giovedì 22 marzo 2018

Sulla manifestazione dei "genitori tarantini"

Anche il tentativo di qualche mese fa di approccio - sbagliato, con toni moralistico-ricattatori, con accenti anche offensivi come se gli operai dell'Ilva non fossero i primi ad ammalarsi e non avessero anche loro figli - con i lavoratori dell'Ilva, sembra superato.
Semplicemente la posizione dei "genitori tarantini" e delle altre associazioni che hanno fatto l'iniziativa del 18 marzo: "Chiudiamola qua", è di fatto di azzeramento degli operai (in tutto circa 20mila, nessuno se lo scordi, a cui aggiungere famiglie, figli, ecc.).
Si diceva nel loro comunicato: "non esiste alcuna differenza tra lavoratore e cittadino", perchè sarebbero tutti cittadini, e quindi gli operai in quanto operai non esistono e non contano.
Mancando, quindi, i due poli della battaglia, finisce la dialettica.
Non ci sono operai e popolazione dei quartieri, ma solo "cittadini", "individui", in cui spariscono le classi, e quindi anche le posizioni diverse tra una piccola e anche media borghesia che parla di ambiente per sè e vuole una città con i "fiori" senza le fabbriche tout cort e gli operai, i settori proletari delle masse che devono avere interesse invece a lottare e trovare le soluzioni vere e non illusorie e false per salute e lavoro.
Ognuno può dire le stesse cose ma per ragioni esattamente opposte
Chi azzera gli operai, o chi ne dà "soluzioni" come una sorta di "contentino" al grandissimo problema del lavoro, è il problema non la soluzione della situazione a Taranto.
Questo è il punto inaccettabile e centrale.
Abbiamo tante altre volte smantellato le false immagini di Taranto, della sua storia, delle peculiarità agro-turistica del territorio, quando Taranto è da più di 100 anni una città industriale; abbiamo dimostrato come non c'è alcuna bonifica se si espellono gli operai (quante volte dobbiamo citare Bagnoli?); abbiamo spiegato a chi, anche oggi nel comunicato "Chiudiamola qua", parla di disoccupazione, di giovani che se ne vanno da Taranto (dicendo incredibili sciocchezze, come se la disoccupazione sparisce con la chiusura dell'Ilva, quando sarebbe esattamente il contrario) che la fabbrica siderurgica fu messa a Taranto come anche risposta alla gravissima disoccupazione, povertà che c'era; ecc. ecc.
Quindi non torniamo ancora su questo ora.
Ma sull'atteggiamento autocompiacente di alcune di questa associazioni, che guardano a sè (Enzo Ferrari nel suo articolo su tarantosera del 19/3, parla di "supponenza autoreferenziale"), che pensano che le sole denunce e iniziative le facciano loro, che, come dice sempre Enzo Ferrari, chi non partecipa alle loro manifestazioni sia " un indolente, menefreghista che non ci tenga alla salute sua e dei suoi figli e sia complice degli inquinatori".

Perchè queste associazioni non vengono a sentire ciò che stanno dicendo gli operai nelle loro testimonianze al Processo Ilva, o gli stessi periti?
Si accorgerebbero che i lavoratori in Ilva non hanno mai cessato di ribellarsi, di denunciare, di lottare, quando è stato possibile, sulle condizioni di sicurezza e sulla salute; anzi sono stati i primi a protestare, pagando pesantemente di persona; che in Ilva mancava e manca il sindacato, anche una minima attività che si possa chiamare sindacale e i lavoratori che protestano, che rivendicano il diritto alla sicurezza, alla salute, a non essere attaccati, offesi dai capi, dai dirigenti, sono soli (lasciati soli anche dagli ambientalisti).
Dalle testimonianze degli operai viene fuori che quella fabbrica non è vero che di per sé deve essere per forza così nociva e pericolosa. La descrizione dei lavoratori dimostra che in ogni momento della vita quotidiana in fabbrica era una lotta su una scelta: quella imposta da Riva, dalla sua catena di comando di massimizzare il profitto, la produzione; o quella degli operai.Nella fabbrica giornalmente c'erano tutte le condizioni perchè gli effetti non fossero così nocivi. Una fabbrica, anche siderurgica, in mano agli operai sarebbe sicuramente meno inquinante di uno stabilimento balneare che manda tutti gli scarichi in mare.
Non è vero, quindi, che inevitabilmente fabbrica uguale inquinamento. Chi dice questo è un vero idiota, e nasconde che nocivo è il capitale. Invece il capitale, il suo sistema di morte se lo vuole tenere (perchè non sono meno nocivi dell'ambiente, nella distruzione del territorio le cosiddette "economie alternative"?), mentre vuole chiudere le fabbriche e gli operai.

Le stesse testimonianze dei periti al processo hanno dimostrano il legame stretto tra aumento dello sfruttamento e morte degli operai, malattie, dimostrando di fatto che è il sistema capitalista fondato sullo sfruttamento per il profitto che è nocivo e va combattuto.

Poi è inaccettabile l'ipocrisia di certi ambientalisti della domenica che nelle recenti elezioni li abbiamo visti passare dalla parte di chi al governo è primo responsabile insieme ai Riva, ai commissari delle morti, malattia, dello sfruttamento in fabbrica: da Bonelli alla Gravame; o che dire dell'appoggio al M5S che facendo, anch'essi, il vecchio solito politicantismo, a livello locale parlano di "chiudere l'Ilva", e a livello nazionale per avere voti con Di Maio si arrabattono a limare questa posizione. 

La classe operaia deve organizzare la sua autonomia, deve prendere in mano la questione operaia e la questione cittadina. Ma occorre la lotta contro queste posizioni e idee errate.

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