Rizzo: “Una manovra gia’ decisa per favorire i prossimi proprietari a danno dei lavoratori e della città”
Finito l’incontro al MISE sulla questione CIGS Ilva. L’USB non firma. “Si
è trattata dell’ennesima farsa: questi incontri erano del tutto
scontati, perché se facciamo un’analisi dal decreto del 29 dicembre ad
oggi, ILVA apre la CGIS, il governo ha già emanato il decreto per il
sostegno a reddito dei lavoratori di Ilva in AS, con il decreto del 29,
la Bellanova ci infila il fondo per 3.500 lavoratori, Ilva spara il
numero di 5.000 cassa integrati e il numero magicamente si riduce a
3.300 – spiega Franco Rizzo, coordinatore provinciale USB -. All’interno
del verbale non una sola parola sui livelli occupazionali. Non è vero
che la cigs non c’entra nulla con gli esuberi strutturali perché la cgis
rappresenta lo strumento per poter dichiarare gli esuberi, a differenza
dei contratti di solidarietà”. “E’ finito il teatrino dell’ipocrisia
nella discussione sulla procedura avviata dall’azienda per la
collocazione di 3.300 lavoratori in cassa integrazione– commenta Sergio Bellavita, USB nazionale -. Ed è finito con la sottoscrizione, da parte di FIM-FIOM_UILM e ILVA, di un accordo che rappresenta il primo concreto passo verso la ristrutturazione”.
L’accordo sancisce la presunta non
praticabilità della proroga del contratto di solidarietà, incrementando
il peso degli ammortizzatori sociali per parte rilevante dei lavoratori e
introducendo, nei fatti, la cassa integrazione a zero ore per altri
800, dichiarati non ricollocabili, a ridotte capacità lavorative e/o
dotati di professionalità “incoerente”. “Sebbene sia stata confermata
l’integrazione salariale al trattamento CGIS, non è
stato possibile definire nessun ercorso che salvaguardi i livelli
occupazionali – continua Bellanova -. Le pressanti rassicurazioni da
parte del viceministro e dell’azienda non sono credibili, così come la
stessa volontà di ricorrere alla formazione, anche con il finanziamento
della Regione Puglia, appare come una mera riduzione del danno.
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“Ci risulta che la Bellanova abbia
dichiarato che non ci saranno esuberi, ma nel testo non c’è traccia e
inoltre ribadiamo di non fidarci assolutamente della parola di una
persona che nel 2003 manifestava contro il governo Berlusconi che voleva
demolire l’articolo 18. A distanza di 14 anni l’ha fatto lei stessa con
il governo Renzi”.
USB ha proposto di
prorogare il contratto di solidarietà alle stesse condizioni e di
modificare il quadro occupazionale e produttivo delineato dai commissari
“ma dal Ministero hanno finito per discutere solo sul numero dei lavoratori da mettere in cassa integrazione”, va avanti Rizzo. “Ilva,
i lavoratori, i tarantini e ela città rischiano di tornare ad essere
oggetto di nuovi profitti privati e speculazioni senza scrupolo – va
ancora avanti Bellavita -. Nazionalizzare l’azienda per
evitare che i privati facciano nuovo profitto, lasciando sul terreno
veleni e disoccupazione a carico della collettività”. Per queste ragioni USB non ha sottoscritto l’accordo e medita una mobilitazione dei lavoratori.
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