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Potrebbe riprendere già il 12 gennaio la trattativa tra Governo, Invitalia, ArcelorMittal e sindacati metalmeccanici sull’approfondimento del nuovo piano industriale della società dell’acciaio, dopo l’accordo raggiunto lo scorso 10 dicembre relativo all’ingresso dello Stato proprio attraverso Invitalia, società del Mef. “Non ci sono ancora conferme, ma si ipotizza il 12 gennaio come prima data utile per la ripresa del confronto” dice ad AGI il segretario Uilm Taranto, Antonio Talò.
Dopo l’accordo, le parti si sono incontrate nella mattina del 22 dicembre scorso. Si è trattato di un incontro breve, servito però a mettere in carreggiata la discussione che adesso attende i vari soggetti sui nodi industriali, ambientali e occupazionali ancora apertissimi. Governo e Invitalia hanno nuovamente ribadito che nell’arco di 5 anni, sino al 2025, l’ex Ilva andrà verso una produzione di 8 milioni di tonnellate di acciaio, che l’assetto vedrà non solo altoforno tradizionale ma anche forno elettrico – una novità per il siderurgico di Taranto – e il mantenimento degli attuali 10700 occupati di gruppo, di cui 8200 a Taranto, a completamento del piano, cioè nel 2025. Uno dei primi temi che sarà affrontato alla
ripresa della trattativa (con i sindacati, ArcelorMittal, Invitalia e Governo devono giungere ad un accordo) è proprio quello del lavoro. É previsto infatti che per un lungo periodo di transizione, in attesa di portare a compimento il nuovo piano industriale, si ricorra alla cassa integrazione. Previsto un massimo di 3mila addetti già in quest’anno, anche se i sindacati hanno chiesto di ridurre i numeri e reputano eccessivi quattro anni di cig. Ma gennaio, oltre che per la ripresa del negoziato, è importante per ArcelorMittal anche per l’atteso via libera dell’Unione Europea sull’accordo del 10 dicembre. Governo e Invitalia attendono in queste settimane il disco verde di Bruxelles sulla nuova operazione ed hanno detto ai sindacati che non ci sono problemi circa l’ottenimento dell’ok. E a gennaio si attende anche la ripartenza dell’acciaieria 1,che a Taranto ArcelorMittal ha fermato a marzo scorso causa la minore produzione imposta dal Covid, andando avanti solo con l’acciaieria 2.“Si – aggiunge Talò ad AGI – l’azienda ci ha annunciato entro fine gennaio il riavvio dell’acciaieria 1 ed attendiamo che ora mantenga quanto ha dichiarato. Per tenere in produzione l’acciaieria 1, è però necessario – prosegue Talò – rimettere in marcia l’altoforno 2, fermo anch’esso da mesi. Due acciaierie in funzione presuppongono tre altiforni a monte, ma si tratta di vedere se all’altoforno 2 sono completate le prescrizioni di sicurezza chieste dalla Magistratura”. Dei tre previsti, per un importo di circa 10 milioni di euro a carico di Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria degli impianti mentre ArcelorMittal è gestore in fitto, solo uno resta da completare: la cosiddetta macchina a forare. L’intervento va finito entro marzo ma potrebbe essere anticipato è completato entro gennaio. Lo scorso 7 agosto il giudice del Tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, aveva concesso a Ilva in amministrazione straordinaria la proroga della facoltà d’uso dell’altoforno 2. La proroga – partendo dal fermo lavori causa Covid – è stata concessa proprio per consentire a Ilva di portare avanti gli ulteriori lavori di messa a norma dell’impianto, già oggetto di sequestro nel giugno 2015 dopo un incidente mortale. Gli interventi relativi alla proroga dell’autorità giudiziaria erano tre: i sistemi per il caricamento della massa a tappare; le nuove macchine a forare, equipaggiate con sistemi per il caricamento automatico; infine, i sistemi di campionamento automatico della ghisa. I tre interventi migliorano la sicurezza dell’altoforno 2, che per Ilva in as ha già un adeguato standard di sicurezza. La possibilità di avere funzionanti le due acciaierie e i tre altiforni serve allo stabilimento di Taranto per aumentare la produzione. Come ha detto l’amministratore delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, ai sindacati, dopo un 2020 negativo, con un consuntivo di produzione di 3,4 milioni di tonnellate di acciaio, il livello più basso in assoluto toccato dal siderurgico, si vuole risalire e puntare in quest’anno a 5-5,1 milioni di tonnellate di acciaio, sfruttando anche la domanda di mercato che é tornata a risalire. (AGI)
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