vorrannno meno di 100 giorni perchè chi tra i lavoratori, le masse popolari ha votato anche a Taranto il M5S aprirà gli occhi sia su che tipo di governo e di programma vogliono fare (già hanno avuto l'OK dal presidente della Confindustria, cioè dai padroni, ed è tutto dire) e sulle chiacchiere che il M5S non si sarebbe alleato con nessuno (già in questi giorni Di Maio lancia inviti e disponibilità sia a destra, come al Pd).
Ma che tipo di "governo" vorrebbero fare il M5S era già stato detto prima delle elezioni.
Riportiamo su questo un articolo del blog proletari comunisti:
Di Maio ha aspettato l’ultimo giorno della campagna elettorale per indicare i cosiddetti “ministri” del governo dei 5Stelle nel caso le elezioni gli permettessero di formare il governo.
I criteri con cui sono stati scelti questi ministri risultano del tutto oscuri. Ma non come succede normalmente per la lotteria dei candidati via internet, anche qui siamo nella logica del populismo reazionario e della dittatura grillina, più o meno equivalente alla nomina dei segretari di partito, dato che i candidati ricevono un numero risibile di preferenze e poi Grillo e la sua controfigura in giacca e cravatta si arrogano il diritto di scegliere quelli graditi e scaricare quelli non graditi. Nessuno dei candidati grillini ha mai avuto a che fare con lotte sociali o con movimenti di opposizione politica reale ai governi dei padroni. E, come si vede, se una parte di essi poi si imbosca… non è assolutamente un caso, ma è dentro al logica stessa del M5S e della tipologia umana dei candidati.
Dicevamo che per nominare i cosiddetti “ministri del futuro governo”, i criteri sono ancora più oscuri. Persone che non sono neanche state candidate, che pochi in generale conoscono e che darebbero vita ad una sorta di “governo tecnico” proprio da parte di un movimento che dalla sua esistenza ha sparato sui governo tecnici e ha inneggiato alle elezioni.
Ma, chiaramente, pur essendo sconosciuti ai più e non eletti, questi “tecnici” hanno più o meno tutti la caratteristica di aver lavorato per i precedenti governi o operato all’interno di quelli che vengono definiti in modo semplificato “poteri forti”.
Emanuela Del Re, indicata come “ministro degli Esteri”, alla prima biografia fornita frettolosamente dalla stampa, risulta essere esperta in jihādismo e negoziazione per conto degli organismi
internazionali Onu, Ue, Osce. In particolare, l’ultimo articolo su Limes della Del Re è dedicato ai giovani musulmani europei. Si sa bene che in questi organismi difficilmente si hanno incarichi senza passare al vaglio del Ministero degli Esteri dei paesi imperialisti, delle gerarchie militari Nato e probabilmente dei Servizi. Emanuela De Re è figlia di Michele Del Re iscritto alla P2 di Gelli, nell’elenco del 1981 membro attivo, fascicolo n. 661. La signora Del Re spiega che si trovò coinvolto “suo malgrado per un disguido”.
E’ già finito nel mirino della stampa il preside di Brindisi, che sarebbe destinato all’Istruzione, dato che ha contribuito a scrivere la riforma della “Buona scuola” e recentemente ha ricevuto i complimenti dal Ministro attuale dell’Istruzione, Valeria Fedeli, per i progetti hi tech. A queste caratteristiche che ne fanno un altro “ministro” che prosegue il lavoro dei precedenti, questo preside unisce caratteristiche eccentriche che evidentemente lo hanno avvicinato all’aspetto avventuroso del movimento grillino, in particolare quella di aver eliminato i libri di testo dall’istituto, costringendo nel 2009 gli insegnanti a fare in proprio i libri scolastici; nell’aprile 2015, poi, aveva firmato un appello #iononsciopero, in difesa della riforma della “buona scuola” e contro l’imminente manifestazione dei sindacati, definita demagogica.
All’Economia, invece, è indicato un professore universitario, Roventini, definito “keyseniano”. Roventini ha però già scritto su una rivista di voler applicare i tagli della spending review indicati dal primo nominato da Renzi, il famoso Cottarelli, e il taglio dei finanziamenti pubblici alle imprese indicate da un altro uomo dei precedenti governi, Giavazzi.
Agli Interni, Paola Giannetakis, una criminologa reazionaria già vicina a Renzi in occasione del Sì al referendum, per cui basta riprendere ciò che ha scritto il Messaggero per comprendere il tipo di Ministro agli Interni che avremmo. “Analista comportamentale, esperta in scienza e tecnologia applicata all’intelligence, ha spiegato così la sua idea di sicurezza: “...le sfide multidimensionali alla nostra sicurezza impongono la ricerca e l’applicazione di nuovi strumenti in grado di rispondere prontamente e incisivamente alle emergenti minacce e all’evoluzione dei fenomeni criminosi… alle varie forme di violenza, fino ad arrivare al rischio terrorismo nelle sue varie metamorfosi”. Dunque un uso intelligente dei sistemi intelligenti, una sorta di super rete per fornire quante più informazioni alla polizia. “Pensiamo - continua Giannetakis - in generale alle videocamere in grado di raccogliere ed analizzare una quantità sempre maggiore di dati, dal riconoscimento automatico dei volti alla biometria comportamentale, a vari tipi di sensori opportunamente integrati che generano nella loro interezza una sorta di enorme rete neurale, un volume di dati a disposizione degli analisti, delle forze di polizia e degli organi di intelligence”. Una cosa piuttosto inquietante… in evidente odor di cybernazismo. E perchè non ci siano equivoci, nel discorso inaugurale questa signora ha ripetuto le stesse cose che dice Minniti sulla questione migratoria, sia pure con un linguaggio criptico: “un costante stato di emergenza che deriva da criticità che spesso provengono da fuori, criticità che impattano la società e creano disagio sociale e instabilità”.
Per il ministro alla Difesa si è parlato di Elisabetta Trenta, esperta di Intelligence e sicurezza con un lungo passato di consulente politico dei nostri militari, dall’Irak al Libano.
La Trenta come prima dichiarazione dice di voler agire in continuità con il “libro bianco” della Difesa realizzato dalla sciagurata ministra Pd, Pinotti.
Non c’è davvero dubbio che si tratti di un governo simil PD nella sua variante più tecnico-reazionaria.
Brillano, poi, personaggi che hanno una caratteristica, professori universitari ma di università private o addirittura della università on line Unicusano. Il direttore di una di queste accademie private, dentro le quali meriti e qualità sono tutte da vedere, viene scelto come Ministro alla cultura.
Mentre, le due incaricate importanti indicate alla Difesa e agli Esteri vengono dalla Lik cam university diretta dall’ex ministro DC, Vincenzo Scotti.
Se si pensa che il primo ad essere indicato nella lista dei ministri è Sergio Costa generale dei carabinieri al Ministero dell’ambiente, il governo del M5S somiglia molto ad una Giunta militare.
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