Siamo alla scadenza del termine del contratto governo/ArcelorMittal (30 giugno) con la possibilità o di proroga alle stesse condizioni di precarietà, di grave rischio sicurezza, dei periodi di cig di oggi, o che la Mittal dal 1° luglio entri in Ilva alle sue condizioni, e il "ragazzino" Di Maio continua a dichiarare che non dice nulla.
In realtà Di Maio non sa che pesci prendere, deve uscire fuori dall'impaccio tra tutta una lunga campagna del M5S, nazionale e locale, fatta all'insegna della chiusura dell'Ilva, e un ruolo governativo al servizio dei padroni che ora non gli permette più di continuare a fare demagogia.
Ma non dire niente significa solo riprodurre l'intesa svendita precedente tra Mise e Mittal e il piano dell'ex governo che accettava esuberi, divisione degli operai in serie A-B-C, riduzione del salario variabile (VEDI DI SEGUITO SUL PIANO MITTAL UNO STRALCIO DA UN ARTICOLO DI GM. LEONE)*; mentre sul piano ambientale il ministro dell’Ambiente Costa ha già dichiarato che seguirà passo dopo passo l’attuazione
delle prescrizioni presenti nel Piano Ambientale, che quindi non cambierà in meglio.
La situazione è quindi grave, ma purtroppo non seria - basti pensare anche alle dichiarazioni comiche del comico Grillo...
I sindacati scrivono al massimo lettere al nuovo Ministro del Mise; i "Liberi e pensanti e le realtà sottoscrittrici del "piano Taranto" anch'essi scrivono e invitano Di Maio, i parlamentari locali del M5S, e degli altri partiti, Emiliano... a venire a Taranto - Ma a che fare? Un incontro al vertice con il M5S è già avvenuto e non ha concluso nulla.
Quando la questione verrà posta sul normale piano di lotta sindacale vera, di classe, di operai e masse popolari di Taranto contro padroni e governo?
* Dall'art. di GM. Leone - "Mittal è arrivata a mettere sul piatto l’assunzione di 10500 lavoratori
sin da subito, che si ridurranno ad essere 8434 a partire dal 1 gennaio
2024, quando il piano ambientale si dovrebbe essere completato, così
come il piano industriale. Che prevede una produzione massima, ma che
forse mai si raggiungerà, di 10 milioni di tonnellate d’acciaio annue,
grazie ad una maggiorazione nell’automazione degli impianti: in soldoni
significa che si potrà produrre di più con minor impiego di lavoratori,
in quanto le mansioni di quest’ultimi saranno compensate da impianti
all’avanguardia anche grazie all’innovazione della robotica. E magari
anche grazie al fatto che potrebbero arrivare a Taranto dagli impianti
europei di Mittal, almeno 2 milioni di bramme d’acciaio da lavorare qui
negli impianti a freddo. Mittal vuole legare il
premio di produzione alla produttività del gruppo e non concederlo a
prescindere ogni tre mesi come avviene da anni ancora adesso. Il che
significherebbe, calcoli alla mano, una perdita a lavoratore di 4-6mila
euro annui.
Tra l’altro, Mittal non ha mai chiarito in quali reparti avverranno
gli esuberi. Quello che
appare certo è che chi resterà fuori avrà la possibilità di continuare
il percorso in cig almeno per i prossimi 5 anni, oppure accettare la
mobilità volontaria che si aggirerebbe tra i 70mila e i 100mila euro ad
operaio, ed infine confluire in Ilva in Amministrazione Straordinaria,
per essere formato per le operazioni di bonifica nelle aree interne ed
esterne allo stabilimento, che saranno di competenza dei commissari
straordinari e potranno avvenire grazie al miliardo di euro sequestrato
al gruppo Riva. Tra l’altro, in uno degli ultimi vertici romani, pare
che la Bellanova abbia fatto capire che sarà pressochè impossibile
completare tutte le bonifiche entro il 2023: questo potrebbe quindi
voler dire che quei lavoratori che finiranno in quel percorso in Ilva in
AS, dovrebbero veder garantita la possibilità di continuare a percepire
reddito, oltre la soglia temporale inizialmente prevista".
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