Dalla prossima settimana riprenderemo a pubblicare stralci dei verbali più significativi delle testimonianze al processo Ilva (la cui prossima udienza è lunedì 12 marzo).
Ma occorre dire che queste deposizioni avvengono in aule deserte, con informazioni stampa molto brevi, nonostante siano più di mille le parti civili in questo processo, tra cui centinaia di operai Ilva (in particolare presentati dallo Slai cobas sc, dalla Fiom). Certo è difficile partecipare alle tante udienze, anche perchè così come è fatto il processo, in cui di tante ore pochissime sono quelle utili. D'altra parte il meccanismo stesso di questo processo fa sì che non riesce ad essere efficace rispetto all'obiettivo, questo sia perchè la stessa inchiesta della Magistratura ha dei limiti e vuoti, sia perchè gli interventi ostativi degli avvocati degli imputati vanno ben oltre la normale procedura processuale, sia perchè lo svolgimento del processo fa sì che quello che succede all'interno resta un fatto meramente tecnico-legale, senza alcun conseguenza nella realtà.
Così questo processo passa sulla testa, e passa un'idea che il processo è inutile.
Questo processo deve, invece, tornare all'origine, nelle mani dei lavoratori e dei cittadini, almeno come conoscenza su come esso si svolge.
Nelle ultime udienze è stato rappresentato il “comando effettivo” dell'Ilva, che non era il normale
comando ufficiale, da un lato, infatti, c'era l'organigramma ufficiale, dall'altro con la venuta della famiglia Riva, agiva una realtà occulta di “governo ombra” che svolgeva l'effettivo potere decisionale sulla produzione, sulla sicurezza, sull'ambiente.
Nel processo si sta mostrando chiaramente l'illegittimità della gestione di questa fabbrica, in cui la violazione della legge è stata un elemento chiave, ordinario di conduzione dell'Ilva.
Le deposizioni dei tre segretari sindacali, Palombella, Rappa, Stefanelli sono state da un lato allucinanti, questi segretari, che giuravano di essere stati ogni giorno in fabbrica, non conoscevano neanche i nomi dei loro delegati e uno Stefanelli non sapeva neanche la fabbrica come era.
Dalle loro testimonianze sono emerse una serie di reati – dalla aperta corresponsabilità sul fronte infortuni, mancanza di sicurezza ordinaria e straordinaria, delle continue e gravissime violazioni in campo ambientale e della salute dentro e fuori la fabbrica (che tutti gli operai sapevano e anche denunciavano, meno i segretari sindacali); alla gestione dei miliardi del Vaccarella, ecc. - che dovrebbero aprire un'azione immediata della magistratura contro i segretari sindacali. Ma la conduzione burocratica del processo fa sì non c'è corrispondenza tra ciò che viene detto nel processo e la realtà.
C'è già una giustizia negata, perchè i sistemi di conduzione fanno perdere dentro i particolari e viene meno la drammaticità di una situazione che è generale. Un sistema giudiziario che non è corrispondente all'effettiva bisogno di giustizia.
Quindi se gli operai, i cittadini non intervengono a cambiare questo andazzo sono perdenti in partenza.
A parte le iniziative dello Slai cobas per organizzare, in alcuni momenti importanti, una presenza al processo (che chiaramente si basa sulle sue limitate forze), non esiste nel movimento dei lavoratori nessun sindacato che organizzi la presenza di operai a questo processo, nessun partito o forza politica che lavori perchè gli operai, i cittadini possano valutare autonomamente, dal punto di vista di classe.
Queste cose sono più importanti delle elezioni, che sono fatte solo per scegliere quale governo sarà il nuovo “Comitato d'affari dei padroni” e che sarà comunque non solo lontano mille miglia dai problemi reali, ma contro i problemi e gli interesse dei lavoratori e delle masse popolari.
Anche dal processo Ilva emerge, invece, la necessità per i proletari di riprendere in mano la propria vita, ma anche la stessa lotta per una giustizia, uno Stato, un potere che corrisponda agli interessi dei lavoratori e della popolazione.
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