martedì 20 marzo 2018

NOTAP Lecce: Resistenza/Festa contro la criminalizzazione di padroni, partiti parlamentari, stampa borghese e istituzioni

Un anno di proteste, è festa al presidio
«Siamo vivi e ci opporremo sempre»


Un anno di proteste, è festa al presidio
«Siamo vivi e ci opporremo sempre»
Un anno dai primi blocchi e dalle prime lotte sul campo. Ieri, davanti alle recinzioni del cantiere Tap e alla lunga striscia di terra spianata tra gli ulivi, il Movimento No Tap ha festeggiato il primo compleanno del presidio intitolato ad Angelica, per gli amici “Peppina” o “la guerriera”, la giovane attivista scomparsa lo scorso anno in un incidente stradale.
Una giornata dedicata alla musica, alla socialità e alla partecipazione, aperta a tutte le comunità coinvolte nel progetto e a tutta la “famiglia” No Tap che nel corso del tempo si è riunita attorno all’opposizione al gasdotto. «Il 17 marzo di un anno fa Tap cominciò i lavori - spiega Marco Santoro
Verri, uno dei portavoce del Comitato - con un anno di ritardo rispetto ai loro annunci di maggio 2016. Cercarono di portare via quattro ulivi. All’inizio eravamo 15 persone, poi 30, alla fine siamo diventati un movimento intero». Ma i lavori sono proseguiti. «In un anno hanno fatto pochissimo - continua - anche grazie ai nostri interventi, alla resistenza non violenta che mettiamo in atto per bloccare i mezzi, ma anche grazie allo studio del progetto che si sta rivelando un boomerang per Tap. La manifestazione - conclude Santoro Verri - serve a far vedere che siamo vivi e continueremo ad opporci ad un’opera devastante e inutile».
Da mattina a sera, la giornata nel presidio sembra una giornata di festa anche per famiglie. «Sono ancora qui con i bambini - afferma Serena Fiorentino, delle Mamme No Tap - continueremo ad essere qui finché non si fermeranno. Subiamo repressione, anche la manifestazione a Lecce è stata eccessivamente militarizzata, ma siamo famiglie intere più che pacifiche». «I muri parlano - commenta Massimo - il muro in Palestina parla da sé, il Muro di Berlino parlava da sé, nei nostri paesi ci sono scritte neonaziste che nessuno si preoccupa di rimuovere. La scritta su un muro può indignare ma sta dicendo qualcosa, sta parlando della violenza che subiamo attorno a questo cantiere».

Ci sono molte donne nel presidio, alcune di queste curano il punto di ristoro. «Cannelloni, torte, focacce. Ognuna di noi porta qualcosa - racconta Maria Teresa - i momenti di sconforto vengono ma non molliamo, avvertiamo responsabilità nei confronti delle generazioni future. Io sono cresciuta in queste zone, mio padre conosceva ogni centimetro di queste campagne. Vorrei invitare tutte le associazioni a organizzare visite guidate, portassero le persone che criticano tanto il nostro operato. Noi abbiamo il cuore lacerato”. Così come Anna Maria, la madre di Angelica, in prima linea nel ricordo di una delle più battagliere. «Mia figlia aveva un sogno, - dice - realizzare un agriturismo proprio nel nostro terreno al di là della recinzione, siamo state bloccate dai vincoli, mentre a pochi metri tutto sembra concesso».
Il presidio è nato anche per la disponibilità dei proprietari del fondo, Alfonso Martano e la moglie Chiara, che non mancano un appuntamento. «Abbiamo fatto quel che potevamo - ammette Alfonso - lo scorso anno qui ho coltivato i pomodori, quest’anno siamo parte della battaglia».

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