(da Corriere di Taranto)
Il caso Cristello approderà in Cassazione?
Rischia di approdare in Cassazione il licenziamento di Riccardo Cristello, il dipendente di Acciaierie d’Italia che nella primavera 2021 venne licenziato da ArcelorMittal per un post su un gruppo privato di Facebook, relativo ad una fiction tv, che l’azienda aveva reputato dai contenuti offensivi.
Il processo di primo grado si concluse con il reintegrato in fabbrica del lavoratore. L’altro ieri il ricorso dell’azienda contro il provvedimento di reintegro del giudice di primo grado è stato respinto dalla Corte d’Appello, sezione lavoro, sezione staccata di Taranto. Adesso è concreta la possibilità che l’azienda decida di ricorrere in Cassazione...
“La vicenda giudiziaria ha preso le mosse nel maggio 2021 quando Riccardo Cristello impugnava dinanzi al Tribunale di Taranto il licenziamento intimatogli dal suo datore di lavoro che allora era ancora Arcelormittal Italia Spa. Il ricorso del lavoratore dava avvio alla fase sommaria del processo di primo grado, conclusosi poi nel luglio successivo con la declaratoria di illegittimità del licenziamento e l’ordine di reintegrazione del dipendente nel suo posto di lavoro, sin da subito. Arcelor Mittal, nel frattempo divenuta Acciaierie d’Italia Spa, decideva però di opporsi all’esito di quell’ordinanza....
“Siamo assolutamente lieti della notizia di questo pomeriggio che riporta serenità nella famiglia Cristello, dà speranza ai tanti lavoratori ingiustamente licenziati e, per la nostra organizzazione sindacale, rappresenta una conferma del buon lavoro fatto e in corso, sempre al fianco dei lavoratori. Non si verifichi più che un dipendente debba temere anche solo di esprimere un pensiero. Stop a questi squallidi tentativi di controllare anche le opinioni di chi lavora in quella fabbrica” ha dichiarato il coordinatore provinciale Usb.
“Con il dispositivo della sentenza di oggi si chiude il secondo grado della vicenda giudiziaria che aveva prodotto grande preoccupazione e seminato timore tra i lavoratori, andando a minare anche la minima libertà di espressione. Già in primo grado, il giudice aveva chiarito che il post condiviso con grande evidenza non faceva alcun riferimento ad Arcelor Mittal. Tiriamo un sospiro di sollievo perché oggi arriva per noi la ulteriore conferma” ha invece affermato l’avvocato Soggia.
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