mercoledì 6 gennaio 2016

Ilva al "miglior offerente"...

...in realtà, al "peggiore" per gli operai, per i tagli ai posti di lavoro, i contratti peggiorativi e le "mani libere" per il massimo sfruttamento senza che i nuovi padroni, chiunque siano, rischino qualcosa su sicurezza e salute.

Siamo al mercato delle svendite!

Con il governo che per questo chiama in campo il padrone dei padroni, Marchionne - che ben conoscono sulla loro pelle, sulla fatica, sui danni alla salute, gli operai e le operaie della Fiat-Fca; un governo che parla solo dei nuovi padroni e delle garanzie a loro e non parla di chi produce l'acciaio, gli operai. Non parla nè fa un minimo decreto su "clausole sociali" di garanzia per il lavoro, il salario, la sicurezza, la salute degli operai e della popolazione.

Gli operai su questo non possono stare ad aspettare, a vedere quanto di peggio gli tocca.

In questo nuovo anno è assolutamente necessario che siano gli operai Ilva, unendo anche la popolazione di Taranto, a scendere in campo.

Ilva, la pista cinese


Un’ipotesi alternativa all’offerta di ArcelorMittal, quella che vede in campo Cassa Depositi e Prestiti insieme a uno o più gruppi italiani (si parla di Marcegaglia, Arvedi, Eusider e Trasteel) e che trova un alleato forte in un colosso del Sud Est asiatico
Dal 10 gennaio, e per un mese intero, si raccoglieranno le manifestazioni d'interesse per il gruppo e al termine del periodo prefissato inizierà la valutazione e successivamente la seconda parte della gara, quella delle offerte vincolanti, con l'obiettivo di chiudere tutto entro la fine di giugno. 
Nessun gruppo italiano, nemmeno nessuna cordata italiana, è in grado da sola di farsi carico dei costi di un'operazione che, prima del rilancio industriale, necessita di costosi quanto inderogabili interventi di bonifica ambientale. Così il rischio è di trovarsi con una sola offerta, quella del primo gruppo siderurgico mondiale, ArcelorMittal, che produce poco meno di 100 milioni di acciaio (contro i 5 dell'Ilva) e che in Europa è già ampiamente rappresentato. 
Come si comporterà da nuovo proprietario dell'Ilva, opererà sulla strada del rilancio o punterà su quello della razionalizzazione? 
Intanto si sta verificando, a livello governativo, l'interesse di qualche grande gruppo siderurgico giapponese, cinese, coreano a radicarsi in Europa, facendo dell'Ilva il proprio avamposto industriale e commerciale. 
Alle spalle di ArcelorMittal, c'è infatti la pattuglia del produttori asiatici, la giapponese Nippol Steel, le cinesi Baosteel (alleata in Italia alla famiglia Malacalza in Baosteel Italia che commercializza in esclusiva in Europa i prodotti del gigante cinese), Hebei e Wuhan Steel e la coreana Posco. 
I tre commissari straordinari dell'Ilva, Corrado Carruba, Piero Gnudi ed Enrico Laghi, hanno messo sul mercato, con l'obiettivo di venderli, sia l'Ilva, con gli stabilimenti di Taranto, il più grande del gruppo, Cornigliano e Novi Ligure, sia sette società collegate (Ilva servizi marittimi, Ilvaform, Innse Cilidri, Sanac, Taranto Energia, Socova e Tillet).

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