giovedì 7 gennaio 2021

FORMAZIONE OPERAIA - INTERVENTI DALLA "SERATA ENGELS" - 5 - Prof. Di Marco: Il grande lavoro di Engels per il Capitale


Osserva Engels: il marxismo è una scienza e va studiato, primo passaggio, e va poi diffuso tra le masse, secondo passaggio; perché, come diceva Marx fin da giovane, l’arma della critica non può sostituire la critica delle armi, una forza materiale deve essere abbattuta da una forza materiale ma anche la teoria diventa forza materiale non appena si impadronisce delle masse e si impadronisce delle masse non appena diventa radicale.

Che significa diventa radicale? Diceva Marx: significa che coglie le cose alla radice e la radice per l’uomo è l’uomo stesso. Significa che l’uomo deve da sé stesso, senza ricorrere a potenze o enti estranei, produrre la sua libertà. Questo è il punto da cui parte Marx ed è il punto che subito Engels sviluppa facendo vedere nell’azione della classe operaia in Inghilterra nelle sue lotte per

l’emancipazione sociale come gli uomini facciano da sé nell’emanciparsi.

Perché, chi sono i proletari? Sono l’uomo in catene, l’uomo disumanizzato. L’umanità ha passato di necessità da questo passaggio per potersi liberare dalla schiavitù e l’umanità fa da sé. Con la conoscenza è l’azione.

Comunisti si dicono tante persone, tanti gruppi, tante organizzazioni, il problema è il modo in cui fondi e puoi ottenere il comunismo. Ci sono tanti socialismi, di matrice religiosa, di matrice umanitaria, ma chi è davvero capace di liberare gli uomini dalla schiavitù? Gli uomini stessi che sono ridotti in schiavitù, ma per farlo necessitano di conoscenza, cioè questo è possibile solo su base scientifica.

Il socialismo non è un ideale, una opzione volontaristica, è il risultato di un’analisi scientifica che ne mostra la necessità. A partire da questo si fonda la prassi di un rivoluzionario che voglia partire da premesse scientifiche, partendo dal presupposto che è l’uomo che costruisce se stesso. Come diceva Marx, la storia non è che l’autoproduzione dell’uomo a partire dal lavoro umano.

Partendo da questi presupposti, e qui mi trovo in sintonia con gli interventi degli altri compagni, con il compagno operaio di Bergamo che ha detto che la teoria gli ha cambiato la vita, come pensavo di onorare Engels nell’incontro di stasera? Parlando di quello che per me è il capolavoro, l’opera più importante di Engels. Averci reso possibile leggere, studiare e comprendere Il Capitale di Marx.

Come sapete, per tante vicende, personali, di salute e non solo, Marx era riuscito a pubblicare soltanto il primo libro del Capitale, che è diviso in tre libri, anzi dovevano essere quattro. Marx aveva anche scritto una grande storia delle teorie economiche, che dovevano completare il Capitale. Marx in vita riuscì a pubblicare solo una delle parti del Capitale ed Engels non solo ha rieditato il primo libro del Capitale, ma anche riordinato, decifrato, organizzato tutti i manoscritti che Marx aveva lasciato e che sono andati a comporre il secondo e terzo libro del Capitale. Ebbene, senza Engels non avremmo potuto leggere mai quei manoscritti, che da sè sono illeggibili, io li ho visti ora che li hanno pubblicati in una nuova edizione delle opere di Marx ed Engels così come erano. Engels non li ha solo riordinati, ha proprio dovuto riorganizzare l’intera mole di scritti che Marx aveva lasciato. Ha cioè reso possibile la loro diffusione tra le masse.

Engels è attivamente intervenuto come uno che è stato sempre e costantemente e attivamente presente in tutto il processo che ha prodotto quegli scritti, che sono l’opera fondamentale del Comunismo scientifico. L’opera definitiva, non nel senso che non possa essere arricchita di nuovi sviluppi e contenuti, ma nel senso che ha fondato e impostato i termini del problema.

Dunque, Engels non solo non si è limitato a eseguire un lascito, non solo ha avuto parte attiva nel perfezionare, nel rendere fruibile, leggibile, cioè diffondibile tra le masse quell’opera fondamentale, Engels è stato sempre presente, durante tutta la vita di Marx, nell’elaborazione, ideazione del capitale. E non solo, Engels, e lo ha riconosciuto Marx stesso, precedeva Marx nelle intuizioni di ciò che poi Marx avrebbe approfondito nel lavoro di critica dell’economia politica.

Marx diceva di Engels: “tu mi anticipi sempre, mi dai le intuizioni, e poi in qualche modo mi posticipi, esplichi, spieghi, analizzi, per il pubblico tutto quello che io ho prodotto”. Ecco, il sodalizio di Marx ed Engels, a cui dovremmo aggiungere anche Josef Wedemeyer, è stato un lavoro collettivo in cui si sono integrati. Un’opera che è sicuramente un vertice di tutta la storia dell’umanità è nata da un lavoro collettivo di tre, poi di due in particolare, amici solidali che si integravano continuamente.

Abbiamo una a prova provata del fatto che Engels precedeva Marx ed è l’opera che precede immediatamente “La situazione della classe operaia in Inghilterra”, uno scritto del 1844 pubblicato sugli Annali Franco-tedeschi che si intitola “Lineamenti di critica dell’economia politica”, dove Engels intuisce certe categorie economiche e che Marx stesso riconoscerà come un geniale schizzo che in qualche modo lo indirizzò agli studi della critica dell’economia politica.

Certo in quest’opera mancano le conclusioni cui Max perverrà solo negli anni 50 e 60, la sua massima scoperta, le teorie sul plusvalore, ma neanche Marx vi era arrivato nelle opere di quell’epoca.

Dunque, il primo punto che voglio sottolineare è che si tratta di un laboratorio collettivo. 

Secondo punto: ci fu tutto un dibattito, un lavorio che Marx ed Engels fecero quando apparve il primo libro del capitale per distribuire, presentare il libro, discuterlo che fu un vero e proprio lavoro di militanza politica, di diffusione tra le masse di questo testo scientifico.

Quando ho detto il capolavoro di Engels è il capitale volevo dire tutto questo, dare l’idea di una sinergia, di un lavoro collettivo il cui frutto non è un semplice documento ma il fondamento scientifico dell’emancipazione dell’umanità, prodotto attraverso questo lavoro collettivo non solamente teorico ma pratico, perché la stesura del capitale si intreccia intimamente, indissolubilmente col lavoro pratico per la sua diffusione. Un giorno sarebbe interessante andare a vedere e studiare insieme tutto il carteggio tra Marx, Engels e altri che illustra questo nesso tra teoria e prassi a livello più alto.

Detto questo, vorrei brevemente tornare su alcuni punti specifici del lavoro svolto da Engels per il capitale. Il primo libro era stato interamente scritto è pubblicato da Marx, ma anche su questo Engels fa il suo lavoro. Marx infatti dopo qualche anno ne cura l’edizione francese che lui stesso definisce ampiamente arricchita nella prefazione alla seconda edizione tedesca dove scrive che il lettore intenzionato a seguirlo era tenuto ad andare a consultare l’edizione francese, che appunto era stata ampiamente arricchita. Quando Marx si rese conto di essere vicino alla fine, diede ad Engels istruzioni scritte su come doveva essere integrata la successiva terza edizione tedesca e fino alla morte Marx ebbe continui colloqui con Engels su come integrare la stesura del primo libro.

L’integrazione principale riguardava la formulazione della legge della sovrappopolazione capitalistica dove Marx spiegava che la legge fondamentale dell’accumulazione capitalista è quella per cui il capitale stesso crea una popolazione eccedente per poterla mettere in libertà, cioè renderla disoccupata, e tenerla disponibile nelle fasi di sviluppo. In modo che dalla lotta tra occupati e disoccupati il capitalista, dividendo la classe operaia - e qui sottolineo che per Marx i disoccupati sono classe operaia, li chiama operai non comandati - può ottenere dagli operai occupati più lavoro senza aumentarne il numero.

Questa cosa comporta due conseguenze fondamentali: la prima è di estrema attualità perché su questo si fa grande confusione anche tra compagni, anche ad esempio nel patto d’azione, ed è il fatto che con questa divisione il capitalista riesce a mantenere il comando sul lavoro, il che però non significa necessariamente tenere il salario al minimo. Il capitalista può anche aumentare il salario aumentando l’intensità del lavoro. All’epoca invece i socialdemocratici tedeschi, che si erano riunificati, nel Congresso di Gotha avevano enunciato nel programma la cosiddetta “legge bronzea del Salario”, per la quale il salario tende al minimo possibile. Marx ed Engels replicano che bronzea o floscia che sia la legge del salario, quel che conta è il comando sulla forza lavoro, anche un aumento temporaneo del salario può essere funzionale al comando sul lavoro, perché in questo aumento di salario c’è l’antitesi tra occupati e disoccupati.

E che cosa ritroviamo qui se non quanto abbiamo letto ne “La situazione della classe operaia in Inghilterra” a proposito degli irlandesi che rispetto agli operai inglesi si accontentavano dei lavori più miserabili, del salario più basso, facendo concorrenza agli operai inglesi che pensavano di perdere un arma di contrattazione verso il padrone e che così si spacca la classe operaia?

Anche se quando lo scrive Engels non aveva chiara, ma in quel momento non l’aveva chiara neanche Marx stesso, tutta la dinamica della legge del Salario, possiamo vedere ancora una volta che Engels ha preceduto Marx, facendo inchiesta, e non a caso Marx nel capitale cita continuamente La situazione della classe operaia in Inghilterra, che è stata la sua fonte.

Tutto questo si trova nell’edizione francese del capitale ed è necessario che gli operai se la vadano a leggere ora che è disponibile nell’edizione in italiano pubblicata dalla Città del Sole,

La seconda conseguenza, diceva Marx, e che appena gli operai scoprono questo mistero, appena comincia la cooperazione tra operai occupati e disoccupati, il capitalista strepita che così viene violata “La sacra legge della concorrenza”.

Vorrei, infine, richiamare l’attenzione su un ultimo punto che potrebbe sembrare una tipica questione accademica, da professori universitari, quello delle citazioni fatte da Marx nel capitale. Su questo Engels era molto pignolo. Marx, nel criticare gli economisti che lo avevano preceduto, ne esamina le teorie e li cita. Sembrerebbe un lavoro innocuo ma in mano a Marx, in mano ad Engels, non lo è affatto, e io aggiungo che così deve essere anche in mano a noi che da loro dobbiamo imparare, e non solo i compagni intellettuali ma anche i lavoratori, anche i compagni, altrimenti che razza di comunisti siamo se restiamo ottusi nell’idiotismo della divisione del lavoro?

Marx, dunque, polemizza con i vari economisti e, citandoli, cerca di riportarli alle condizioni storiche in cui hanno elaborato la loro teoria. Ecco che la loro teoria è vista come sovrastruttura, come determinato passaggio storico, e così tutto il capitale nelle citazioni ci mostra lo sviluppo storico della teoria economica che segue lo sviluppo della società. Infatti, Marx non si inventa la sua teoria del plusvalore, la sviluppa cercando di dare soluzioni a problemi lasciati aperti dalla scienza economica precedente, esattamente come il proletariato si emancipa a partire dalle condizioni create dalla precedente società capitalista per cui i rapporti di produzione capitalistici sono entrati in crisi. E lo stesso fa Engels nella prefazione della sua edizione del secondo libro del capitale con una pagina magistrale su come avvengono le rivoluzioni scientifiche. 

Cito Engels: “la citazione non deve fare altro che constatare dove, quando e da chi un pensiero economico risultato nel corso del suo svolgimento sia stato espresso chiaramente per la prima volta. In questo caso conta soltanto che l’idea economica in questione abbia importanza per la storia della scienza, che sia l’espressione teorica più o meno adeguata della situazione economica del suo tempo. Invece, non conta nulla che tale idea dal punto di vista dell’autore abbia ancora un valore assoluto o relativo. 

Dunque, queste citazioni di Marx costituiscono semplicemente un ininterrotto commento al testo, mutuato dalla storia della scienza economica e fissano i singoli progressi pi importanti della teoria economica in base alla data e all’autore, e ci era estremamente necessario per una scienza i cui storici si sono distinti finora solo per un’ignoranza tendenziosa che rasenta il carrierismo. 

Capite ora perché nell’edizione del capitale Engels pose tanta cura nel rivedere tutte le citazioni, e capite anche che questa non è questione da accademici parrucconi ma è un lavoro altamente scientifico, un lavoro rigoroso così come devono essere rigorosi i nostri volantini per esempio. Anche tra compagni la discussione non può ridursi a dire sono d’accordo o hai detto una sciocchezza, occorre invece fare questo tipo di operazione che riporti le teorie alla loro condizione storica, alle condizioni del loro sviluppo.

Questo volevo dire per partecipare all’omaggio a Engels. Rendere il senso di questo suo lavoro comune con Marx, pur essendo persone molto diverse. Marx ha approfondito la scienza economica a tutto campo, mentre Engels ha spaziato in vari campi e insieme si sono integrati. E insieme ci hanno dato un esempio di come deve essere l’uomo comunista, onnilaterale ma non dilettante, sempre aperto all’ulteriore approfondimento creato dalla prassi. In questo si sono integrati, Marx che veniva dall’intellettualità tedesca, destinato alla carriera accademica, Engels che veniva dal mondo dell’impresa capitalistica, che aveva la versatilità dell’imprenditore e questo lo ha tenuto continuamente al passo dei problemi della classe operaia, delle questioni dell’Inghilterra che era allora il paese guida del capitalismo, grande laboratorio per la teoria marxista.

 

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