Come abbiamo già scritto, la ragione di questo nuovo ciclo della FO sta negli avvenimenti che stiamo vivendo a livello internazionale e nazionale: i passi di guerra sempre più gravi e ravvicinati da parte dei paesi imperialisti, la contesa interimperialista nelle aree strategiche del mondo, ed in particolare in Medio Oriente, l'uso della questione migranti per rafforzare le politiche reazionarie, razziste e repressive contro i popoli e i proletari, ecc.
Gli operai, in primis, hanno necessità di "armarsi" della teoria rivoluzionaria marxista leninista maoista, per una analisi di classe/di parte, per avere autonomia di pensiero, per comprendere e agire.
Dati i contenuti di questa FO, essa viene rivolta anche ai proletari immigrati, oggi avanguardia importante della lotta contro lo sfruttamento capitalista e le politiche imperialiste.
Per questo, facciamo un forte appello agli stessi immigrati, come ai compagni, studenti, intellettuali italiani, a tradurre, soprattutto in inglese, i nostri testi della FO. Contattateci scrivendo a: pcro.red@gmail.com.
La gestione di questo corso sarà un pò diversa da quello del Il Capitale.
Non ci limiteremo a fare il corso sul libro, ma lo combineremo con la dimostrazione della sua attualità e necessità rispetto agli avvenimenti di oggi, ma anche con la polemica verso le altre posizioni, per combattere tutte le analisi, posizioni che oggi negano l’analisi dell’imperialismo.
Ci avvarremo del testo di Lenin ma anche di altri testi. Con alcune incursioni e utilizzo ancora su parti de "Il Capitale" che è chiaramente a base dell'analisi dell'imperialismo.
L'IMPERIALISMO fase suprema del capitalismo - LENIN
Premessa allo studio de “L'Imperialismo”.
Nelle Prefazioni, scritte da Lenin il 26 aprile 1917 e il 6 luglio 1920, vengono indicate le ragioni e le circostanze del testo. Esse, possiamo dire, sono altrettanto attuali, sia perchè siamo ancora nell'epoca dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria; sia perchè le caratteristiche dell'imperialismo sono vigenti e applicabili alla fase attuale, benchè con tutti gli aggiornamenti e le interpretazioni necessarie; sia perchè siamo di fronte al cammino, ora lento ora accelerato, di una guerra mondiale di spartizione.
Ma la questione più importante di questo libro è il nesso che pone tra imperialismo e opportunismo.
E questa è l'essenza del nostro lavoro attuale su L'imperialismo.
Gli opportunisti sono di vario tipo – e non parliamo dei socialdemocratici che già da tempo sono sostenitori dell'imperialismo e delle guerre imperialiste (Syriza va considerata in questo quadro); la politica di questi è fondata anche nelle sue aree estreme sulla conciliazione con gli imperialisti.
Odierni opportunisti sono coloro che sostengono l'imperialismo russo e cinese, l'imperialismo europeo, l'imperialismo italiano nella forma di individuazione del nemico solo nell'imperialismo Usa, nella Nato, ecc.
L'altra corrente opportunista è quella del movimento autonomo che, pur lottando contro gli effetti della politica imperialista, non comprende “la questione della sostanza economica dell'imperialismo”; e quindi il carattere sistemico, “inevitabile” delle sue guerre, dei suoi armamenti e postazioni militari, del suo legame organico con le politiche statali e industriali, ecc.
Così questa corrente, pur sostenendo le lotte di liberazione nazionale, vedi Kurdistan, Palestina, ecc., non combatte l'imperialismo.
Lenin scrive: “Voglio sperare che il mio lavoro contribuirà a chiarire la questione economica fondamentale, la questione cioè della sostanza economica dell'imperialismo, perchè senza l'analisi di essa non è possibile comprendere né la guerra odierna né la situazione politica odierna”.
Nel nostro campo, infine, occorre vedere in maniera più sofisticata le posizioni presenti che finiscono per negare l'analisi dell'imperialismo (vedi 'antimperialismo come un tutto', vedi insufficiente comprensione della caratteristiche dell'imperialismo).
Occorre spiegare tutta la falsità delle ideologie socialpacifiste e delle speranze nella democrazia mondiale, corrispondenti alle posizioni degli opportunisti e dei movimentisti di oggi.
Seguendo l'indicazione di Lenin, quello che ci serve oggi è “il quadro complessivo dell'economia capitalistica mondiale nelle sue relazioni internazionali anche per verificare se siamo alla vigilia della guerra imperialista mondiale”. Questo, dice Lenin, è ottenibile “sulla scorta di inoppugnabili dati statistici borghesi e delle ammissioni degli scienziati borghesi di tutte le nazionalità”.
Lenin affronta, in fase successiva alla conclusione della guerra, la natura di essa. Per noi il problema è affermarla in fase preventiva. Mettere in luce che la guerra che si prepara, o, come dice anche papa Francesco, che è già in corso, è una guerra di spartizione del mondo per una suddivisione e nuova ripartizione delle “colonie” (allora “colonie”, oggi parliamo di aree strategiche per le materie prime, petrolio, energia), delle sfere di influenza del capitale.
L'altro elemento da denunciare e spiegare in via preventiva è il “carattere sociale, o più esattamente classista della guerra”. Questo dice Lenin è contenuto - e quindi serve, diciamo noi – nell'analisi della situazione obiettiva delle classi dominanti di tutti i paesi belligeranti. E per fare questo, sostiene Lenin “è necessario prendere il contesto dei dati relativi alle basi della vita economica di tutti gli Stati belligeranti e di tutto il mondo”.
Lenin indica che per esaminare correttamente la spartizione del mondo bisogna far riferimento all'anello economico produttivo più importante e influente nell'industria capitalistica nello sviluppo del commercio mondiale, nello stesso tempo connesso alle grandi industrie, ai monopoli, i cartelli, i trust, le banche, l'oligarchia finanziaria.
Questo nesso è ritrovabile oggi nell'importanza del petrolio, delle fonti di energie, delle materie prime che servono l'industria capitalista più avanzata. Quindi occorre relazionare a questa lotta l'impossibilità di evitare le guerre imperialiste su tale base economica finchè esiste la proprietà privata.
Lenin riferendosi alle ferrovie segnalava come la costruzione di esse fosse divenuta uno strumento di oppressione di un miliardo di uomini nei paesi asserviti e degli “schiavi del capitale” nei paesi civili. Pensiamo oggi al petrolio, che da essere fattore di sviluppo dei paesi produttori diviene invece lo strumento del dominio e dell'oppressione ad opera sia dei paesi imperialisti che delle classi dominanti dei paesi produttori su tutte le popolazioni di questi paesi.
La descrizione che fa Lenin, infine, della situazione determinatasi con l'ascesa dell'imperialismo corrisponde alla situazione mondiale odierna e mette in luce che la continua trasformazione in seno ad esso non cambia la sostanza del sistema descritto come “sistema mondiale di oppressione e di strangolamento finanziario della maggioranza delle popolazioni del mondo, da parte di un pugno di paesi “progrediti” e la spartizione del bottino ha luogo tra un certo numero di predoni di potenze mondiali armate da capo a piedi che coinvolgono nella loro guerra per la spartizione del loro bottino il mondo intero”.
(CONTINUA)
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