giovedì 12 gennaio 2023

Info dall'interno dell'hotspot di Taranto


Rappresentanti dello Slai cobas Taranto ieri pomeriggio si sono recati all'hotspot per acquisire direttamente notizie sulle denunce/proteste che erano emerse due giorni fa, segnalate da Campagne in lotta, sulla condizione dei migranti.

Per la prima volta siamo potuti entrare nel centro, altre volte ci era stato vietato. Ci ha ricevuto il direttore responsabile del campo, della cooperativa "Officine sociali" che dall’ottobre scorso gestisce l'hotspot di Taranto.

Al momento ci sono 92 immigrati, 38 donne e 54 uomini, tra cui 6 minori, 3 maschi e 3 femmine. Le nazionalità sono molte: Palestina, Bangladesh, Camerun, Congo, Eritrea, Guinea, Mauritania, Pakistan, Costa d’avorio, Nigeria, Siria, ecc.

Da quando la struttura è gestita dalla Officine Sociali il picco di presenze si è avuto il 5 gennaio con 293 persone, ma già nei giorni successivi 85 minori sono stati trasferiti nei vari centri. Poi, tra ulteriori trasferimenti che continuano e allontanamenti volontari di varie decine di migranti in questi giorni, il numero dei migranti alloggiati in hot-spot è calato fino al numero attuale.

Quindi siccome l'hotspot ufficialmente potrebbe ospitare fino a 400 persone, non ci sarebbe ora un problema di sovraffollamento, ma sicuramente c'è un problema grave di condizioni di alloggiamento. Di fatto la maggiorparte delle persone dorme insieme in tensostrutture, tendoni dormitorio di 45 posti letto o di 25, vi sono dei divisori che però chiaramente non permettono alcuna privacy; qui si sta male sia d’estate che d'inverno; ora ci sarebbero dei riscaldamenti ma non bastano proprio per il tipo di strutture; solo le coppie con bambini (ora sono 4) stanno insieme in moduli prefabbricati (ce ne sono 5), che possono ospitare al massimo 14 persone.

Nei due giorni passati ci sono state continue proteste, soprattutto da parte delle donne per l’eccessiva durata della permanenza nell'hotspot. L’assegnazione e i trasferimenti dei migranti in strutture esterne è lentissima, specie per gli adulti non accompagnatori di minori, che restano anche 40-60 giorni. Ma gia' 4/5 giorni di permanenza, chiusi nell'hotspot, cominciano a diventare pesanti, pensiamo quando diventano tanti. Non c'è niente per i bambini, calze con i dolci nel giorno della befana, come dei palloni sono stati portati dal responsabile della cooperativa di sua iniziativa.

Le proteste sono state anche per la situazione inaccettabile dello stato dei servizi igienici: il numero dei bagni e delle docce è assolutamente insufficiente, ce ne sono appena 8, meno di un terzo almeno di quelli che sarebbero necessari a garantire un’igiene decente; per di più molti piatti doccia o water sono rotti o con gli scarichi otturati, quindi inservibili. Ci sono 4 scalda acqua ma quando l’acqua calda finisce occorre aspettare che si rinnovi la riserva. Sarebbe  stato segnalato più volte il problema dell’igiene alla Prefettura, è stato risposto di intensificare i turni di pulizia, come se pulire più spesso fosse una soluzione, e poi cosa pulire dove water, doccia sono rotti?; e comunque manca anche del personale .

La protesta è anche per i pasti che sono forniti dall’esterno, da una ditta che non ha un punto cottura a Taranto ma cuoce e invia i pasti da Bari. Col gruppo di migranti precedente si era in qualche misura concordato un menù ma con quelli attuali ancora non si è riusciti a farlo. L’impossibilità di consumare cibo cucinato sul posto, magari preparato e scelto dagli stessi migranti, è Impossibile perché manca una cucina da campo e il personale per gestirla; e anche questo non viene fatto.

Tutto questo fa sì che le proteste, forti ma mai violente, siano abbastanza quotidiane, in particolare da parte di chi è qui da più tempo. I migranti si sentono come in prigione, vogliono almeno avere la liberta' di uscire e rientrare. La protesta dei giorni scorsi si è attenuata solo quando è stato permesso di uscire e rientrare liberamente dal campo e ieri è stato il primo giorno tranquillo dopo alcuni di agitazione anche forte.

Una volta usciti, comunque, resta la difficoltà di raggiungere la città. Mancano mezzi di trasporto, la precedente gestione aveva messo a disposizione dei pullmini navetta, attualmente non ci sono, né c'è un servizio pubblico. Su questo Prefettura e Amat potrebbero metterlo, ma non lo fanno. Chi esce deve camminare a lungo per raggiungere la stazione o il porto mercantile e prendere un bus per cui però non può neanche pagare il biglietto, dato che il pocket-money è di soli 2,5 euro al giorno (da tanti anni, almeno dal 2015, non è mai aumentato) e in generale viene dato in un unica soluzione solo quando i migranti lasciano il campo per essere trasferiti altrove.

Circa il vestiario, all’arrivo viene dato un kit di biancheria, tuta, scarpe, abiti e giubbotto, asciugamani, lenzuola, coperta, detergenti, ecc.. Ma chiaramente per chi resta a lungo è insufficiente.

Fortunatamente non ci sono stati casi recenti di Covid, anche se non si effettuano più tamponi, né ci sono stati casi di malattie serie, nonostante la scarsa igiene. Ci sono 4 medici e 5 infermieri e una psicologa che si alternano in turni dal lunedì al sabato. I problemi maggiori sono per le donne incinte, le più esposte a infezioni e che vengono portate in ospedale solo per partorire.

Ancora di più soffrono i minori non accompagnati, che non possono uscire se non di nascosto e che per il tempo che restano in hotspot non possono fare niente.

Ieri abbiamo potuto scambiare pochissime parole, all'esterno dell'hotspot, con qualche migrante, donne, con la difficolta' anche della lingua. La prossima volta che torneremo cercheremo di parlare soprattutto con loro.

Chiaramente intendiamo seguire la situazione e insistere verso la Prefettura per la soluzione dei problemi più urgenti, a sostegno della protesta dei migranti. Ma soprattutto è necessaria la "liberta' di circolazione". Su questo chiamiamo altri sindacati di base, associazioni, realta' solidali a mobilitarci insieme.

Info da Slai cobas

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