sabato 25 giugno 2022

Morselli/Acciaierie d'Italia è andata e ha ottenuto parecchio - I sindacati sono andati e hanno ottenuto parole (se non l'arrivo di ispettori nazionali del lavoro)


1° VALUTAZIONE 

Più si fanno questi incontri al Mise e più l'unica a guadagnarci è l'azienda. Prima lo sconto su affitto e sul costo di acquisizione della fabbrica, ora 1 miliardo di euro per la produzione.

I sindacati Fim, Fiom, Uilm e l'Usb tornano ancora una volta con niente di concreto in mano, e arrivederci a luglio, ma solo per verificare se lo Stato può liberarsi dai vincoli europei e dare il miliardo all'azienda e l'esito della verifica su rapporto tra cassintegrazione/investimenti degli ispettori nazionali.

Delle richieste che pure questa volta i sindacati confederali avevano portato all'incontro dopo una assemblea nazionale a Taranto dei delegati di tutti gli stabilimenti (integrazione alla cig e verifica degli organici teconologici,prmio di risultato e apertura contrattazione di II livello, contrattazione e clausole di salavaguardia occupazionale per gli appalti, problema occupazione dei 1600 lavoratori in cig in Ilva AS, richieste sul fronte salute e sicurezza, bonifica ed estensione dei benefici amianto) non si è ottenuto nulla. Per le OO.SS gli unici risultati sarebbero che "il governo ci ha ascoltati", "il governo ha preso atto" (Cisl), "La posizione sindacale è stata presa in considerazione dai Min. Giorgetti e Orlando" (Uilm), "il governo si deve assumere le sue responsabilità" (Fiom), "Riconosciamo il valore dell'intervento di Bernabè che ha chiarito che la transizione ecologica è lunga e complessa... vogliamo dal governo la verità sulle intenzioni" (Usb). Si continua a parlare come se il governo non sapesse quello che succede e non ne fosse pienamente responsabile. Nessuno ha messo in discussione che il governo debba finanziare l'aumento della produzione, a fronte delle nuove possibilità di mercato per l'acciaio italiano aperte dalla guerra.

Noi l'avevamo detto: senza aver dato continuità alla mobilitazione che c'era stata il 6 maggio niente di nuovo poteva venire per i lavoratori da questo incontro al Mise. Uno sciopero riuscito, positivo, con la contestazione alla Morselli, è stato così "ucciso", e senza rapporti di forza che vengono solo dalla lotta, dall'azione e voce forte dei lavoratori, agiscono solo i padroni con il sostegno del governo. Occorre, invece, rovesciare la situazione e questo è possibile non con le parole ma con i fatti della lotta.

Anche perchè l'incontro del 23 è stato, per i probleni gravi e urgenti dei lavoratori pure peggio dei precedenti.

Da parte del Min. Giorgetti tutta la comprensione è stata per le "difficoltà finanziarie di Acciaierie d'Italia e tutto l'obiettivo è "aumentare al massimo possibile la produzione... lasciamo perdere ordinanze e sentenze e arriviamo ai 5,7 milioni di produzione".

Invece il lavoro, i salari tagliati con la cassintegrazione, la sicurezza a rischio ogni giorno, le minacce di licenziamenti, i mancati pagamenti agli operai dell'appalto sono stati ricordati da tutti ma non sono stati proprio all'Odg delle decisioni. L'unica concessione fatta dal Min.Orlando è la possibilità di inviare a Taranto degli ispettori nazionali del lavoro per verificare che rapporo c'è tra numero dei cassintegrati in Acciaierie e la realizzazione degli investimenti indicati nella istanza per la cig. (una verifica che viene, comunque, dopo mesi e mesi che l'azienda usa unilateralmente la cig e gli operai perdono salario).

Siamo alla manifestazione evidente per cui le perdite dei padroni vengono socializzate, scaricate sul pubblico, sui proletari e masse popolari, che stanno andando sempre più in miseria per il carovita, l'attacco al lavoro, ai salari; i profitti dei padroni sono privati!

I padroni appena sono in difficoltà finanziaria vengono foraggiati con milioni, miliardi dal governo; i lavoratori possono fare la fame ma al limite Draghi gli dà una tantum di 200 euro.
I padroni non devono perdere niente, non devono intaccare i loro utili, i lavoratori devono perdere anche il minimo per vivere.

OPERAI, QUESTO NON SI PUO' ACCETTARE IN SILENZIO! E' ANCHE UN PROBLEMA DI DIGNITA'! Oltre che di vivere da anni e anni nell'incertezza del lavoro, del salario, di poter tornare sano e vivo a casa!

Lo Slai cobas ciò che serve e ciò che bisogna fare lo dice da tempo. Ora sono gli operai che non devono solo lamentarsi, ma comprendere la situazione e prendere la loro sorte nelle mani.

Dalla stampa - Il Quotidiano

Ex Ilva, si valuta un aiuto economico dello Stato. E Giorgetti punta ad aumentare la produzione di acciaio

Lo Stato valuterà la possibilità di un soccorso finanziario ad Acciaierie d'Italia, sotto forma di garanzie, per permettere all'azienda di superare la grave crisi di liquidità che l'affligge. Si ipotizza un intervento da un miliardo. Inoltre, il ministero del Lavoro invierà nel siderurgico di Taranto gli ispettori per verificare se c'è rispondenza tra ricorso alla cassa integrazione e investimenti annunciati e posti alla base della stessa richiesta di cassa.

Sono le due notizie che emergono dal vertice di ieri pomeriggio al Mise su Acciaierie d'Italia, ex Ilva. Con i ministri Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico) e Andrea Orlando (Lavoro), si sono ritrovati l'azienda (col presidente Franco Bernabè e l'ad Lucia Morselli), i sindacati, le Regioni che ospitano gli impianti ex Ilva e Confindustria.

Pone il tema della liquidità l'ad Morselli quando afferma che «stiamo producendo tutto il possibile con questa situazione finanziaria... «Sulle manutenzioni - afferma Morselli - «l'indice incidenti su ore lavorate è ai minimi storici per lo stabilimento di Taranto». E «quest'anno la crescita dell'output produttivo di Acciaierie d'Italia è, ad oggi, del 22% contro 7% dell'Europa e 2% dell'Italia». Tuttavia il problema della liquidità, della mancanza di circolante per l'ex Ilva, c'è e si avverte pesantemente.

Lo esplicita il ministro Giorgetti... Le navi non attraccano nel porto di Taranto - prosegue il ministro a proposito dello scarico delle materie prime - perche quest'azienda non è nelle condizioni di finanziare il circolante... Servono altri soldi quindi... «Io e il ministro Orlando purtroppo non siamo ministri dell'Economia e delle Finanze, non abbiamo doti taumaturgiche, però quello che mi sento di dire è lasciamo perdere ordinanze, sentenze, e forse arriviamo ai 5,7 milioni di produzione».

Da Corriere di Taranto

Provare a risolvere il problema del finanziamento del circolante per affrontare la grave crisi di liquidità dell’ex Ilva, attraverso un intervento (diretto o indiretto) del governo (qualora si trovino le garanzie e gli strumenti adatti e la Commissione Ue lo consenta all’interno del perimetro degli aiuti di Stato) pari ad un miliardo di euro... E certamente non può bastare la garanzia SACE per un prossimo finanziamento da parte di Unicredit (la cui entità e fattiblità economica non sono ancora chiare), né la cartolarizzazione di crediti commerciali da 1,5 miliardi di euro siglata nei mesi scorsi con Morgan Stanley, che garantisce 80 milioni di euro al mese sino al massimo alla fine del 2023. Servono ben altre risorse finanziare... Giorgetti ha sottolineato che “non solo io, ma anche il presidente Draghi, vogliamo che si produca più acciaio possibile a Taranto e Genova, ovunque per riportare al lavoro tutti i lavoratori in cassa integrazione”. Il ministro, dopo aver ricordato che pur essendovi “limiti oggettivi, che derivano da sentenze, che impediscono di raggiungere le capacità produttive massime che questi impianti possono realizzare” ha evidenziato che “oggi è emerso con chiarezza da parte dell’azienda che, alle condizioni date per lavorare al massimo delle potenzialità, il problema è la liquidità, non gli investimenti...
(per) la realizzazione del forno elettrico e l’utilizzo dell’idrogeno come fonte alternativa... Bernabé ha confermato un lasso di tempo pari ad un decennio per la loro realizzazione.
Sulla questione sicurezza e sulle relazioni industriali...ministro Orlando ha annunciato l’invio degli ispettori del Lavoro.

Le organizzazioni sindacali restano in attesa di un cambiamento reale
“In un momento in cui l’acciaio vale ‘oro’ nell’attuale contesto internazionale per effetto del conflitto in Ucraina, nel nostro Paese è ora che governo e proprietà investano verso la transizione, altrimenti si rischia una progressiva dismissione degli impianti di Acciaierie d’Italia”. E’ quanto dichiara Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil al termine dell’incontro odierno a Roma.
“Dall’incontro di oggi al Mise sull’ex Ilva non sono emerse certezze e garanzie nè per quanto riguarda le prospettive di lungo e medio termine, nè per quanto riguarda la gestione ordinaria degli impianti nell’immediato... Come Fiom abbiamo allo stesso tempo anche sottolineato che alla risalita produttiva corrisponda una riduzione significativa dei lavoratori in cassa integrazione. Abbiamo chiesto e ottenuto puntuali verifiche dal Ministro del Lavoro Orlando sull’utilizzo della cassa integrazione che è stata attivata dall’azienda senza accordo sindacale... L’impegno della Fiom è di portare avanti con Fim e Uilm i punti decisi nel coordinamento nazionale dei delegati... la finanza non basta, servono elementi di garanzia del governo, che verificheremo nel prossimo incontro programmato entro luglio, nel quale valuteremo la relazione degli ispettori che ci sarà presentata e l’esito delle risorse finanziarie disponibili per l’approvvigionamento delle materie prime, al fine di assicurare l’occupazione, la salute e l’ambiente e il rilancio strategico dell’industria dell’acciaio nel nostro Paese”.

“Il governo ci ha ascoltato... abbiamo chiesto a governo e azienda che i due anni di rinvio per la definizione degli accordi, con l’ingresso in maggioranza dello Stato non passino invano”. Così il segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia e il segretario nazionale Fim Valerio D’Alò.

“Oggi c’è una situazione di crisi finanziaria che deve essere  affrontata e risolta nel più breve tempo possibile... Il governo che oggi è azionista e seppur ancora non in maggioranza può aiutare l’azienda ad avere il necessario credito per poter fare gli investimenti, aumentare la produzione e ridurre la cassa integrazione... abbiamo chiesto al ministro Orlando una verifica sull’uso degli ammortizzatori perché non è assolutamente possibile che con un mercato della siderurgia mai come negli ultimi anni positivo, diminuisca la produzione e aumenti il numero di cassintegrati... Oggi abbiamo messo in campo un percorso di responsabilità.

“Oggi siamo riusciti almeno a fare un’operazione verità. Sono emerse due posizioni opposte, la nostra e quella di Acciaierie d’Italia. Per l’azienda il problema è solo finanziario, mentre noi abbiamo messo in luce tutti i problemi legati alla sicurezza degli impianti, alla cassa integrazione di oltre 5mila lavoratori, al dramma che vivono i lavoratori in A.S. e quelli degli appalti, alla produzione che di questo passo non raggiungerà mai i 6 milioni di tonnellate annui necessari per la sostenibilità dell’azienda. Posizione che è stata presa in considerazione dai Ministri Giorgetti e Orlando presenti al tavolo... afferma il segretario generale Uilm, Rocco Palombella, a margine dell’incontro al Mise.
“Sappiamo che c’è un problema di liquidità – ha aggiunto – e i Ministri ci hanno assicurato che faranno il possibile per trovare un polmone finanziario, allo stesso tempo però occorrerà verificare passo passo se Acciaierie d’Italia modificherà il suo atteggiamento, metterà in sicurezza gli impianti, e utilizzerà le risorse per recuperare il terreno perso”...

“E’ complicato fare un ragionamento serio e vero in un contesto nel quale si cerca di dipingere un quadro della situazione che non esiste e senza avere documenti tra le mani”: così Franco Rizzo, coordinatore provinciale dell’Unione Sindacale di Base di Taranto e Sasha Colautti, Usb nazionale, si sono espressi nel corso del tavolo presso il Mise. “Riconosciamo il valore dell’intervento di Franco Bernabè che ha chiarito che il progetto di cui si parla per portare lo stabilimento verso la transizione ecologica... è lungo e complesso.

“E’ impensabile stare ad aspettare e tenere metà del personale in cassa integrazione con una retribuzione mensile di 900 euro; è necessario poi occuparsi dei 1.600 lavoratori ex Ilva in Amministrazione Straordinaria, di cui ci si occupa troppo poco. Oggi la nostra organizzazione, di fronte ad una  ricostruzione dei fatti totalmente slegata dalla realtà, non può che insistere col chiedere la verità sulle intenzioni. Non ha senso continuare a discutere senza mettere sul tavolo le questioni reali. Per l’Unione Sindacale di Base l’alternativa non può che essere la mobilitazione"...

Nessun commento:

Posta un commento