La voce circola da diversi giorni, ma non vi sono conferme: l’unica cosa che appare certa, stante alcuni fonti interne alla fabbrica, è che domani nel siderurgico arriverà una personalità istituzionale rilevante. E l’indiziato numero uno è il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti.
E’ inevitabile che l’arrivo del ministro che gestisce da oltre un anno il dossier sull’ex Ilva, sia collegato alle elezioni amministrative di domenica 12 giugno. Dove la Lega, attraverso la lista “Prima l’Italia“, appoggia il candidato sostenuto da liste civiche e partiti del centrodestra (Forza Italia, Fratelli d’Italia e appunto la Lega) Walter Musillo.
Ma è anche vero che quando una personalità come un ministro o un primo ministro (si ricordi la calata dell’ex premier Giuseppe Conte nel Natale del 2019), qualche annuncio bisogna sempre aspettarselo.
Difficilmente sarà quanto dichiarato da Giorgetti al Festival dell’Economia di Trento, la scorsa settimana, dove il titolare del MiSE ha dichiarato che “le novità sono che non ci sono novità. I commissari hanno prorogato la conclusione dell’accordo di due anni per continuare l’attività perchè l’acquisizione non si può fare finchè alcune condizioni tra cui la conclusione del procedimento giudiziario e la confisca” ha detto il ministro. “Data la congiuntura e la necessità dell’acciaio – concluse – io credo che Acciaiere per l’Italia debba fare uno sforzo di produzione, tenendo conto dei vincoli ambientali, sia su Taranto che Genova. L’Italia ha bisogno di acciaio“.
Né crediamo che il ministro possa venire a Taranto per commentare la decisione della Corte d’Assise di Taranto, che lo scorso 31 maggio ha respinto l’istanza del Commissari Straordinari dell’ex Ilva attraverso la quale veniva chiesto il dissequestro degli impianti dell’area a caldo. O che possa spiegre il perché il closing dell’accordo di co-intestimento tra Invitalia e ArcelorMittal Italia sia stato prorogato al 2024, visto che le motivazioni sono state spiegate più volte nelle ultime settimane dai vari soggetti interessati (tra cui anche l’ad Lucia Morselli e il presidente Franco Bernabè).
La sensazione è che Giorgetti possa comunicare qualcosa sul fronte del piano industriale e del piano ambientale. Rumors interni alla fabbrica parlano della possibilità che il ministro possa annunciare la data della ripartenza dell’altoforno 5, indicando la tempistica dei lavori da effettuare sul più grande altoforno d’Europa, che nelle intenzioni di Acciaierie d’Italia dovrà andare a sostituire i tre altiforni in marcia attualmente seppur a singhiozzo (Afo1, Afo2, Afo4) per essere affiancato da uno o due forni elettrici (a breve si chiuderà il bando di DRI d’Italia, società creata per finanziare la costruzione a Taranto di un impianto che produca il preridotto, utile per i forni a gas e in parte per gli altiforni), per favorire quella transizione energetica produttiva che dovrebbe vedere un periodo ibrido di transizione (utilizzo del gas e del carbone per un periodo pare pari a 10 anni), per poi traguardare, non si sa ancora bene in che modo visto che la sperimentazione è ancora in fase iniziale, la possibilità di produrre acciaio attraverso l’utilizzo dell’idrogeno.
Ma queste, non le tecniche produttive o i piani futuri sull’ex Ilva ma l’eventuale annuncio di Giorgetti e la sua presenza domani nell’ex Ilva, sono al momento soltanto ipotesi. Vedremo se domani arriverà realmente qualcuno da Roma e nel caso chi e cosa dirà.
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