"Le trivelle mandano su tutte le furie la Puglia, e in particolare il suo governatore, Michele Emiliano. Il ministero dello Sviluppo economico ha autorizzato, con decreto — numero 176 del 22 dicembre 2015 — ricerche petrolifere — le ennesime — al largo delle Isole Tremiti. E l’acredine tra governo e Regione si è inasprita.
Il provvedimento è arrivato dopo la presentazione del referendum antipetrolio da parte di dieci Regioni (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) e poche ore prima che Renzi e company provvedessero ad emendare la Legge di stabilità, con l’articolo 239, ripristinando, per l’intero perimetro nazionale, il limite di 12 miglia dalla costa per nuovi permessi di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi off shore.
Il provvedimento è arrivato dopo la presentazione del referendum antipetrolio da parte di dieci Regioni (Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) e poche ore prima che Renzi e company provvedessero ad emendare la Legge di stabilità, con l’articolo 239, ripristinando, per l’intero perimetro nazionale, il limite di 12 miglia dalla costa per nuovi permessi di ricerca, prospezione e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi off shore.
«Quest’attacco al nostro mare — afferma il presidente della Puglia Michele Emiliano — è una vergogna e una follia. Bisogna bloccare il progetto: in caso contrario, scateneremo l’inferno». Faccio appello al presidente Matteo Renzi affinché revochi immediatamente le autorizzazioni. Tra l’altro — evidenzia Emiliano — alle Regioni era stato assicurato che la questione, dopo la modifica della Legge di stabilità, sarebbe stata chiusa".
Tra l’altro, dopo i cambiamenti normativi, con l’introduzione dell’articolo 239, la Cassazione, il 7 gennaio scorso, ha riesaminato e bocciato cinque dei sei quesiti referendari proposti per salvare le coste dello Stivale dall’assalto del greggio. «Con la Legge di stabilità 2016 — spiega Enzo Di Salvatore, costituzionalista — sono stati soddisfatti tre dei quesiti referendari: il Parlamento ha modificato le norme su strategicità, indifferibilità ed urgenza delle attività petrolifere. La Cassazione, in seconda battuta, d’altro canto ha ammesso solo il quesito sul divieto di trivellare in mare entro le 12 miglia dal litorale. Ma non va: le Regioni proponenti sono pronte ad elevare il conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato davanti alla Corte costituzionale riguardo alla durata di permessi e concessioni di titoli minerari in mare e terraferma e sul “Piano delle aree”, necessario per pervenire ad una razionalizzazione delle attività petrolifere». Intanto, domani, il referendum sarà all’attenzione della Corte costituzionale.
«Tutto l’Adriatico in pasto ai petrolieri, dal Po al Salento». Il coordinamento No Ombrina, Trivelle Zero Molise e Trivelle Zero Marche chiedono invece una moratoria immediata: «Bisogna agire anche a livello comunitario, manca la Valutazione ambientale strategica e mancano le Valutazioni di impatto cumulative e transfrontaliere. Il permesso di ricerca rilasciato davanti alle Tremiti e a Termoli è solo un assaggio amaro. Perché tra poco sarà un vero e proprio far west con un quadro devastante che si aggiungerà alle decine di titoli minerari già in itinere».
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