La Rete antirazzista di Taranto, costituita da diverse associazioni, sindacati e cittadini, si è riunita in assemblea per discutere della vicenda della nave Aquarius e della nuova linea adottata dal governo Lega-Cinquestelle
«Basta con questa assurda guerra contro i
poveri, inaugurata da Minniti e Orlando e raccolta a piene mani dal
governo del fantoccio di Salvini e Di Maio, Giuseppe Conte». Così la Rete antirazzista di Taranto, costituita da diverse associazioni, sindacati e cittadini, che si è riunita in assemblea per discutere della vicenda della nave Aquarius
e della nuova linea adottata dal governo Lega-Cinquestelle. L’obiettivo
è quello di «radicare sul territorio una rete stabile allo scopo di
ricostruire una cultura solidale, che contrasti le bugie diffuse al solo
fine di creare allarme sociale, di costruire un comune nemico del
popolo, i migranti». Secondo la Rete antirazzista, «non ci sono 500.000
clandestini in Italia, è un numero costruito facendo la somma delle
persone che sono arrivate sulle nostre coste dal 2014 ad oggi, ma che in
realtà, almeno nel 60% dei casi, ha ottenuto il riconoscimento di una
forma di protezione umanitaria o internazionale, mentre il resto ha già
da tempo abbandonato il territorio italiano. Esistono, al contrario,
migliaia di persone che vivono regolarmente in Italia, ma che tutti i
giorni si vedono negato l’accesso ai diritti». Il Ministro Salvini,
aggiungono le associazioni, «esulta in queste ore per la conclusione
della vicenda delle 629 persone a bordo dell’Aquarius, con l’offerta
della Spagna di accogliere bambini, donne e uomini abbandonati in mare,
affermando che finalmente l’Europa comincia a mostrare solidarietà con
l’Italia. Ma quella della Spagna è solidarietà verso persone vittime di
tratta, verso persone in fuga da conflitti, verso minori abbandonati».
La Rete antirazzista prende «positivamente atto delle parole del sindaco
Melucci, pronto ad aprire il porto, in contrasto alla chiusura
proclamata dai Ministri Salvini e Toninelli». Ma Taranto è – sostengono –
anche «l’avamposto delle politiche di respingimento e di costruzione di
marginalità nel nostro Paese, attraverso la infame pratica dei
rastrellamenti delle persone che vogliono lasciare l’Italia e si
affollano ai confini, dove vengono catturati e portati a mille
chilometri di distanza e rimessi per strada senza soldi, senza cibo e
senza alcun aiuto, in un crudele gioco dell’oca. Taranto – concludono –
ha visto numerosi episodi di decine di persone abbandonate a se stesse,
addormentate per giorni sotto i ponti e sui gradini della stazione
ferroviaria, in attesa di tornare ad essere vittime dei trafficanti o di
un aiuto per riprendere il viaggio».
Questo il comunicato. Per il momento, però, non ci sarà la mobilitazione proposta dall'Associazione Babele per la "prossima settimana, coinvolgendo
l'intera città".
Noi riteniamo che l'organizzazione della Rete Antirazzista e iniziative debbano andare insieme, che il modo migliore, più utile di far nascere la Rete è unire forze e realtà, singoli sulle iniziative di mobilitazione. In questo senso riteniamo, come abbiamo detto nell'incontro, che vada mantenuta e realizzata la proposta di un presidio nella prossima settimana;
pensiamo che occorre lavorare perchè a questa mobilitazione partecipino gli stessi migranti, dei centri d'accoglienza di Taranto e provincia; non bisogna considerare i migranti come persone che vanno "tutelate", ma come soggetti attivi, principali, della lotta contro i piani del governo e per incrinare un razzismo presente anche in settori del popolo. Quando i migranti a Taranto hanno lottato, pregiudizi e luoghi comuni sono caduti grazie proprio alla loro presenza, al rapporto diretto con lavoratori, cittadini;
pensiamo che nella Rete Antirazzista, alle sue iniziative non possano prendervi parte realtà che quotidianamente violano i diritti dei migranti; in questo senso l'Ass. Salam, più volte denunciata dagli stessi migranti per attività di espulsioni, per problemi di scarsa assistenza, per minacce a chi alza la testa, ecc., che ieri era presente all'incontro, non ha ragion d'esserci.
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