martedì 24 gennaio 2023

Altri due migranti, una donna e un uomo morti/uccisi a Borgo Mezzanone

Gli assassini stanno nella Prefettura, nella Regione, nel Comune di Foggia, gli assassini sono i padroni dei campi. Quante volte i migranti di Borgo Mezzanone hanno lottato, hanno manifestato per chiedere case, diritti, condizioni di vita e di lavoro umane; al massimo hanno avuto incontri ipocriti e poi niente di niente... Tutti sapevano che in questi giorni il freddo è intenso, che si può morire in quelle baracche di freddo o di monossido di carbonio o per gli incendi, ma tutti se ne fregano!

Chi ha ucciso Queen e Ibrahim, come Bakary Secka, come Emmanuel, Elvis, come Samara Saho e tanti troppo altri, non sono state le esalazioni del braciere, ma chi sa benissimo le condizioni bestiali in cui migliaia di migranti sono costretti a dormire, mangiare.

Ma questi migranti si muoveranno dalle baracche e vi verranno a "trovare", signori che ve ne state al caldo nei vostri Palazzi...

Esprimiamo tutta la rabbia e solidarieta'


Due giovani migranti sono morti in una baracca del cosiddetto "ghetto" di Borgo Mezzanone, uccisi dalle esalazioni di monossido di carbonio prodotte da un braciere utilizzato per riscaldarsi. Altre due persone che dormivano nella stessa baracca sono rimaste leggermente intossicate.

A dare l'allarme sono stati alcuni migranti presenti nel grande insediamento dove vivono stabilmente oltre 1.500 stranieri occupati prevalentemente in lavori nelle campagne del Foggiano. 

Si chiamavano Ibrahim, dal Gambia e Queen, dal Ghana. Avevano entrambi 32 anni ed erano una coppia. La loro fine tragica è solo il dramma estremo di una situazione terribile che perdura da anni nelle campagne del foggiano, dove alloggiano in una baraccopoli, in condizioni invivibili e di sfruttamento, circa 1500 migranti, che aumentano d’estate con la raccolta dei pomodori. Vengono reclutati dai “caporali”, sottopagati e costretti a turni di 12-14 ore al giorno, anche con il caldo torrido.

“Sono morti nel sonno”, racconta al Sir Khady Sene, mediatrice culturale dell’ufficio immigrazione della Caritas di Foggia-Bovino, che si è recata subito sul posto. “I vicini se ne sono accorti perché è scoppiato un incendio. Hanno cercato di svegliarli ma oramai era troppo tardi. È la dimostrazione che queste persone sono dimenticate da tutti e non hanno il sostegno di nessuno. È una vergogna che deve riguardare tutti”.  “Sono sprovvisti di tutto e quando fa freddo cercano di organizzarsi come possono, con il freddo di questi giorni è difficile che riescano a scaldarsi a sufficienza”. 

Il 6 novembre 2018, Bakary Secka, 30 anni del Gambia. Nel 2019, nella stessa baraccopoli, altri due migranti – il nigeriano Emmanuel e la camerunense Elvis – furono uccisi dalle esalazioni di monossido di carbonio prodotte da un braciere. Il 26 aprile 2019 un altro gambiano, Samara Saho di 26 anni. Il 4 febbraio 2020 una donna africana rimane gravemente ustionata. Muore dopo tre giorni di agonia.  Il 12 giugno 2020 muore Ben Ali Mohamed, detto Bayfall, 37 anni del Senegal. Ma gli incendi non si sono fermati. Quattro negli ultimi cinque mesi: quattro baracche distrutte il 10 settembre, dieci l’1 ottobre, sei il 26 ottobre, quattro il 4 dicembre. 

Ma i drammi nel Foggiano non ci sono stati solo a Borgo Mezzanone. Il 9 dicembre 2016 un ragazzo di 20 anni, Ivan Miecoganuchev era morto in un incendio della sua baracca nel cosiddetto “Ghetto dei Bulgari”, in località Pescia. Nel “Gran ghetto” sorto nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico in località Torretta Antonacci, il 3 marzo 2017 sono morti bruciati due migranti di 33 e 36 anni entrambi originari del Mali, Mamadou Konate e Nouhou Doumbia. Il 17 dicembre 2021 nel rogo della loro baracca nel ghetto di Stornara, muoiono i fratellini rom bulgari Christian, 4 anni, e Birka, 2 anni.

L’ultimo dramma il 27 giugno 2022, nuovamente a Torretta Antonacci dove muore nel rogo della sua baracca Joof Yusupha, 35 anni del Gambia, bracciante finito a vivere in due metri per due di lamiere dopo aver perso il permesso di soggiorno a causa del cosiddetto “decreto sicurezza”.

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