sabato 30 gennaio 2021

Ispettorato del Lavoro e Inps non difendono affatto gli operai - solo al servizio degli interessi di ArcelorMittal

L'Ispettorato del Lavoro e l'Inps di Taranto hanno risposto alla denuncia/esposto fatta a luglio dallo Slai cobas per il sindacato di classe sull'utilizzo illegittimo da parte di AM della cassaintegrazione-Covid (che riportiamo di seguito), dicendo solo che hanno eseguito gli accertamenti, ma da altre fonti sappiamo che la conclusione è stata che "E' TUTTO REGOLARE". 

Ma quali accertamenti hanno fatto? Noi dubitiamo anche che siano stati effettivamente fatti, se non sulle carte.

Nessun Ispettore ci risulta che abbia sentito gli operai, nessuno si è preso la briga di andare al di là di una applicazione burocratica dei Dpcm del governo, senza minimamente distinguere realtà di lavoro che effettivamente per la pandemia hanno dovuto chiudere, fermarsi e una multinazionale come ArcelorMittal che non si è mai fermata, che ha preteso e ottenuto dalla prefettura di far lavorare in pieno lockdown 5000 operai tra diretti e appalto - cosa non avvenuta in nessuna fabbrica - che aveva posto in cig molto prima dell'emergenza covid (da luglio 2019) e aveva già pianificato esuberi per tutti i mesi successivi, legati, quindi, non certo alle conseguenze della pandemia, ma ai problemi di mercato che c'erano prima, durante e continueranno ad esserci per la guerra dell'acciaio, e per cui al massimo poteva essere chiesta e autorizzata la cassintegrazione normale e non quella covid. 

Utilizzando la cig-Covid, invece, gli operai hanno visto e continuano a vedere quasi dimezzato il loro salario, mentre ArcelorMittal ci guadagna, dato che le aziende vengono scaricate da ogni contributo.

Oltre 400 operai hanno firmato la piattaforma operaia, in cui tra le prime richieste c'è il pagamento della cassintegrazione al 100% del salario, mentre nei mesi scorsi altre centinaia di operai hanno firmato sempre per questa rivendicazione - ieri nel corso dell'iniziativa in piazza della Vittoria durante lo sciopero generale nazionale proclamato dallo Slai cobas, Si cobas, sono state portate al Comune e in prefettura queste firme.

MA E' CHIARO, ANCHE DA QUESTA VERGOGNOSO ESITO DELL'ISPETTORATO DEL LAVORO E INPS CHE NON BASTANO LE FIRME, OCCORRE LA LOTTA, OCCORRE ASSEDIARE QUESTI ISTITUTI CHE FANNO I SERVI DEI PADRONI.

L'esposto dello Slai cobas

Alla PROCURA DELLA REPUBBLICA DI TARANTO
Alla Direzione INPS – Taranto
All'ISPETTORATO DEL LAVORO - Taranto

Esposto – Denuncia – Richiesta di intervento
 
La sottoscritta Calderazzi Margherita, in qualità di coordinatrice dell’Organizzazione Sindacale Slai cobas per il sindacato di classe, con sede in Taranto via Livio Andronico, 47,
espone quanto segue :

ArcelorMittal Italia, nello stabilimento di Taranto il 6 luglio, senza accordo sindacale, ha rinnovato la

cassintegrazione per 8152 lavoratori, con la motivazione Covid-19.
Questa cassintegrazione Covid-19 è stata utilizzata già nei mesi da aprile a giugno 2020.
La scrivente ritiene, alla luce delle motivazioni e fatti di seguito esposti, che l’utilizzo di ammortizzatori sociale previsti per Covid sia illegittimo e costituisca un abuso da parte dell’azienda ai danni dello Stato e dei lavoratori.

1) La cassintegrazione era stata già programmata da ArcelorMittal mesi prima e indipendentemente dall'emergenza pandemia, per crisi del mercato dell’acciaio; pertanto una parte degli operai a rotazione era già in cassintegrazione prima del lockdown e dei Dpcm che hanno introdotto e prorogato la cig per Covid-19.

2) ArcelorMittal ha unicamente cambiato la motivazione della cassintegrazione, da ordinaria a Covid-19 al solo fine di risparmiare, dato che la cassa Covid consente all’azienda di spendere meno rispetto alla cassa ordinaria e di evitare eventuali verifiche da parte dell’Inps come avviene nelle richieste di cassa ordinaria.

3) Per gli operai posti in cassintegrazione covid, questo cambiamento di motivazione ha comportato un pesante taglio dell’indennità di cig rispetto a quella ordinaria, arrivando a percepire solo il 58%, con pesanti e in alcuni casi anche drammatiche conseguenze sulle condizioni di vita proprie e dei familiari.

4) Per tutto il periodo del lockdown AMI ha continuato a produrre con i livelli precedenti, facendo lavorare a rischio - purtroppo con l’autorizzazione del Prefetto di Taranto - 5mila lavoratori (3mila diretti e 2mila dell’appalto). Pertanto, quando doveva mettere gli operai in sicurezza a casa (mantenendo solo un minimo di forza in fabbrica per la salvaguardia degli impianti) non l'ha fatto, invece nella “fase 2” dell’emergenza e con la nuova cig covid fino a tutto dicembre 2020, sta ponendo fuori dalla fabbrica migliaia di operai.
Lo scopo dell’utilizzo della cassintegrazione Covid-19 è di beneficiare pro domo sua anch'essa di questa cig, e agganciare subito dopo questo periodo, la cassa integrazione ordinaria già prevista.
5) In questo modo il periodo complessivo di cassintegrazione si allunga per i lavoratori e viene perpetrata una truffa allo Stato.
La crisi di sovrapproduzione, i problemi del mercato dell'acciaio vi erano da molto prima dell'emergenza coronavirus, questa l'ha solo intensificata. AMI, invece, vuol far passare questa cig addebitando le difficoltà tutte all'emergenza Covid.

Per tutti i motivi su esposti la scrivente chiede alla Procura, alla Direzione dell'INPS, Alla Direzione ISPETTORATO DEL LAVORO, per quanto di competenza:
di accertare l'esistenza di fattispecie penalmente rilevanti;
di non autorizzare la cassintegrazione Covd-19, per tutti i periodi richiesti da ArcelorMittal Italia.
di disporre che ArcelorMittal restituisca agli operai posti in cig Covid la differenza tra l’indennità e la retribuzione normale.

Si resta a disposizione per fornire tutti gli elementi cartacei e testimoniali.

SLAI COBAS per il sindacato di classe Taranto
Coordinatrice Calderazzi Margherita

Taranto, 27 giugno 2020

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