Quest’oggi ArcelorMittal Italia ha convocato le organizzazioni sindacali, dando seguito a quanto richiesto in occasione dell’incontro tenutosi a Roma il 12 gennaio, in merito alla necessità di avere informazioni più dettagliate su quanto previsto dal piano industriale quinquennale, a partire dalla produzione di acciaio prevista per il 2021 e delle ricadute occupazionali.

“La Direzione Aziendale ha confermato che la produzione per l’anno 2021 si attesterà sui 5 milioni di tonnelate e che nelle prossime ore, dopo la ripartenza dei giorni scorsi di ACC/1, è previsto l’avvio dell’altoforno n.2” si legge in una nota di Fiom, Fim, Uilm e Usb.

Le organizzazioni sindacali si sono rese “disponibili ad un confronto sull’utilizzo dell’ammortizzatore sociale, che non può continuare ad essere la cassa integrazione con causale COVID 19, in quanto il piano industriale prevede un periodo di attuazione di 5 anni”.

Inoltre, Fim, Fiom Uilm e Usb hanno “chiaramente espresso la volontà di proseguire il confronto soltanto se sarà garantita un’integrazione salariale al reddito per i lavoratori in cassa integrazione e che la stessa trattativa coinvolga tutti i soggetti in campo, ovvero Arcelor Mittal, Invitalia e governo. Infine, riteniamo fondamentale avere delle certezze dal Governo in merito ai lavoratori di ILVA in AS che tutt’oggi sono garantiti dalla clausola di salvaguardia occupazionale” concludono le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici di Taranto.