mercoledì 22 giugno 2022

Incontro in Regione per Cemitaly - unica cosa: la possibilità di nuova cig per altri 12 mesi - ma sul lavoro nulla


Nell'incontro di ieri della Task force regionale con lo Slai cobas sc e l'Usb (seguito all'incontro in prima mattinata con i sindacati confederali) sul futuro dei lavoratori della Cemitaly, la cui cig scade a settembre, ciò che la Regione ha messo sul Tavolo è solo la possibilità di accesso alla "transizione occupazionale", che significa altri 12 mesi di cassintegrazione, previa presentazione di un progetto da parte della azienda Italcementi. 

L'Usb ha accettato e anzi insistito che si parlasse principalmente di questo, e del resto se ne parlerà dopo...

Lo Slai cobas, invece, non è stata a questo andazzo. Che chiaramente è una necessità la prosecuzione della cassintegrazione per bloccare i licenziamenti che scatterebbero da settembre (e su questo a luglio ci dovrebbe essere l'Ok definitivo a seguito presentazione di istanza della Cemitaly), però - ha detto - non si può accettare questa agonia, per cui non possiamo accettare che questi altri 12 mesi di cig, se non si fanno subito dei passi avanti sul terreno del lavoro, passino ancora una volta come gli altri anni di cassintegrazione per cui è dal 2016 che si sono buttati soldi pubblici,permesso all'Italcementi di andarsene tranquillamente; cassintegrazione senza prospettive che hanno costretto via via più della metà dei 51 operai ad accettare la miseria di 30mila euro (un'elemosina - ha detto lo Slai cobas - per una grande azienda come la Italcementi) e ad autolicenziarsi per mancanza di ipotesi lavorative.

Quindi la centralità per lo Slai cobas è il lavoro. Ma su questo, ha detto, non si fa alcun passo concreto, in particolare sui lavori di bonifica dell'area previsti da gennaio 2020 e che non si sono fatti.

La Regione ha informato nell'incontro dell'ipotesi futuribile fatta dalla Cgil e oggetto di una mozione del consigliere regionale Di Gregorio PD (giusto in campagna elettorale), su fare della ex Cementir "un polo dell'idrogeno verde", che rientrerebbe nella riconversione ecologica prevista dal governo per alcuni siti (per cui la Regione Puglia ha presentato "manifestazione di interesse") - cosa che, però, bene che vada, tenendo conto delle tappe del percorso: presentazione di progetti da parte di privati, ecc., potrebbe cominciare a vedere luce nel 2025 (quando probabilmente non sarà rimasto neanche un operaio della Cemitaly). Ma di utilizzare questi possibili altri 12 mesi per fare quella bonifica che non è stata fatta, nulla. Su questo Regione e sindacati confederali, in particolare la Cgil, prendono in giro i lavoratori.

Lo Slai cobas non si entusiasma di fronte a parole e mere ipotesi, là da venire. Per questo ha richiesto alla Regione di adoperarsi fattivamente perchè siano monitorati i lavori non fatti del piano di bonifica dell'area ex Cementir, individuate le responsabilità, capito quale azienda deve fare la bonifica, fare corsi di formazione non generici e inutili (su cui dovrebbero dei bandi nelle prossime settimane), ma finalizzati a questa attivitàdi bonifica che serve a far rientrare al lavoro gli operai Cemitaly e serve alla città. Qualsiasi riconversione industriale - ha detto lo Slai cobas - avrà comunque bisogno della bonifica dell'area; quindi per questa ci vogliono piani, passi e tempi concreti, affinchè si avviino da subito. 

Lo Slai cobas ha posto, inoltre, altre due questioni: 

- il totale dissenso su questa pratica della Regione di incontri separati, non si può lasciare all'azienda la decisione con quali sindacati fare gli incontri (come è successo ieri); i lavoratori scelgono il sindacato, non l'azienda; così è altrettanto inaccettabile che la Regione accetti l'imposizione dei sindacati confederali di non fare incontri insieme allo Slai cobas; questo andazzo di incontri separati non è dignitoso neanche per la stessa Regione.

- No all'affidamento delle sorti dei lavoratori a politici in campagna elettorale, vedi anche l'On Turco, la Todde (M5S); lo Slai cobas a differenza dell'Usb ritiene che i lavoratori non debbano andare dietro alle parole (che nel caso concreto non fanno altro che ripetere i piani generali del governo), perchè questo invece che rafforzarli li indebolisce.  

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