Di Maio: «Mi compiaccio della responsabilità espressa dai commissari
dell’Ilva e prendo atto della loro volontà di avvalersi della proroga
siglata nel contratto che porta al 15 settembre 2018 ogni scadenza senza
ulteriori costi economici per lo Stato... Come
ministro sto valutando ogni possibile impatto legato alle decisioni che
dovrò prendere. Impatto in termini ambientali, sociali, economici e
occupazionali. Per questo stiamo esaminando le oltre 23 mila pagine che
ci sono state consegnate», aggiunge ribadendo come «ogni
decisione sarà presa con responsabilità, non dimenticando che il
Movimento 5 Stelle ha raggiunto a Taranto risultati straordinari con
circa il 50% delle preferenze, risultati che intende onorare. I
tarantini hanno il diritto di tornare a respirare, noi abbiamo il dovere
di esaminare ogni pagina con la massima attenzione».
Della serie: parlare per non dire nulla, o solo banalità! (ci mancherebbe che si volesse togliere anche il "diritto di respirare..." - ndr). O meglio, parlare per continuare a fare propaganda elettorale.
In realtà Di Maio non sa che pesci prendere, deve uscire fuori
dall'impaccio tra tutta una lunga campagna del M5S, nazionale e locale,
fatta all'insegna della chiusura dell'Ilva, e un ruolo governativo al
servizio dei padroni che ora non gli permette più di continuare a fare
demagogia.
In fabbrica si perpetua così una condizione degli operai incerta ma soprattutto sempre più a rischio:
continua la cassintegrazione che taglia i salari, continua e peggiora la manutenzione degli impianti e la sicurezza è inesistente - ben 8 operai sono morti nel periodo gestito da questi commissari, che per di più godono di impunità e quindi non c'è neanche la paura delle conseguenze penali a frenarli nel mettere a rischio la salute e la vita degli operai, come dei cittadini.
Ma continua purtroppo anche una situazione di "attesa" degli operai che diventa abitudine a pensare che anche se si lotta non cambierà niente di positivo per i lavoratori.
Questa, che è la cosa più negativa, è falsa! Se gli operai scendessero in lotta sulla base delle loro rivendicazioni (lavoro per tutti senza divisione tra gli operai, continuità lavorativa per gli operai dell'appalto o internalizzazione nell'Ilva; No ad ammortizzatori sociali o a (non)soluzioni di attese lavorative; continuità degli attuali salari e dei diritti contrattuali e legislativi; bonifiche della fabbrica e ristrutturazione degli impianti e aree inquinanti; bonifiche esterne), potrebbero imporre un "decreto operaio".
I sindacati, a livello nazionale e in fabbrica, ogni tanto minacciano ma non fanno nulla, e sono i principali responsabili del clima tra gli operai.
Così come hanno seccato gente come Battista, oggi del M5S, che ormai sta più fuori che in fabbrica e viene alle assemblee solo per prendersi applausi, e poi sparisce.
E' questa situazione che deve cambiare e non deve avere "proroghe".
Gli operai devono prendere il coraggio e la dignità nelle loro mani!
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